Il caldo è bello, fa bene, piace. Ma il troppo caldo, quello eccessivo e “antropico” cioè fomentato dalla crisi climatica che l’uomo ha innescato e spinto, no: non è bello, non fa bene e non piace. Anzi. Può anche costare caro.
Lo testimonia il caso di una ragazza di appena 26 anni che nelle scorse ore è stata salvata da un team di chirurghi dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino grazie a un trapianto di fegato avvenuto in regime di super-urgenza nazionale.
A metterla in pericolo è stata una gravissima insufficienza epatica fulminante provocata da un colpo di calore.
La giovane, a cui daremo il nome di fantasia di Anna, è residente nella zona di Alba e si trovava nei pressi della propria abitazione, nel pieno della campagna, quando è stata colta da un malore.
Era mattina ma il sole era rovente e Anna non ha resistito. I genitori l’hanno trovata in uno stato di incoscienza e subito hanno chiamato i soccorsi, che l’hanno trasportata all’ospedale di Verduno. La prima temperatura corporea interna misurata in Pronto soccorso ha spaventato tutti: 41°C.
I medici l’hanno subito intubata, sottoponendola poi alle procedure di raffreddamento con ghiaccio e liquidi freddi endovena. Il trattamento è stato tempestivo e ha permesso di stabilizzare le sue condizioni e salvaguardare le funzioni vitali e scongiurando una più grave insufficienza multi-organo.
Emergenza rientrata? Mica tanto, perché il grande caldo sa colpire anche in profondità. Non erano passate neanche 24 ore, infatti, quando il fegato di Anna ha cominciato a dare segni di cedimento portandola in fretta a una severa insufficienza epatica in evoluzione fulminante.
Questo, come hanno spiegato gli esperti torinesi, dipende dal fatto che il fegato è molto sensibile alla temperatura corporea estremamente alta. "Nel caso specifico la persona era svenuta vicino a un rogo di sterpaglie che aveva appiccato. Mentre gli altri organi hanno maggiori meccanismi di resistenza, il fegato purtroppo può andare incontro a fenomeni di necrosi epatica massiva, che poi richiedono il trapianto" ha spiegato il dottor Renato Romagnoli, direttore del Centro trapianto di fegato e neo-direttore del dipartimento Trapianti della Città della salute di Torino.
La situazione era così grave che i medici hanno deciso di inserire la giovane in lista d’attesa per trapianto di fegato con livello di priorità di super-urgenza nazionale.
In questi casi tutti i fegati disponibili sul territorio nazionale devono essere prioritariamente considerati per il paziente indicato come super-urgente ma la priorità vale solo per 72 ore ed è rinnovabile solo una sola volta per altre 72 ore.
Seppur apparentemente complesso, tutti i pezzi si sono incastrati nel modo giusto e la coincidenza temporale che serviva is è verificata. Sì, perché proprio in quel momento un’altra équipe torinese stava eseguendo un particolare prelievo d’organi chiamato "Split Liver".
I chirurghi stavano cioè concludendo la divisione del fegato di un donatore in due parti per trapiantare la parte sinistra del fegato (la più piccola) in un ricevente pediatrico e quella più grande, di destra, in un ricevente adulto.
Il caso ha voluto che il fegato destro fosse perfettamente compatibile con le necessità di Anna e potesse quindi esserle assegnato. Così, in meno di 2 ore, i medici hanno portato la ragazza in sala operatoria e per quasi 8 ore hanno lavorato per portare a termine il trapianto.
Che è stato un successo. Dopo meno di 4 giorni, infatti, le condizioni di Anna si sono stabilizzate e anzi, sono gradualmente migliorate al punto che si sta progressivamente risvegliando nei reparti di terapia intensiva.
Una bellissima notizia, insomma, che certifica – come se ce ne fosse bisogno – il risultato di cui tutta Europa sta parlando. Ovvero il secondo posto dell’Italia nella donazione di organi.
Fonte | Ospedale Molinette della Città della Salute di Torino