Il primo registro per i malati di fibromialgia: lo ha presentato la Società italiana di Reumatologia

Il registro è il primo in Italia e raccoglierà i dati clinici ed epidemiologici di tutti i pazienti che hanno ricevuto una diagnosi di fibromialgia. In questo modo, sarà più semplice riconoscerla ufficialmente come patologia cronica e invalidante, ma anche studiarla da vicino e arrivare a comprenderne le cause.
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Giulia Dallagiovanna 4 Dicembre 2019
* ultima modifica il 22/09/2020

Alcuni la chiamano "malattia fantasma" e si rifiutano di considerarla una malattia vera e propria. Ma se soffri di fibromialgia, ti sembrerà una discriminazione piuttosto ingiusta e soprattutto che contrasta con i sintomi che invece ti si ripresentano periodicamente e ti rendono difficile svolgere le tue normali attività. Un dolore muscolo-scheletrico diffuso e persistente, del quale non si conosce la causa e dunque nemmeno una terapia che risolva davvero il problema. Un passo avanti importante è però stato compiuto: la Società italiana di Reumatologia (Sir) ha lanciato il primo registro nazionale dei pazienti affetti da fibromialgia.

Per la sua realizzazione, patrocinata dal Ministero della Salute, sono stati coinvolti tutti i centri di reumatologia presenti in Italia e sono già più di 2mila i pazienti che sono stati iscritti. Ma si calcola che il numero potrebbe salire in modo esponenziale nei prossimi mesi, dato che stiamo parlando della terza patologia reumatologica più diffusa: il 20% delle diagnosi effettuate riguarda proprio questo disturbo.

La fibromialgia è la terza malattia reumatica più diffusa

E il registro è nato proprio dall'esigenza di colmare un vuoto che si era creato. Da una parte i malati ai quali anche il medico comunicava che soffrivano esattamente di quel problema specifico, dall'altra un panorama sanitario che non la prendeva nemmeno in considerazione. Ora sarà più semplice arrivare al riconoscimento della patologia come cronica e invalidante. Non solo, ma avendo a disposizione tutti i dati clinici ed epidemiologici dei pazienti e potendoli monitorare da vicino, anche la ricerca in questo campo sarà facilitata. La speranza è quella di riuscire a individuare finalmente cosa provochi dolore e capire di conseguenza come evitare che questo accada.

Fonte| Società italiana di Reumatologia

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