In Africa la poliomielite è stata eradicata: grazie ai vaccini il virus non circola più

Nell’intero continente non esiste più la poliomielite selvaggia, lo ha annunciato l’African Regional Certification Commission, istituto dall’Organizzazione mondiale della sanità proprio per la lotta contro una malattia infettiva che provoca paralisi permanente e morte. Un risultato possibile solo grazie alle ingenti campagne di vaccinazione, messe in piedi contro mille ostacoli.
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Giulia Dallagiovanna 26 Agosto 2020
* ultima modifica il 23/09/2020

"Oggi è una giornata storica per l'Africa", ha annunciato la professoressa Rose Gana Fomban Leke, presidente dell'African Regional Certification Commission, ente dell'Organizzazione mondiale della sanità per l'eradicazione della poliomielite. In realtà, è un avvenimento importante per il mondo intero: nel Continente Nero la polio selvaggia non esiste più. È stata eradicata ufficialmente. E questo risultato, che Tedros Adhanom Ghebreyesus, attualmente a capo dell'OMS, ha definito "incredibile", è stato possibile solo grazie alle ingenti campagne di vaccinazione, portate avanti anche in zone controllate da nuclei terroristici e a costo della vita di oltre 60 sanitari.

Le campagne di vaccinazione

Abbiamo, anzi hanno, dunque, vinto una vera e propria guerra, iniziata grazie al supporto dell'allora presidente del Sudafrica e premio Nobel per la pace Nelson Mandela. Era il 1966 e in Africa c'erano già oltre 75mila bambini rimasti paralizzati come conseguenza di una malattia infettiva che colpisce direttamente il sistema nervoso e può arrivare a provocare la morte. La prima ingente campagna di vaccinazione parte così, negli anni in cui si combatteva allo stesso modo anche il vaiolo, che infatti non esiste più. Ma le guerre civili e i conflitti minori che purtroppo ancora oggi imperversano nel continente hanno creato non pochi ostacoli alla riuscita del progetto.

Gli operatori sanitari sono stati anche vittima di rapimenti, omicidi e attentati

Il problema più grande era in Nigeria, dove le comunità locali tendevano a rifiutare il vaccino fidandosi delle autorità religiose, portavoci di teorie complottiste. Proprio così. Esattamente come accade da noi, dove si ritiene che questi farmaci provochino l'autismo o avvelenino l'organismo, lì erano sospettati di trasmettere l'Hiv e di rendere sterili le donne musulmane per ridurre la popolazione di quella confessione. I rifiuti si sono spesso trasformati in attacchi violenti a operatori e volontari che provavano a portare avanti l'iniziativa. Aggressioni, rapimenti e omicidi, fino ad arrivare all'attentato del 2013, quando il gruppo jihadista di Boko Haram organizzò una serie di esplosioni a catena nel quartiere di Kano, mentre alcune operatrici sanitarie stavano vaccinando dei bambini del luogo.

Ma alla fine sacrifici (terribili) e sforzi hanno portato al raggiungimento di un obiettivo che sembrava quasi impossible: l'immunità di gregge contro la polio selvaggia in tutta l'Africa. Significa quindi che il 95% dei bambini è stato vaccinato contro la malattia. Il risultato visibile in modo diretto è che se nel 1988 le diagnosi erano 350mila, nel 2018 le nuove erano state solo 33.

La poliomielite selvaggia

Ma perché si parla di poliomielite selvaggia? Prima di tutto, facciamo un passo indietro: ci sono tre tipi di poliovirus conosciuti. Quelli di tipo 2 e di tipo 3 erano già stati eradicati dal Pianeta rispettivamente nel 2015 e nel 2019. E, pensa un po', sempre grazie all'uso dei vaccini. Ne rimane dunque una sola variante al mondo, il tipo 1, tuttora diffuso in in Afghanistan e in Pakistan. Ed è proprio questo che è stato dichiarato sconfitto in Africa.

Dunque il patogeno che circolava in natura non ha più esseri umani dai quali farsi ospitare e non riesce quindi più a provocare infezioni. Purtroppo però resta una minaccia, contro la quale di nuovo sarà fondamentale ricorrere ai vaccini. Il problema è che la diffusione parte proprio da questi farmaci. Ma prima di gridare al complotto, proviamo a capire meglio il processo che si nasconde dietro a questo fenomeno.

Come ti dicevo, e come ti sarà facile intuire, organizzare campagne di vaccinazioni in Africa non è così semplice. Ultimamente non lo è nemmeno in Italia, a dire la verità. Ma nel Continente Nero bisogna anche trovare il modo di superare ostacoli come i conflitti armati, le scarse risorse economiche (non tutti gli stati possono partecipare alla spesa per le vaccinazioni), la diffidenza e il caldo che può deteriorare il preparato.

Per rendere quindi l'assunzione del farmaco più rapida e quindi meglio gestibile, si è ricorso spesso alla somministrazione per via orale, anziché all'iniezione che di norma è più efficace. In questo medicinale è presente il virus vivo, ma in forma attenuata. Il corpo viene dunque attaccato in modo debole, non sufficiente per provocare un'infezione, ma abbastanza per stimolare la produzione di anticorpi. Il problema è che le particelle infette possono poi essere presenti nelle feci della persona vaccinata. E in aree dove le condizioni igieniche sono precarie, non è purtroppo difficile entrare in contatto con questo materiale e rischiare quindi un contagio. In piccola parte, dunque, la polio si è diffusa anche in questo modo. Ti renderai conto da solo che non vi era alcun complotto dietro le quinte.

E in Italia?

Come saprai, in Italia la poliomielite non esiste più. Sì, sempre grazie ai vaccini. Al momento la vaccinazione è obbligatoria e contenuta all'interno della cosiddetta esavalente (assieme a difterite, tetano, pertosse, Hib ed epatite B). Si compone di quattro dosi in tutto, di cui la prima viene somministrata al 3 mese di vita e l'ultima attorno ai 6 anni di età. Dopodiché si raccomanda il richiamo solo in caso di viaggio in un Paese a rischio.

Il farmaco è ottenuto da virus inattivati, cioè uccisi. Dunque più sicuro rispetto a quelli a virus attenuato e soprattutto senza il rischio che possa diffondersi il contagio attraverso i vaccinati.

Con queste precauzioni, siamo riusciti a dimenticarci la poliomielite nel 1982, quando in Italia venne registrato l'ultimo caso. Negli anni '50 invece aveva seminato paura e morte, soprattutto tra i bambini minori di cinque anni. Nel nostro Paese raggiungemmo gli 8mila casi nel 1958.

Fonte| African Regional Certification Commission

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