Il tuo sistema immunitario è molto più complesso di quanto tu possa immaginare. Non è sufficiente dire che è composto da globuli bianchi e altre sostanze che coordinano la risposta agli antigeni esterni, come virus o batteri. Ciascuna di queste categorie si può dividere in diversi gruppi, che a loro volta contengono poi tantissimi altri sottogruppi. Come avrai facilmente intuito, i ricercatori non sono ancora riusciti a conoscere completamente la funzione che ogni singola cellula di questo grande sistema sarebbe in grado di esercitare. Ed è proprio da questa base che è partito il nuovo studio, in gran parte italiano, che ha scoperto delle nuove armi con il tumore, già presenti nel tuo corpo.
La ricerca va sempre nella direzione dell'immunoterapia che, come ti avevamo già spiegato su Ohga, non è altro che la stimolazione del sistema immunitario del paziente, in modo che diriga tutte le sue difese contro la minaccia in corso in quel momento. Già diversi studi hanno chiarito come questo metodo possa rendere visibili agli anticorpi le cellule cancerogene, possa costituire un nuovo trattamento contro il cancro al seno e raddoppiare le aspettative di vita in caso di melanoma. Ora sembra che alcuni particolari tipi di neutrofili, cellule che appartengono sempre alla famiglia dei globuli bianchi, siano in grado di dare istruzioni ben precise alle particelle T, di nuovo globuli bianchi, e aizzarle contro la massa cancerogena. Si tratta in particolare di cancro al colon-retto e alcune forme di sarcoma.
Per fare questo utilizzano le citochine, proteine che vengono prodotte proprio in riposta a uno stimolo e che hanno la funzione di indurre nuove attività nelle cellule. In questo caso, quella di attaccare la neoplasia. "Solitamente – ha spiegato Sebastien Jaillon, ricercatore in biologia dei neutrofili, immunità e immunopatologia di Humanitas e coordinatore dello studio – le cellule T maggiormente associate alla resistenza contro i tumori sono le cosiddette CD4 e CD8. Invece le cellule T con cui dialogano i neutrofili sono le cosiddette ‘doppie negative‘, (perché non hanno né CD4 né CD8). Ne abbiamo identificati ben 12 raggruppamenti all’interno dei tumori, a dimostrazione della straordinaria complessità del nostro sistema immunitario. Con questo studio abbiamo scoperto che le firme molecolari che identificano i neutrofili che dialogano con le cellule doppie negative, presenti in un particolare sarcoma e in alcuni tipi di cancro, in particolare colon retto, sono associate a una prognosi migliore".
Un lavoro durato più di cinque anni sotto la direzione di un team dell'ospedale Humanitas di Milano, ma al quale hanno collaborato anche istituzioni di diversi Paesi, come la Columbia University di New York. Naturalmente ci sarà bisogno di nuove verifiche e accertamenti, ma è sempre più chiaro come la strada per combattere il tumore debba passare dal potenziamento di difese che già possiedi.
Fonti| "Neutrophils Driving Unconventional T Cells Mediate Resistance against Murine Sarcomas and Selected Human Tumors" pubblicato su Cell il 27 giugno 2019; Humanitas