Il futuro secondo l’Iss: nelle prossime due settimane in Europa sarebbe previsto un aumento dei contagi ma non dei decessi

L’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità analizza anche la situazione a livello europeo. Nelle prossime due settimane assisteremmo a un aumento del tasso di notifica dei contagi ma non di quelli di ospedalizzazione o mortalità, che dovrebbero rimanere stabili. I ricoveri in terapia intensiva invece sarebbero destinati a diminuire.
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Kevin Ben Alì Zinati 3 Gennaio 2022
* ultima modifica il 03/01/2022

Più contagiosa? Sì. Più pericolosa? Forse no. Ora anche l’Istituto Superiore di Sanità sembra concordare con l’identikit della variante Omicron già delineato da diversi studi scientifici, in particolare quelli basati sull’esperienza del Sudafrica, suo paese di “origine”.

Nelle prossime due settimane sarebbe infatti previsto un aumento del tasso di notifica dei contagi ma non di quelli di ospedalizzazione o mortalità, che dovrebbero rimanere stabili. Quelli dei ricoveri in terapia intensiva invece sarebbero destinati a diminuire.

Quella che si legge nell’ultimo report dell’lss non è una verità certa perché come sai in una situazione in continua evoluzione come questa è impossibile averne. Piuttosto, si tratta di una previsione mista a una buona dose di speranza, ispirata soprattutto dal ruolo sempre più decisivo della campagna di vaccinazione.

Secondo l'Istituto, “il quadro varia fortemente fra i diversi Paesi, quelli con coperture vaccinali più basse sono quelli più severamente colpiti sebbene, specifica il rapporto, ci siano “evidenze dell'aumento della preoccupazione anche nei Paesi con coperture vaccinali più elevate”.

Vaccino e restrizioni

L’Iss, che ovviamente ha sotto controllo la situazione italiana, ha rimarcato ancora una volta l'elevata protezione vaccinale nel prevenire casi di malattia severa. Entro i 90 giorni sarebbe del 95,7% e del 92,6% invece per chi ha completato il ciclo primario  tra i 91 e 120 giorni. Oltre i 4 mesi i valori calerebbero "solo" all’88% nei vaccinati con due dosi.

Le nostre difese contro il virus cambiano, e si rafforzano però, con la terza dose. Che sarebbe in grado di prevenire la diagnosi di positività all'86,6% e di malattia severa addirittura del 97,0%.

Se però è ormai assodato che nelle prossime settimane assisteremo a un’altra impennata di contagi nel Vecchio Continente, dove già ora si contano 5 milioni di positivi in una settimana, allo stesso tempo è chiaro che non possiamo permetterci un altro blocco sociale ed economico.

Omicron fa paura ma il vaccino sta funzionando e dobbiamo farci affidamento. La pensano così diversi Governi europei che in questi giorni hanno dato via libera a un alleggerimento delle restrizioni per i vaccinati.

L’Italia, per esempio, ha deciso per lo stop alla quarantena precauzionale per le persone che entrano in contatto con soggetti positivi nei 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale primario, dalla guarigione o dalla terza dose. Lo stesso avverrà in Francia, dove tra l'altro i vaccinati che si infettano non dovranno più stare in quarantena per 10 giorni ma solo 7.

La situazione italiana

Fatta salva – per ora – la minor pericolosità di Omicron, la situazione italiana è contraddistinta dai casi di reinfezione. Soprattutto durante questi giorni di festa ti sarà capitato di sentire di persone già guarite dal Covid-19, e magari anche già vaccinate, che si sono infettate di nuovo.

Dal 24 agosto 2021 al 28 dicembre 2021, l'Istituto ha osservato 15.195 casi di reinfezione sul totale dei casi notificati, con una percentuale pari a 1,4% .

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La reinfezione è dunque in aumento. Fino al 13 dicembre ogni settimana le reinfezioni rappresentavano circa l’1% dei casi notificati ma nelle ultime due settimane analizzate dal report, la percentuale sarebbe aumentata fino al 2,3%.

Un incremento potenzialmente dovuto alla circolazione della variante Omicron, che sta aumentando anche in Italia, anche se, ha specificato l'Iss, i dati riportati si riferiscono principalmente alla diffusione della variante Delta.

Che ruolo ha la vaccinazione nelle reinfezioni? Importante: la probabilità di contrarre una reinfezione risulta infatti più elevata nelle persone non vaccinate rispetto a chi ha almeno una dose.

Fonte | Iss

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