Il gene della longevità è in grado di proteggere il cuore dagli effetti dell’infarto

Uno studio, condotto in vitro e su modelli animali, ha dimostrato che la presenza della proteina Bpifb4-Lav, già nota come “gene della longevità” renderebbe le cellule del cuore più resistenti alle possibili conseguenze dell’infarto.
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Maria Teresa Gasbarrone 27 Settembre 2023
* ultima modifica il 27/09/2023

Una proteina può proteggere il cuore dai danni dell'infarto? Secondo uno studio pubblicato dell'Università di Bristol insieme al Gruppo Multimedica sulla rivista Cell Death and Disease sembra proprio di sì: si tratta di una una proteina legata alla longevità, che sarebbe in grado di rendere le cellule cardiache umane più resilienti in caso di infarto, e quindi rendere le conseguenze meno gravi.

Questa scoperta potrebbe quindi spiegare perché in alcune persone il cuore sembri essere più resistente e capace di tornare a funzionare in modo efficiente dopo un arresto cardiaco.

Cos'è il gene della longevità

Il responsabile di questa maggiore resilienza del cuore sarebbe il gene Bpifb4, nella sua variante Lav (Longevity Associated Variant). Questo gene è stato già rinominato "gene della longevità", dopo essere stato rintracciato nei centenari.

Nella prima fase del lavoro, finanziato dal Ministero della Salute e dalla British Heart Foundation, sono stati analizzati i campioni di plasma di 492 pazienti tra i 59 e i 76 anni, che avevano subìto un infarto, ed è emerso che i pazienti con malattia coronarica grave presentavano i livelli più bassi di questa proteina circolante.

Lo studio ha dimostrato che questo gene agisce direttamente sui cardiomiociti, ovvero le cellule che, con la loro attività contrattile, servono a far pulsare il cuore, rendendoli più performanti. In questo modo, l'organo accusa meno meno gli effetti dell'infarto, ripristinando più velocemente la sua funzionalità.

Nella fase in vitro, i ricercatori hanno osservato che Lav-Bpifb4, "ha mostrato di migliorare la performance del cardiomiocita umano, la cellula muscolare del cuore deputata alla generazione e alla trasmissione dell'impulso contrattile, cioè del battito cardiaco", ha sottolineato  Monica Cattaneo, ricercatrice del Gruppo MultiMedica, primo autore della pubblicazione. "Difatti, la proteina, aggiunta alla coltura cellulare, conferisce al cardiomiocita una maggior forza di contrazione e ne aumenta la frequenza del battito".

Gli altri effetti benefici della proteina

Gli studi condotti finora hanno anche evidenziato altri effetti potenzialmente benefici della proteina Bpifb4-Lav. Nello specifico, questa proteina "ha dato prova della sua efficacia, in modelli animali, nel prevenire l'aterosclerosi, l'invecchiamento vascolare, le complicazioni diabetiche, e nel ringiovanire il sistema immunologico e cardiaco. Oggi si aggiunge la protezione dall'infarto", ha spiegato Annibale Puca, capo laboratorio MultiMedica e professore all'Università di Salerno.

Fonte | Ansa; Cell Death and Disease

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