Il tonno in scatola è contaminato dal mercurio: trovate tracce in tutte le scatolette esaminate

Secondo due gruppi di pressione ambientalisti che hanno invitato i rivenditori al dettaglio e i governi ad adottare misure “urgenti”, in molti paesi europei il tonno in scatola è contaminato da livelli pericolosi di mercurio.
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Mattia Giangaspero 4 Novembre 2024
* ultima modifica il 05/11/2024

Questo allarme è stato lanciato da organizzazioni non governative come Bloom e Foodwatch, che hanno condotto test su campioni di tonno in scatola acquistati in vari Paesi europei. 

La colpa non è delle industrie e quindi dei vari brand di scatolette di tonno. Il problema l'ha creato l'essere umano. Il mercurio si trova in grandi quantità all'interno dell'oceano e questo viene poi assorbito dai pesci. All'interno del tonno è presente in grandi quantità in quanto, questa specie si trova al vertice della catena alimentare e non riesce a metabolizzarlo e viene trasformato in metilmercurio. 

Secondo il rapporto di Bloom e Foodwatch, tutti i 148 campioni di tonno in scatola testati in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna e Italia erano contaminati da mercurio.

In oltre la metà dei campioni, i livelli di mercurio superavano il limite massimo di 0,3 milligrammi per chilogrammo consentito per altri pesci.

Bloom ha affermato che gli attuali livelli accettati di mercurio sono stati fissati a 1 milligrammo per chilo per garantire che venga venduto "il 95 percento" del tonno pescato.

"Questo è il motivo per cui il tonno, una delle specie più contaminate, ha una tolleranza massima al mercurio, tre volte superiore rispetto alle specie meno contaminate", ha affermato.

I danni del Metilmercurio

Il metilmercurio è noto per i suoi effetti neurotossici, in particolare sui bambini e sulle donne in gravidanza. L'esposizione a lungo termine può causare danni al sistema nervoso centrale, problemi cognitivi e disturbi dello sviluppo nei bambini.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) classifica il mercurio come una delle dieci sostanze chimiche più preoccupanti per la salute pubblica.

E le stesse organizzazioni che hanno redatto lo studio fanno un appello ai governi e all'Europa per intervenire su questa situazione.

"Chiediamo alle autorità pubbliche di rafforzare la regolamentazione e, senza indugio, che i distributori non vendano prodotti che superino il livello di protezione più elevato", ha affermato Camille Dorioz, direttrice della campagna Foodwatch.

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