Il tumore alle ovaie: quali sono i sintomi e come si cura

Il tumore alle ovaie è un’importante causa di mortalità nelle donne dopo la menopausa. Insorge fra i 55 e i 65 anni anche se alcuni possono manifestarsi precocemente. Spesso la diagnosi è fatta in fase avanzata a causa dell’assenza di sintomi o della loro aspecificità. La terapia è l’intervento chirurgico di asportazione.
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Dott.ssa Roberta Kayed Medico chirurgo
14 Novembre 2020 * ultima modifica il 03/04/2024

A livello internazionale, il tumore alle ovaie è l’ottavo tumore più frequente nel sesso femminile, la quarta causa di morte in Italia per tumore nelle donne di età inferiore ai 50 anni, e la quinta nell’età compresa fra i 50 e i 69 anni.

Cos’è

 Il tumore alle ovaie nasce da una crescita incontrollata delle cellule dell’ovaio, in particolare quelle delle tube di Falloppio. Proprio per la sede periferica delle cellule maligne, il tumore può facilmente espandersi al di fuori delle ovaie e spesso viene diagnosticato in stadi avanzati.

Colpisce generalmente le donne dopo la menopausa, fra i 50 e i 65 anni, anche se può insorgere prima, come ad esempio accade per il tumore ereditario o per i tumori a bassa malignità.

Il tumore può essere:

  • Primitivo: cioè si è formato direttamente dalle cellule normali delle ovaie e con il tempo ha cominciato a crescere in modo disordinato e incontrollato. La maggior parte dei tumori primitivi maligni origina dalle cellule epiteliali, soprattutto quelle delle tube uterine. Gli altri tumori originano dalle cellule germinali e stromali.
  • Secondario: cioè sono metastasi di un altro tumore che sono cresciute nell’ovaio. I tumori che possono dare metastasi alle ovaie sono il tumore all’utero, mammella, colon, stomaco e cervice uterina.

Le cause

 Come per altre malattie e tumori, anche le cause esatte della trasformazione maligna delle cellule ovariche non sono ancora del tutto conosciute, ma è vero che sono stati identificate situazioni particolari e fattori di rischio che aumenterebbero la probabilità di ammalarsi di tumore.

Questi fattori di rischio sono:

  • Gravidanze Le donne che hanno avuto una o più gravidanze hanno un rischio dimezzato di sviluppare un tumore epiteliale rispetto a chi non ha mai avuto una gravidanza. Inoltre, le gravidanze multiple conferiscono un crescente effetto protettivo. Oltre al numero delle gravidanze, anche la durata del periodo fertile gioca un ruolo importante nello sviluppo del tumore perché le donne che hanno avuto le prime mestruazioni presto e che sono andate in menopausa tardivamente hanno un rischio aumentato di ammalarsi.
  • Fattori genetici. Avere una o più parenti strette con il tumore alle ovaie aumenta il rischio di ammalarsi, anche se solo in una minoranza ci può essere una mutazione genetica, probabilità che aumenta con l’aumentare della familiarità e con l’apparizione del tumore nelle parenti prima della menopausa. Il tumore ovarico epiteliale ereditario è un tipo di tumore che si sviluppa circa 10 anni prima dell’età media di sviluppo e può condividere con il tumore al seno le mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2. Questi geni si chiamano oncosoppressori, vuol dire che hanno il compito di regolare la crescita cellulare, ma quando sono mutati non riescono a sopprimere le duplicazioni cellulari anomale, portando così a una crescita incontrollata dei tessuti. Le donne con la sindrome di Linch (anche chiamato cancro colo-rettale ereditario non poliposico) hanno inoltre un rischio aumentato di ammalarsi di tumore al seno e alle ovaie a causa della mutazione di alcuni geni che si occupano di riparare il DNA, come MSH2, MLH1, PMS1 e PMS2. Infine, le donne con un tumore al seno sono più a rischio di sviluppare un tumore epiteliale alle ovaie.
  • Terapie ormonali: aumentano il rischio di tumore. Di contro, in seguito all’interruzione delle terapie ormonali il rischio di ammalarsi diminuisce col passare degli anni. Altri fattori. Ci sono alcune situazioni che sono state associate all’aumento del rischio di sviluppare un tumore ovarico come l’aumento dell’indice di massa corporea (sovrappeso e obesità), l’endometriosi, elevato consumo di lattosio, stress importanti e sindrome post-traumatica da stress

I sintomi

La malattia ancora in stadio iniziale non da molti sintomi oppure può capitare che non ne dia affatto o se li presenta, questi di solito sono abbastanza aspecifici. Per questo motivo quando il tumore viene diagnosticato di solito è in uno stadio più avanzato.

I sintomi possono essere:

  • Gonfiore addominale
  • Indigestione
  • Sazietà precoce
  • Pressione sulla vescica o sul retto
  • Costipazione
  • Diarrea
  • Nausea
  • Vomito
  • Dolore addominale
  • Dolore alla pelvi
  • Sanguinamento vaginale
  • Massa addominale
  • Stanchezza
  • Perdita di peso 

La diagnosi

Non è possibile fare diagnosi di tumore alle ovaie solo grazie ai sintomi dato che spesso questi sono aspecifici, come il gonfiore addominale, l’indigestione o i problemi gastrointestinali.

Per questo motivo è importante integrare la diagnosi con:

  • Presentazione clinica
  • Dettagliata storia personale e familiare
  • Esami di laboratorio: esami del sangue e delle urine
  • Esame istologico: per confermare la natura della massa
  • Esami strumentali (come ecografia, TAC, Risonanza Magnetica, radiografia del torace, mammografia, studio del tratto gastro-intestinale)
  • Consulenza genetica: quando necessaria, per identificare le mutazioni correlate all’insorgenza del tumore nei casi di forte familiarità (es. mutazione del gene BRCA1 e BRCA2).

Gli stadi

Gli esami che si utilizzano per fare la diagnosi sono anche quelli che permettono di studiare quanto e come il tumore si sia diffuso ai tessuti vicini oppure anche a distanza con le metastasi.

Le ovaie infatti sono a stretto contatto con molte strutture, come l’intestino, il peritoneo e la vescica, e il fatto che spesso le cellule maligne originino dalla parte periferica dell’ovaio facilita l’estensione del tumore.

Con la stadiazione FIGO (Fédération Internationale de Gynécologie et d’Obstétrique) è possibile suddividere il tumore in stadi, in base alla sua crescita locale e a distanza. Più lo stadio è alto e più il tumore ha invaso gli organi adiacenti.

Stadio I

Lo stadio I è quello più iniziale in cui il tumore non si è diffuso ed è rimasto nelle ovaie. È lo stadio in cui si ritrovano spesso i tumori a bassa malignità. In più lo stadio I può suddividersi così:

  • Stadio IA: il tumore è in una sola ovaia e non mostra segnali di aver oltrepassato la capsula.
  • Stadio IB: il tumore coinvolge entrambe le ovaie ma non mostra segni di aver oltrepassato la capsula.
  • Stadio IC: in questo stadio il tumore ha la potenzialità di crescere al di fuori dell’ovaio. Infatti questo stadio può comprendere gli stadi precedenti a cui si aggiunge la rottura della capsula, la presenza di cellule maligne sulla superficie dell’ovaio oppure nel liquido peritoneale. 

Stadio II

Nello stadio II il tumore si è esteso oltre le ovaie e coinvolge la pelvi o il peritoneo. Anche per questo stadio ci sono dei sottogruppi:

  • Stadio IIA: il tumore si è diffuso all’utero o alle tube.
  • Stadio IIB: il tumore si è esteso ad altri tessuti pelvici intraperitoneali. 

Stadio III

Nello stadio III il tumore ha invaso il peritoneo al di fuori della sola pelvi e/o presenta delle metastasi ai linfonodi retroperitoneali. I sottogruppi sono:

  • Stadio IIIA: i linfonodi retroperitoneali sono positivi alla presenza di cellule tumorali e/o ci sono metastasi microscopiche al di fuori della pelvi.
  • Stadio IIIA1: presenza di soli linfonodi retroperitoneali positivi, metastasi < 10 mm, o metastasi > 10 mm.
  • Stadio IIIA2: coinvolgimento peritoneale microscopico al di fuori della pelvi più o meno la presenza di linfonodi retroperitoneali positivi.
  • Stadio IIIB: presenza di metastasi peritoneali macroscopiche al di fuori della pelvi < 2 cm più o meno linfonodi retroperitoneali positivi; estensione alla capsula del fegato o della milza.
  • Stadio IIIC: presenza di metastasi peritoneali macroscopiche al di fuori della pelvi > 2 più o meno linfonodi retroperitoneali positivi; estensione alla capsula del fegato o della milza. 

Stadio IV

Nello stadio IV sono presenti le metastasi a distanza, i sottotipi sono:

  • Stadio IVA: estensione alla pleura.
  • Stadio IVB: metastasi al fegato e/o alla milza, organi al di fuori dell’addome.  

Tumore di Brenner

Esistono poi dei tumori a basso potenziale di malignità che sono considerati un’entità distinta di tumori “borderline” poiché si comportano fortunatamente in modo molto meno aggressivo. Rappresentano il 20% dei tumori maligni e, sebbene provochino comunque sempre molta ansia nelle donne, hanno una prognosi molto favorevole anche perché una buona percentuale di casi è diagnosticata in stadi precoci.

La cura

La cura del tumore alle ovaie è fondata principalmente sull’intervento chirurgico di asportazione seguito dalla chemioterapia.

Ci possono essere casi in cui non è possibile procedere subito con l’asportazione del tumore, in queste circostanze si può eseguire prima la chemioterapia per cercare di diminuire il più possibile le dimensioni della massa tumorale e poi procedere con l’asportazione.

  • Intervento chirurgico. Lo scopo della chirurgia è di confermare la diagnosi grazie all’esame istologico che si effettua sulla massa asportata, definirne l’estensione e la stadiazione chirurgica e asportare tutto il tumore visibile. La tecnica chirurgica dipende dallo stadio del tumore e sarà tanto più aggressiva quando il tumore si è esteso, considerando anche la possibile presenza di metastasi microscopiche.
  • Chemioterapia. La chemioterapia dopo l’intervento (adiuvante) ha lo scopo di eliminare il più possibile tutte le cellule maligne che possono essere rimaste dopo l’operazione e che anche gli esami diagnostici più avanzati non potrebbero identificare. In alcuni casi è possibile utilizzare la chemioterapia prima dell’operazione (neoadiuvante) per cercare di diminuire le dimensioni del tumore e agevolarne l’asportazione chirurgica in un secondo momento. Questo può aumentare la sopravvivenza.

Si può guarire?

La prognosi e la sopravvivenza dipendono dalla stadio del tumore: più la malattia è stata diagnosticata precocemente e in fase iniziale, più è possibile che le terapie siano radicali, cioè possano eliminare le cellule tumorali.

Diversamente accade se il tumore ha avuto il tempo di crescere e diffondersi alle strutture vicino o anche a distanza. In questi casi le terapie avranno un’efficacia ridotta.

Negli ultimi 30 anni la sopravvivenza a 5 anni è aumentata in modo significativo, ma rimane il fatto che molti tumori sono diagnosticati in fase avanzata e in questi casi la sopravvivenza a 5 anni non supera il 30%.

Per i tumori a basso grado di malignità e quelli diagnosticati in fase precoce, la sopravvivenza può arrivare anche all’85-90%.

Fonti| Fondazione Umberto VeronesiMedscape

Medico-Chirurgo, specializzanda in Anestesia-Rianimazione, Terapia intensiva e del dolore, ha lavorato per diversi anni negli ambulatori di Medicina Generale. Nella pratica altro…
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