Il tumore del colon-retto nei giovani? La prof.ssa Cavestro: “È in aumento: la situazione si è ribaltata rispetto al passato ed è seria”

Gastroenterologa dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, la professoressa Giulia Martina Cavestro ha presieduto il primo congresso internazionale dedicato al tumore del colon-nella popolazione giovanile. Una due-giorni andata in scena tra l’1 e il 2 settembre durante la quale sono state ufficialmente decise le nuove linee guida per il trattamento della patologia in questa fascia d’età: raccomandazioni terapeutucihe e di screening che fino ad oggi non c’erano.
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Kevin Ben Alì Zinati 14 Settembre 2022
* ultima modifica il 14/09/2022
Intervista alla Prof.ssa Giulia Martina Cavestro Gastroenterologa dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e professore associato dell’Università Vita-Salute San Raffaele

Messe a confronto, le due fotografie mostrano una differenza abissale ed enorme: impossibile da non vedere. La dottoressa Giulia Martina Cavestro è stata tra le prime ad accorgersene.

I numeri e i dati che fotografano la diffusione del tumore del colon-retto a livello globale negli adulti e nei giovani, se messi a specchio secondo lei, mettono in evidenza un cambio di rotta è palese. Una situazione ribaltata.

Originariamente considerato tipico dell’età geriatrica, oggi la sua incidenza negli adulti è fortunatamente in diminuzione, merito dello screening del cancro colon-rettale, e la sopravvivenza è in aumento. “Ciò che possiamo dire, tuttavia, è che i dati sulla popolazione over50 sono tanto confortanti quanto preoccupanti sono quelli relativi agli under50”.

Gastroenterologa dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e professore associato dell’Università Vita-Salute San Raffaele, la professoressa Cavestro è stata la presidente del primo congresso internazionale dedicato al proprio cancro del colon-retto giovanile, organizzato a Milano nei giorni 1 e 2 settembre dall’Ospedale San Raffaele e Fondazione Internazionale Menarini.

Un incontro storico e decisivo perché durante la due-giorni sono state definite le prime linee guida ufficiali per il trattamento del tumore del colon nei giovani.

Professoressa Cavestro, ci descrive il quadro del tumore del colon-retto nei giovani? 

Oggi è una situazione in crescita. In realtà lo è dagli anni ’90. Un dato che viene dagli Usa dimostra che dal 1990 al 2016 nella fascia di eta tra i 20 e i 29 anni è stato registrato un aumento del 1,8% per anno di questo tipo di tumore, soprattutto della forma a carico del retto, l’ultima parte dell’intestino.

E in Europa? 

Con il tempo poi questi dati sono stati valutati anche per “noi” e il dato europeo più recente riguarda il 2019. In questo anno è stato visto che più o meno nello stesso periodo di tempo (2004-2016) l’incidenza è aumentata del 7,9% nella fascia tra i 20 e i 49 anni, del 4,9% tra i 30 e i 39 anni e dell’1,6% tra i 40 e i 49 anni. Da questi dati capiamo, insomma, che la fascia più colpita è proprio quella più giovane. In questo contesto c’è poi un dato interessante che riguarda l’Italia.

Cioè?

Al momento stiamo continuando a lavorare su dati prospettici perché i nostri registri tumori ancora non vedono questo aumento, se non nella città di Milano. Ad oggi non c’è una vera spiegazione, l’unica associazione che è stata vista è con l’obesità: le bibite zuccherate sono state associate a questo tumore. Si tratta però di un dato proveniente dall’America e da una coorte di pazienti solo femmine.

Ad oggi però non abbiamo dati certi sulla mortalità in questa fascia di popolazione. 

Vero. C’è però un dato certo che riguarda il ritardo diagnostico, che oggi possiamo definire “grave”. Uno dei primi sintomi di questa patologia è la presenza di sangue nelle feci ma sia il paziente che il medico, a volte, rischiano di sottovalutare questo sintomo perché magari poco eclatante o perché si tende a credere che sangue nelle feci, in un ventenne, sia dovuto semmai alle emorroidi. Il ritardo diagnostico dopo i 50 anni, per questo tipo di cancro, è al massimo di 2 mesi, nella fascia giovanile invece è di 6 mesi, di media: tantissimo.

Quelli descritto finora sono i dati di “oggi”: cosa dicono invece quelli che cercano di prevedere il “domani”? 

Purtroppo non sono molto positivi. Per il tumore del colon, infatti, si prevede nei prossimi 10 anni un aumento dei casi del 90% per i soggetti da 20 ai 34 anni mentre per la fascia 35-49 anni l’aumento previsto è del 27%. Per quanto riguarda il tumore del retto, invece, l’aumento a 10 anni nella fascia tra i 20 e i 34 anni è prospettato intorno al 124%, nella fascia 35-49 invece del 46%.

Le ragioni?

I fattori di rischio oggi non li conosciamo e restano ipotetici. Molti studi internazionali si stanno concentrando sul ruolo delle abitudini di vita e di quelle alimentari. Si stanno indagando anche il ruolo del microbiota intestinale e quello dei fattori materni come le abitudini della mamma, il tipo di allattamento o il tipo di nascita (cesareo o parto naturale).

Che ruolo ha l’ereditarietà genetica? 

Il fatto che non sia implicata una mutazione genetica che porta a un rischio di cancro colon-rettale in età giovanile va escluso subito. Quando facciamo la diagnosi di questi tumori in una persona giovane vanno escluse le sindromi ereditarie, come la sindrome di Lynch o le sindromi poliposiche. La prevalenza di queste sindromi prima dei 35 anni è ragguardevole, quindi bisogna fare un diagnostica precisa per vedere che non siamo di fronte a una sindrome tumorale ereditaria.

Questo aumento dell’incidenza nella popolazione giovane ha sorpreso un po’ tutti. Tanto che fino ad oggi non c’erano linee guida internazionalmente riconosciute per trattare la malattia. 

Al momento i pazienti “giovani” sono seguiti secondo quelle che sono le linee guida previste per i pazienti over50. È imperativo però adeguarci a questa nuova popolazione perché ci sono esigenze diverse, come la preservazione della fertilità o l’esigenza di valutare se è presente una sindrome ereditaria. Serve un approccio che adeguato a questa fascia di età che ha altre esigenze e problematiche.

Finalmente, però, le avete scritte.

Abbiamo lavorato per due anni online e in questo simposio andato in scena ad inizio settembre 2022 abbiamo fatto l’ultima votazione raggiungendo il 100% di agreement. Lo step successivo sarà pubblicarle su una rivista scientifica che le renda ufficiali. A quel punto i medici potranno e dovranno seguirle.

Secondo lei, tra quanto diventeranno effettivamente ufficiali? 

Sottometteremo la pubblicazione a fine settembre, prima di Natale credo verranno pubblicate. Quella che si sta per avviare è una piccola grande rivoluzione: siamo alle soglie.

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