Il più grande studio sui bambini con il Coronavirus: “I sintomi sono lievi e spesso l’infezione è asintomatica”

I CDC statunitensi hanno realizzato il più grande studio sui bambini affetti da Coronavirus. Analizzando i casi di cui erano state fornite informazioni sull’infezione e sul paziente, è stato dimostrato che nei più piccoli il virus ha un’incidenza minore: su oltre 149mila erano le persone positive analizzate, meno del 2% erano bambini. Inoltre, sembra che il virus nei bambini provochi sintomi più lievi manifestandosi più spesso in forma asintomatica.
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Kevin Ben Alì Zinati 8 Aprile 2020
* ultima modifica il 22/09/2020

Ne avrai sentito parlare meno, perché la maggior parte delle persone più a rischio con il Coronavirus ha un’età molto elevata, ma l’emergenza sanitaria riguarda anche i più piccoli. Tra i bambini non sono mancati casi di positività, di ricoveri in terapia intensiva e purtroppo anche di decessi: la buona notizia però è che tra 1 e 18 anni, il virus sembrerebbe avere un’incidenza minore e soprattutto delle conseguenze più contenute.

Lo rivela uno rapporto dei CDC americani, ovvero i Centers for Disease Control and Prevention. Si tratta del più grande studio condotto sui bambini positivi al Coronavirus: su un totale di 239.279 casi e 5.443 decessi negli Usa, lo studio statunitense ha analizzato tra il 12 febbraio e il 2 aprile, oltre 149mila persone positive al virus di cui era nota l’età e di questi 2.572 (1,7%) erano bambini sotto i 18 anni.

La situazione, seppur da non sottovalutare, è quantomeno più rassicurante. Perché la tosse e la febbre, che sono i sintomi più comuni dell’infezione, non hanno avuto un’incidenza massiccia confermando anche che nei più piccoli il Coronavirus tende ad essere asintomatico. Seppur non completi, anche i dati sui ricoveri mostrano un quadro meno emergenziale: su 745 bambini di cui c’erano informazioni, 147 era in ospedale e solo 15 in terapia intensiva. Il numero di decessi, per fortuna, è fermo a 3.

Il quadro generale Usa

Lo studio dei CDC ha riguardato quasi 150mila persone analizzate: l'elevato carico di lavoro sul personale sanitario ha portato ad avere dati incompleti sui sintomi, sulla gravità, sulle condizioni sottostanti e sull’età. Comunque, sul campione totale, oltre 2500 erano i bambini positivi al Coronavirus, quindi meno dei 2%. Il dato che dimostra come il virus abbia target con un’età media più alta.

Le informazioni raccolte dai CDC, comunque, sono state segnalate da 50 stati, dal Distretto di Columbia, da New York City e da quattro territori degli Stati Uniti: ogni giurisdizione segnalava i propri casi confermati su base volontaria. Tra i 2.572 casi pediatrici, 850 sono stati segnalati dalla metropoli di New York City, 584 dal resto dello stato mentre 393 (15%) dal New Jersey. Il restante 745 veniva da altre giurisdizioni.

Età e sesso

Tra tutti i 2.572 casi di bambini affetti da Coronavirus che i CDC hanno preso in esame, l’età media era di 11 anni. Più nello specifico 813 ragazzi (il 32%, quasi un terzo dei casi) infettati avevano tra i 15 e i 17 anni mentre la seconda fascia d’età già rivolta è stata quella tra i 10 e i 14 anni con 682 casi.

Se ti stai domandando quale sia la situazione tra i più piccoli, ti posso dire che 291 sono stati i bambini positivi tra l’1 e i 4 anni e 388 quelli tra i 5 e i 9. Il dato che più fa riflettere, sottolineano i ricercatori, è che tra i più piccoli sono i neonati, quindi i barbino sotto l’anno, quelli più a rischio di contrarre il virus: hanno sfiorato quota 400.

I dati dimostrano che il virus ha target con un’età media più alta rispetto ai bambini.

Il report americano conferma anche ciò che già diversi studi avevano dimostrato, ovvero che il Coronavirus sembra colpire di più gli individui di sesso maschile. Infatti tra i 2.490 ragazzi positivi di cui erano note le informazioni relative al sesso, 1.408 (57%) degli infetti erano appunto maschi. Nonostante fosse un dato già noto, tuttavia gli scienziati al momento non sono ancora riusciti a spiegarsi i motivi di questi differenza d’incidenza.

Sintomatologia

Un altro dato interessante messo in mostra dal report è che i bambini sono gli individui in cui il virus si esprime con dei sintomi più lievi. Con le informazioni che erano disponibili, il report ha messo in evidenza che i pazienti con febbre, tosse o respiro corto, che sono i sintomi più classici dell’infezione, rappresentavano il 73% rispetto al 93% degli adulti nello stesso periodo. Nella maggior parte dei casi, il sintomo più frequente nei bambini è stata la febbre.

Ricoveri

Ti hi spiegato che il Coronavirus non ha come obiettivi primari i bambini: tuttavia, dei ricoveri purtroppo ci sono stati. Il CDC ha potuto tracciare la storia clinica di 745 bambini sotto i 18 anni e ha visto che 147 di questi hanno subito un ricovero ospedaliero. Quelli che invece sono finiti in terapia intensiva sono stati 15. Ciò che sottolinea il report è che sono i neonati i pazienti pediatrici più a rischio di ricovero: tra 95 bambini di età inferiore a 1 anno con stato di ricovero noto, 59 (62%) sono stati ricoverati in ospedale, di cui cinque sono stati ricoverati in terapia intensiva.

Lo studio cinese

Anche uno studio pubblicato su Jama Pediatrics ha analizzato il legame Coronavirus-bambini, però nel contesto cinese. Anche in questo caso il virus sembrerebbe aver avuto un'incidenza molto bassa: su 72.000 casi, l'1,2% era in pazienti di età compresa tra 10 e 19 anni, lo 0,9% aveva un'età inferiore a 10 anni ed era stato registrato un solo decesso.

I ricercatori hanno anche provato ad avanzare delle ipotesi sul perché i bambini cinesi tendono ad essere meno esposti al contagio. Oltre a una ridotta esposizione al virus, gli scienziati propongo l'idea di una possibile immunità già acquisita dagli altri virus della stessa famiglia che hanno colpito il paese gli anni scorsi.

Fonti | CDC; "Coronavirus Disease 2019 and ChildrenWhat Pediatric Health Care Clinicians Need to Know" pubblicato il 3 aprile sulla rivista Jama Pediatrics 

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