Il lato nascosto del Viagra: potrebbe ridurre il rischio di sviluppare l’Alzheimer

Utilizzando una vasta rete di mappatura genetica, un gruppo di ricercatori della Cleveland Clinic hanno prima analizzato quale degli oltre 1600 farmaci approvati dalla FDA avrebbe potuto diventare un trattamento efficace per il morbo di Alzheimer, poi hanno comparato i risultati con un database di oltre 7 milioni di pazienti negli Stati Uniti. I risultati avrebbero dimostrato che l’assunzione di sildenafil, meglio noto come Viagra, sarebbe associata a una riduzione del 69% dell’incidenza della malattia di Alzheimer.
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Kevin Ben Alì Zinati 11 Dicembre 2021
* ultima modifica il 11/12/2021

Il lato chiaro e popolare del sildenafil, meglio noto come viagra, già lo conosci: si tratta di un farmaco utilizzato per la disfunzione erettile e anche certi casi anche per trattare l'ipertensione polmonare.

Ora però un gruppo di ricercatori della Cleveland Clinic ha scoperto il suo lato “oscuro”, nel senso di misterioso e fino sconosciuto.

Come hanno descritto in uno studio pubblicato sulla rivista Nature Aging, il sildenafil sarebbe associato a una riduzione dell'incidenza della malattia di Alzheimer.

La malattia

Già sai che l’Alzheimer è la più comune forma di demenza che colpisce centinaia di milioni di persone in tutto il mondo e quasi un milione in Italia.

Si tratta di una patologia neurodegenerativa causata prevalentemente dalla deposizione nel cervello di eccessive quantità di proteina amiloide e proteine ​​tau.

Queste portano alla formazione placche amiloidi e grovigli neurofibrillari tau che sono i tratti distintivi dei cambiamenti cerebrali legati all’Alzheimer.

Ad oggi non esiste un trattamento efficace per la cura di questa malattia e secondo i ricercatori statunitensi, se non saremo in grado di svilupparne di nuovi entro il 2050 la malattia impatterà su 13,8 milioni di americani.

In questo quadro, il riutilizzo dei farmaci esistenti per nuovi scopi terapeutici potrebbe rappresentare un alleato importante. Ed è esattamente ciò che hanno fatto con il sildenafil.

I big data

Per vagliare potenziali nuovi-vecchi farmaci efficaci contro l’Alzheimer i ricercatori di Cleveland si sono affidati alla metodologia computazionale e ai big data.

Utilizzando una vasta rete di mappatura genetica hanno prima analizzato quale degli oltre 1600 farmaci approvati dalla FDA avrebbe potuto diventare un trattamento efficace per il morbo di Alzheimer. L’attenzione è ricaduta principalmente su quei composti che prendono di mira sia l'amiloide che la tau.

Comparando i risultati di questa analisi con un database di oltre 7 milioni di pazienti negli Stati Uniti hanno osservato che il sildenafil era associato a una riduzione dell'incidenza della malattia di Alzheimer.

I risultati

Secondo le analisi, i pazienti che utilizzavano di sildenafil avevano il 69% di probabilità in meno di sviluppare il morbo di Alzheimer rispetto a chi non utilizzava i farmaco dopo 6 anni di follow-up.

Nello specifico, il sildenafil ha avuto una riduzione del rischio di malattia del 55% rispetto al losartan, del 63% rispetto alla metformina, del 65% rispetto al diltiazem e del 64% rispetto alla glimepiride, ovvero tutti gli altri composti individuati come potenziali candidati.

Per corroborare ulteriormente questi dati, i ricercatori hanno anche sviluppato un modello di cellule cerebrali derivate da pazienti affetti da Alzheimer utilizzando cellule staminali.

Qui hanno scoperto che il v sarebbe anche in grado di favorire la crescita delle cellule cerebrali e di diminuisce l'iperfosforilazione delle proteine ​​tau (un segno distintivo che porta a grovigli neurofibrillari).

Calma

Come sempre, però, è ancora presto per urlare “eureka”. Sono gli ricercatori americani a mettere in guardia e a richiamare alla calma e alla cautela.

Los studio al momento non può ancora dimostrare una precisione relazione di causa-effetto tra l’assunzione di sildenafil e la riduzione del rischio di Alzheimer.

Ciò che rappresenta, però, è una strada da seguire attraverso altri studi e analisi e trial clinici randomizzati in grado di fare maggiore chiarezza sulle reali potenzialità del viagra nell’ambito della malattia.

Fonte | "Endophenotype-based in silico network medicine discovery combined with insurance record data mining identifies sildenafil as a candidate drug for Alzheimer’s disease" pubblicata il 6 dicembre 2021 sulla rivista Nature Aging

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