Il tumore al pancreas, una delle forme di cancro più aggressive

Un cancro che colpisce la ghiandola posta tra lo stomaco e la colonna vertebrale e che purtroppo lascia davvero poche speranze. Le diverse forme di neoplasia al pancreas sono tutte asintomatiche in una prima fase, e le manifestazioni compaiono solo quando raggiungono uno stadio avanzato. Ecco perché è importante effettuare controlli periodici.
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Giulia Dallagiovanna 21 Novembre 2019
* ultima modifica il 12/06/2020
Con la collaborazione della Dott.ssa Barbara Merelli Dirigente medico del reparto di Oncologia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo

Il tumore al pancreas è una delle forme di cancro più diffuse, che colpisce quella ghiandola situata dietro lo stomaco e davanti alla colonna vertebrale, appunto il pancreas. Questa si occupa di produrre diversi ormoni, tutti molto importanti: dall'insulina, necessaria per il metabolismo degli zuccheri, al glucagone, che ne regola i livelli nel sangue. Quando le cellule iniziano a crescere in modo incontrollato, formano una massa maligna e si sviluppa appunto la neoplasia. Lo stile di vita scorretto e soprattutto l'aumento dell'abitudine di fumare hanno provocato una crescita nel numero delle diagnosi tanto che, nel solo 2017, sono stati addirittura 13.700 i nuovi casi in Italia.

E se hai conosciuto una persona affetta da questa grave patologia, saprai anche che purtroppo le speranze di sopravvivenza non sono per nulla elevate. Ad oggi, solo il 9% dei pazienti rimane in vita a distanza di cinque anni da quando gli è stata scoperta la formazione maligna. La ragione di questi numeri così poco incoraggianti sta soprattutto nei sintomi che, nel tumore al pancreas, non compaiono fino a quando non è davvero troppo tardi. Inoltre, l'intervento chirurgico viene ritenuto davvero l'ultima spiaggia, perché presenta un rischio di mortalità che sfiora addirittura il 10%. Ma come tutte le cose, conoscerle più da vicino ti permette anche di sapere come gestirle meglio.

Cos'è

Il tumore al pancreas si forma quando all'interno di una o più cellule viene alterato il Dna e questa variazione comporta una crescita incontrollata di queste particelle che finiscono per andare a comporre una massa maligna. Di queste neoplasie, però, esistono diverse varianti e non tutte colpiscono la stessa parte di organo. Devi sapere infatti che quest'ultimo si divide principalmente in tre segmenti: la testa, quello più grande, il duodeno, nella porzione centrale, e la coda, più sottile e che prosegue fino alla milza.

Il più diffuso è l'adenocarcinoma, che ha origine nel dotto pancreatico, compreso tra la testa e il duodeno, e che ha la funzione di trasportare gli enzimi necessari per la digestione. Sono invece meno frequenti i tumori endocrini, che colpiscono le cellule responsabili della produzione degli ormoni, e quelli di tipo cistico, che sono in genere benigni.

Il tumore benigno del pancreas

Nella maggior parte dei casi, quando un cancro colpisce il pancreas è maligno. Ma in rare occasioni, può trattarsi di un tumore cistico che, come ti dicevo prima, risulta spesso essere benigno. Una piccola buona notizia, dunque, anche se non è mai il caso di abbassare la guardia: la formazione può sempre diventare pericolosa, soprattutto se la trascuri. Queste neoplasie colpiscono soprattutto le donne e, come gli altri membri della famiglia, all'inizio sono astintomatiche.

Insorgono quando diverse cisti sono a contatto tra loro, e i piccoli raggruppamenti possono trovarsi anche in zone differenti dell'organo. È molto importante quindi sottoporsi a controlli periodici in quanto, nel caso venga riscontrata una presenza di queste anomalie, è necessario tenerle monitorate per capire se e quando intervenire con un'operazione chirurgica.

Come progredisce

Ne avrai sentito parlare spesso quando una persona è affetta da tumore: gli stadi della patologia. In poche parole, un metodo per classificare quando sia grande la massa maligna e se siano già comparse delle metastasi. Avere una visione chiara della progressione e della gravità del tumore è fondamentale per permette al medico di capire quale sia l'intervento migliore. In questo caso gli stadi sono quattro:

  1. Primo stadio: quando il cancro è confinato al pancreas
  2. Secondo stadio: il tumore ha iniziato ad ampliarsi e ha intaccato i tessuti circostanti assieme eventualmente ai linfonodi, ma non ancora i vasi sanguigni
  3. Terzo stadio: quando le cellule maligne sono arrivate a colpire anche i vasi sanguigni nelle vicinanze
  4. Quarto stadio: è quello in cui compaiono le metastasi anche negli organi più distanti, come fegato e polmoni

A proposito di metastasi,  bene fare una precisazione: quando alcune cellule della massa tumorale si staccano da questa e, attraverso i vasi sanguigni o linfatici, raggiungono altre parti del corpo non danno il via a un nuovo cancro, ma a una sorta di succursale del primo. Non parlerai quindi di cancro al pancreas e al fegato, ma di carcinoma al pancreas metastatizzato al fegato.

Quali sono i sintomi

È piuttosto singolare affrontare la questione dei sintomi quando si parla di tumore al pancreas. Il problema infatti è proprio questo: non ci sono. Questa patologia rimane asintomatica fino a quando non ha raggiunto uno stadio più avanzato e non ha coinvolto altre zone o non ha ostruito i dotti biliari, che hanno origine dal fegato e dalla cistifellea. A questo punto, comunque, compariranno delle manifestazioni che difficilmente potrai ignorare.

La prima e più evidente è sicuramente l'ittero, cioè una pelle che diventa giallastra e gli occhi che invece assumono una sfumatura tendente al bianco. A questa condizione si accompagnano urine molto scure e feci chiare. Il sistema di assimilazione degli alimenti ed eliminazione degli scarti è infatti ufficialmente entrato in crisi e il tuo corpo inizia ad essere intossicato.

Uno dei primi sintomi che si manifestano è l'ittero: una pelle giallastra e occhi tendenti al bianco

Una presenza di questo tipo ti causerà poi sicuramente dolore. Innanzitutto nella parte alta dell'addome, dove sono stati compressi i nervi, ma può estendersi poi anche alla schiena, in coincidenza con la zona interessata. La caratteristica di questo disturbo è che è sordo e non si attenua, né massaggiando l'area né cambiando la posizione.

Non stupirti poi di essere colto da sensazioni come nausea e vomito. Anzi, a mano a mano che il tumore progredisce, si presenteranno nuovi sintomi più generici la mancanza d'appetito o una costante sensazione di sazietà a causa della massa che preme sull'apparato gastrointestinale. Molto probabilmente perderai peso in modo visibile e sicuramente avvertirai un'intensa stanchezza e una debolezza generalizzate.

In alcuni casi possono poi presentarsi altre patologie provocate proprio dal cancro, come il diabete o una trombosi venosa profonda. Naturalmente, nella maggior parte dei casi l'origine di queste malattie è, per fortuna, diversa, perciò prima di allarmarti consulta sempre il tuo medico.

Quali sono le cause e i fattori di rischio?

Come purtroppo accade per diverse patologie gravi, anche per quanto riguarda il tumore al pancreas le cause precise rimangono tuttora sconosciute. Quello che si sa con certezza è che la massa maligna prende forma quando una cellula dal Dna alterato inizia a replicarsi in modo anomalo, che poi è esattamente come insorgono la maggior parte delle neoplasie. Ma cosa provochi questa variazione non è dato sapere, al momento.

Studi e ricerche hanno permesso di isolare alcuni fattori di rischio che, se non altro, possono aiutare nella fase di prevenzione.

Il primo tra tutti è il fumo, come ti accennavo già all'inizio dell'articolo. Se fai un uso abituale di sigarette, e magari sei pure nell'ordine delle decine, devi sapere che hai il doppio, quando non il triplo di possibilità di ammalarti rispetto a chi non ha questa abitudine. Circa il 30% degli uomini e il 10% delle donne che ha ricevuto una diagnosi di questo tipo era un fumatore accanito. La buona notizia è che se smetti, il rischio diminuisce. In modo simile, sembra che anche l'abuso di bevande alcoliche possa avere questa neoplasia tra le possibili conseguenze.

Un fattore contro cui non non hai potere è invece l'età, dato che dopo i 60 anni aumenta il pericolo di insorgenza del tumore. Quello che però puoi fare è cercare di mantenere una dieta equilibrata, considerando che diabete e obesità sono più alleati della malattia che tuoi.

Chiediti poi se il tuo pancreas abbia già avuto problemi, ad esempio infiammazioni. Una pancreatite, soprattutto nella forma cronico ereditaria, espone l'organo a un maggior rischio di ritrovarsi con cellule dal Dna alterato.

E sempre a proposito di eredità, anche la storia clinica della tua famiglia rientra negli elementi da tenere in conto. Precedenti di tumore al pancreas possono aumentare le probabilità anche per te, anche se va detto che non sono ancora stati isolati i geni responsabili di questo carcinoma. E lo stesso discorso vale per alcune malattie genetiche che possono trasmettersi da generazione a generazione, in particolare la mutazione del gene BRCA2, coinvolto anche in alcune forme di tumore al seno, la sindrome di Lynch e il melanoma-nevo multiplo atipico familiare.

Come si fa la diagnosi

Proprio perché non dà sintomi nella fase iniziale, il tumore al pancreas viene spesso rilevato mentre si effettuano esami di controllo per altre ragioni. Per arrivare a una diagnosi definitiva, però, di norma si comincia con una ectomografia, uno screening all'addome che viene prescritto quando il paziente lamenta già dei segnali indicativi e che deve sempre essere seguito da una TAC di conferma. Questo secondo accertamento prevede l'impiego di un mezzo di contrasto iodato allo scopo di vedere per bene il pancreas e gli organi vicini, in modo che si possa non solo avere chiara la presenza di un eventuale tumore, ma capire anche a quale stadio è arrivato.

Una diagnosi precoce in questo caso risulta davvero difficile

Meno invasiva e utile soprattutto per individuare la causa di un'ostruzione alle vie biliari, tra le quali è appunto compreso anche il carcinoma, è la risonanza magnetica. Se il medico nota che hai l'ittero, è molto probabile che scelga questa strada prima di avviare indagini in una direzione più precisa. Se però questo esame non ha permesso di vedere nulla, si passa a una ERCP (Colangio-pancreatografia endoscopica retrograda), che avviene sempre tramite l'iniezione di un liquido di contrasto nel dotto pancreatico o nel coledoco, attraverso un endoscopio.

Dal lato della ricerca devi però sapere che è allo studio un test, purtroppo pensato solamente per i tumori cistici, che potrà analizzare le variazioni molecolari e genetiche presenti in una cisti e capire se si tratta di una formazione benigna o maligna. Un vero e proprio algoritmo che potrebbe favorire una diagnosi precoce e la possibilità di intervenire quando c'è ancora tempo.

Come si cura

Dal tumore al pancreas, purtroppo, non si guarisce e una cura in questo senso non esiste. I trattamenti sono quindi quelli che vengono utilizzati anche per altri tipi di cancro e sono spesso debilitanti per il corpo, già messo a dura prova dalla malattia. L'unica possibilità risolutiva è quella di ricorrere alla chirurgia, però questa soluzione ha tantissimi "ma". Bisogna infatti assicurarsi che la massa maligna sia ancora circoscritta, il che significa che la diagnosi deve essere stata precoce ed elaborata prima della comparsa dei sintomi. L'operazione in sé è inoltre molto complicata e impegnativa: bisogna infatti fare attenzione a rimuovere solo il tumore, senza intaccare gli organi e i tessuti vicini. Pensa che il rischio di mortalità durante l'intervento è attorno al 10%.

Esistono comunque tre opzioni quando si decide per la chirurgia:

  • La duodenocefalopancreasectomia: un nome lunghissimo per indicare l'asportazione della testa del pancreas e di parte dell'intestino tenue, in cui è compresa anche una porzione di tessuto sano attorno.
  • La pancreasectomia totale: vengono rimosse diverse parti del tuo corpo, tra cui l'intero pancreas, parte dell'intestino tenue e dello stomaco, il dotto biliare, la cistifellea, la milza e diversi linfonodi che si trovano in quella regione.
  • La pancreasectomia distale: quando vengono rimossi invece solamente il duodeno e la coda del pancreas.

Infine, si interviene anche per inserire un bypass biliare, quando la massa ostruisce i dotti e non permette il passaggio della bile dal fegato all'intestino tenue.

Per colpire invece le metastasi e ridurre il volume del cancro, si ricorre dalla chemioterapia. Come saprai avviene attraverso la somministrazione di farmaci, sia per via orale che per via endovenosa, al fine di uccidere le cellule maligne. Ed è altrettanto noto che non si tratti di una passeggiata, ma di un trattamento con diversi effetti collaterali tra cui nausea, vomito, caduta di capelli, perdita di peso, maggior esposizione alle infezioni poiché si riduce la presenza di globuli bianchi e possibile formazioni di ematomi ed emorragie.

Un'altra tecnica per ridurre il tumore e cercare di non intaccare le cellule e i tessuti rimasti sani è la radioterapia, che avviene appunto per mezzo di radiazioni. A volte provengono da un macchinario esterno, altre da un tubicino di plastica che le veicola direttamente all'interno del carcinoma. Si distingue infatti tra radioterapia interna ed esterna.

Ma la ricerca per fortuna prosegue. Al momento si sta valutando l'efficacia di altri farmaci, cosiddetti "a bersaglio" perché sono progettati per colpire solo le cellule malate. Inoltre, una sperimentazione alla quale ha partecipato anche il Policlinico Gemelli di Roma ha fornito buoni risultati per quanto riguarda un medicinale che sarebbe in grado di dimezzare la velocità di progressione della patologia.

Quali sono le aspettative di vita?

Il tumore al pancreas progredisce in modo molto veloce e, almeno all'inizio, silenzioso. Per questa ragione è difficile intervenire quando c'è ancora tempo, a meno di non aver effettuato una diagnosi precoce, e la prognosi nella maggior parte dei casi è di decesso. In generale, le aspettative di vita non superano i 6 mesi dalla scoperta della malattia e solo nel 9% dei casi, il paziente sopravvive altri cinque anni.

Naturalmente, il calcolo varia anche in base alla gravità del cancro e alla forma specifica che è insorta. Più nel dettaglio quindi, fino a quando la massa maligna è localizzata, le speranze di sopravvivere raggiungono il 34%, ma si riducono al 12% non appena questo colpisce i linfonodi vicino al pancreas e scende al 3% una volta che compaiono anche le prime metastasi.

Un altro dato negativo è l'aumento dei casi di tumori al pancreas, provocato soprattutto da uno stile di vita poco sano e dall'abitudine di fumare. Oggi rappresenta il 4% di tutte le neoplasia diagnosticate e sembrano esserne soggette soprattutto le donne over 70, categoria per la quale rappresenta il quinto tipo di cancro più diffuso.

Come si previene

Quando non sono note le cause, è difficile formulare una strategia di prevenzione efficace al 100%. Ma un ottimo passo avanti è cercare di eliminare i fattori di rischio e adottare uno stile di vita corretto. Prima di tutto quindi, non esagerare con le bevande alcoliche e soprattutto smetti di fumare. Segui inoltre una dieta ricca di frutta e verdura, che favorisca il lavoro di pancreas e fegato, ma soprattutto che sia ricca di antiossidanti, un'ottima difesa contro il cancro. Nel campo delle vitamine, poi, sembrano essere particolarmente utili i folati, cioè la B9, che puoi trovare soprattutto negli ortaggi a foglia verde. Allo stesso tempo limita il consumo di carne rossa a non più di una volta a settimana, ed evita di cucinarla alla griglia.

Ritagliati inoltre del tempo per praticare attività fisica che favorisce il metabolismo e migliora le funzionalità del corpo. Inoltre, previene obesità e sovrappeso, due possibili elementi di rischio, in particolare quando si tratta di grasso addominale.

Infine, controlli periodici. Non puoi accorgerti da solo di una patologia senza sintomi, perciò tenere monitorata la tua salute è la tua migliore speranza di diagnosticare in tempo un cancro di questo tipo. Già le analisi di sangue e urine sono un buon mezzo per notare subito dei valori alterati e farsi sorgere i primi dubbi. La bilirubina e l'aumento di glucosio sono infatti possibili indicatori di tumore al pancreas, oltre che di diverse altre patologie per cui è fondamentale che sia il tuo medico a capire come agire.

Il parere dell'esperto

Abbiamo chiesto alla dottoressa Barbara Merelli, dirigente medico del reparto di Oncologia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, di spiegarci quali possibilità esistano oggi per una persona che riceve una diagnosi di tumore al pancreas:

Purtroppo la prognosi per il tumore al pancreas è spesso negativa, tanto che in Italia è la quarta causa di morte per tumore, nonostante non abbia un’incidenza così alta: ogni anno emergono circa 13.500 nuovi casi. In termini di tempo, le possibilità di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi non superano l’8,1%.

Si avverte quindi la carenza di cure efficaci, anche perché in più della metà dei casi la diagnosi è tardiva. Uno dei problemi di queso tumore riguarda infatti i sintomi, come l’ittero o il dolore addominale, che si manifestano quando la patologia ha giù raggiunto uno stadio avanzato. Non esiste inoltre un test di screening , come accade ad esempio per il carcinoma mammario. La conseguenza, è che solo il 20% dei pazienti è in condizioni di poter accedere alla chirurgia, che rimane l’intervento di prima scelta, mentre per il restante 80% la strada è quella di un trattamento chemioterapico oppure radiochemioterapico.

La ricerca ha però ottenuto un risultato importantissimo. Uno studio, denominato POLO, e che è stato presentato lo scorso giugno al Congresso annuale della Società americana di oncologia clinica di Chicago, ha individuato un farmaco biologico in grado di ridurre del 47% il rischio di progressione. Il medicinale in questione è l’olaparib e si è dimostrato efficace su pazienti affetti da tumore al pancreas con mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2, ovvero il 4-7% di tutti i casi. I pazienti che hanno partecipato alla sperimentazione hanno ricevuto un trattamento a base di platino, che si era già visto essere efficace, durante la prima fase e poi, in chi non veniva registrata alcuna progressione o si dimostrava stabile per almeno 16 settimane, lo studio prevedeva la randomizzazione. Questo significa che una parte ha ricevuto il farmaco e a un’altra invece è stato somministrato un placebo. Nei primi è stata documentata una sopravvivenza libera da recidiva di 7,4 mesi, mentre nei secondi solamente di 3,8.

Il farmaco è disponibile in Italia da settembre, nell’ambito di un Early Access Program. Finalmente dunque anche per questa patologia si apre una strada già percorsa in altri tipi di tumori, dove i pazienti possono ricevere una terapia in base alle caratteristiche del profilo genetico molecolare della malattia”.

Fonti| Airc; Fondazione Veronesi; Humanitas

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