Il dolore: perché lo avvertiamo e a cosa serve?

Il dolore non è facile da descrivere: può essere acuto o sordo, continuo o intermittente. In ogni caso è una segnale di allarme prezioso che ci indica la presenza di un danno al nostro organismo. La soglia del dolore dipende da diversi fattori, tra cui i nostri geni ed esistono differenza nella percezione del dolore anche tra uomini e donne. Quando però il dolore diventa cronico e persistente, può diventare esso stesso malattia e influenzare in modo pesante la vita di chi ne soffre.
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Angelica Giambelluca 14 Maggio 2020
* ultima modifica il 28/04/2021

Il dolore è il mezzo tramite cui il nostro corpo ci comunica che esiste un danno a livello di tessuti dell’organismo. Le persone differiscono non solo nella loro capacità di rilevare, tollerare e rispondere al dolore, ma anche nel modo in cui lo segnalano e nella modalità in cui rispondono ai vari trattamenti.

Cos'è

Può essere acuto o sordo, continuo o intermittente, intenso o lieve. In alcuni il dolore è difficile da descrivere: può essere circoscritto solo a una zona oppure estendersi e coinvolgere diversi parti del corpo. Può essere sopportabile o intollerabile. Ed è di solito il principale motivo per cui chiamiamo il medico. Il dolore è una sensazione estremamente soggettiva, influenzata da fattori organici e culturali, ma soprattutto dai nostri geni. Il che ci rende diversi gli uni dagli altri per la percezione del dolore.

Le donne, ad esempio, hanno maggiori probabilità di soffrire di dolori cronici, come la fibromialgia (dolore nei muscoli e nelle strutture connettivali fibrose, come legamenti e tendini), la sindrome dolorosa regionale complessa (una condizione caratterizzata da dolore localizzato che ha normalmente origine a una estremità) e la nevralgia del trigemino (disordine neuropatico che si manifesta con crisi di dolore lancinante nelle aree del volto). Anche gli ormoni sessuali si sono dimostrati utili per modulare la sensibilità al dolore e all'analgesia: ad esempio, l’analgesia indotta da oppioidi sembra avere un effetto maggiore sugli uomini rispetto alle donne.

Comprendendo il contributo genetico alla sensibilità al dolore, soprattutto cronico, e persino alla risposta analgesica, si possono quindi progettare trattamenti che affrontano il "perché" del dolore e non solo il "dove". Abbiamo bisogno di strumenti di precisione per trattare il dolore e capirne l’origine.  Si sta iniziando a lavorare a strategie di gestione del dolore di precisione, e più si riuscirà a scoprire sul perché le persone soffrono in modo diverso, più sarà facile aiutare chi soffre di questo malessere, soprattutto a livello cronico: si potranno realizzare trattamenti e studiare terapie geniche personalizzate secondo ciascun individuo, arrivando a scoprire nuove e più efficienti strategie di gestione e terapia del dolore.

I tipi di dolore

Il dolore come abbiamo detto non è sempre lo stesso e dipende da diversi fattori.

  • Il dolore acuto. Questo tipo di dolore è molto intenso e insorge in seguito a una lesione di tessuti. Mano a mano che guarisce la lesione, il dolore altrettanto gradualmente tende a scomparire.
  • Il dolore cronico. Al contrario di quello acuto che ha una durata limitata, quello cronico dura più a lungo (oltre i tre mesi) e si presenta in modo costante e persistente. Il dolore cronico può anche essere indipendente rispetto alla causa iniziale e può insorgere anche in assenza di una patologia grave. In questi casi il dolore diventa la malattia e può influenzare in modo significativo la vita e le relazioni di chi ne soffre.
  • Il dolore somatico. E' causato dalla stimolazione di nocicettori, terminazioni dei neuroni sensoriali  che segnalano un danno ai tessuti attraverso la sensazione dolorosa (nocicezione). Si trovano sia  nei tessuti superficiali, come la cute e le mucose, sia profondità, nei muscoli, articolazioni e ossa.
  • l dolore psicosomatico. È causato da un dolore somatico che ha provocato talmente tanta sofferenza e paura da far perdurare la sensazione dolorosa anche quando il danno fisico è stato superato e risolto. Questa è una condizione che non può risolversi solo con i farmaci, ma che va seguita da professionisti. Il dolore psicosomatico infatti può degenerare in malattia psicosomatica.

Il dolore nocicettivo

Il dolore nocicettivo è causato da una lesione ai tessuti. Questa lesione stimola i nocicettori di cui abbiamo già parlato che, attraverso le fibre nervose, inviano lo stimolo al midollo spinale, raggiungendo la corteccia cerebrale e facendoci quindi percepire la sensazione di dolore. La maggior parte dei dolori è di tipo nocicettivo. La lesione può consistere in un taglio, una contusione, una frattura ossea, un trauma da schiacciamento, un’ustione o qualsiasi altro danno tissutale.

A cosa serve il dolore

Il dolore è fisiologico, è un sistema di difesa prezioso e un sistema di allerta straordinario che ci segnala un danno al nostro organismo. Se non sentissimo dolore non sapremmo di eventuali danni ai tessuti del nostro corpo e non potremmo intervenire in tempo. Attenzione però al dolore cronico, patologico, al dolore che diventa esso stesso malattia e può influenzare in modo pensate la vita di chi ne è affetto.

Fonte| Ministero della Salute

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