In Calabria arriveranno 500 medici cubani contro la carenza di personale: tra critiche, accuse e polemiche cosa sta succedendo?

Il governatore Occhiuto lo scorso luglio ha firmato un accordo con una cooperativa di professionisti sanitari cubani per l’invio di 497 specialisti da impiegare nelle corsie degli ospedali calabresi. L’obiettivo è cercare di colmare la grave carenza di personale ma ordini di medici e sindacati hanno alzato la voce: nel mirino le differenze di preparazione e lo scarso impiego degli specializzandi italiani.
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Kevin Ben Alì Zinati 6 Dicembre 2022
* ultima modifica il 06/12/2022

C’è un po’ di Cuba in Calabria. Una concentrazione caraibica che si può riassumere nel numero 500: proprio come i medici di origini cubane che la Regione è pronta ad accogliere nei propri reparti ospedalieri per i prossimi due anni.

Ormai da tempo la sanità calabrese è afflitta da una grave e sistemica carenza di personale e così il governatore Roberto Occhiuto ha firmato un accordo con il governo cubano per portare sul territorio 497 medici e cercare di rattoppare la falla.

Originariamente previsto per settembre, l’arrivo del primo gruppo di 50 medici, e quindi la loro presa di servizio, ancora non si è concretizzato appieno eppure ha di fatto già innescato una serie critiche e polemiche da parte dell’ordine dei medici della Calabria e di più sindacati.

La situazione della sanità calabrese

La sanità calabrese purtroppo non sta benissimo. Anzi: da più di 13 anni vive sotto commissariamento. Per lungo tempo infatti la sua gestione non si è caratterizzata né per sostenibilità economica né per qualità. Un mix che ha portato a un default disastroso sia dal punto di vista finanziario (si parla di un deficit di 3 miliari di euro) sia da quello propriamente sanitario.

Lo Stato si è quindi visto costretto a commissariare l’intero comparto, prendendone il pieno controllo tra le mani. Solo la recente nomina del presidente Occhiuto a commissario ad acta alla sanità ha permesso una decentralizzazione, seppur parziale, della sua gestione.

Nonostante un piano di rientro avviato e l'ambiziosa amministrazione Occhiuto, la situazione tuttavia è rimasta critica e azzoppata da una grave carenza di personale. Una crisi che, come ti abbiamo già raccontato, ha invaso a macchio d’olio tutta l’Italia ma che in Calabria sta assumendo contorni sempre più preoccupanti.

Secondo le stime, sul territorio ci sarebbero oltre 2500 posizioni vuote. Mancherebbero medici e chirurghi generali e d’urgenza, pediatri, medici di terapia intensiva e rianimazione, cardiologi e ginecologi. Buchi che la scarsa qualità delle condizioni di lavoro lamentata da molti non aiuterebbe a colmare.

L’accordo con Cuba

Di fronte a una simile emorragia, Occhiuto l’aveva detto: “non posso stare con le mani in mano”. La traduzione da parole a fatti di questa ammissione-promessa ha portato il presidente della Calabria, lo scorso luglio, a ricorrere a uno strumento già utilizzato dalla Lombardia durante le fasi più critiche della pandemia e siglare un accordo con il governo di Cuba.

La stretta di mano tra la Regione e la Comercializadora de Servicios Medicos Cubanos (CSMC), una società dei medici specializzata nella fornitura di servizi e personale, prevede quindi l’invio di personale cubano da impiegare negli ospedali calabresi a tempo determinato, fino a quando cioè tutti i concorsi per l’assunzione di nuove figure non si concluderanno con positivamente.

“A settembre partirà la fase sperimentale di questa collaborazione e arriveranno i primi mediciaveva spiegato Occhiuto Inizieranno coloro che già sanno parlare l’italiano e gli altri, prima di prendere servizio, faranno corsi intensivi per apprendere presto e bene la nostra lingua”.

Secondo quanto ratificato nell’accordo, il progetto stabilisce 4700 euro pagati mensilmente dalla Regione Calabria per ciascuna figura: di questi, 1200 euro corrisposti direttamente ai medici come salario e i restanti 3500 euro come contributo versato alla CMSC.

La Regione, inoltre, si farà carico della formazione di queste nuove figure oltreché della fornitura di un’assicurazione, di un alloggio e di sostegno nell’apertura di un conto bancario.

Piovono critiche

L’accordo non ha fatto in tempo a toccare le sponde dell’isola caraibica che in Calabria aveva già sollevato un polverone. I primi ad alzare la voce erano stati i presidenti degli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri della Regione che, in un’incandescente lettera indirizzata a Occhiuti, avevano espresso forti perplessità in merito alle garanzie di qualità nell’assistenza che verrà fornita da questi operatori sanitari stranieri”.

Uno dei temi critici era appunto la lingua, la cui conoscenza sarebbe “di importanza fondamentale nell’esercizio di qualunque professione ed, a maggior ragione, nel campo dell’emergenza sanitaria. Secondo medici e odontoiatri, la mancanza o una scarsa conoscenza di essa potrebbe risultare “drammaticamente dannosa” ritardando o addirittura impedendo diagnosi e cure appropriate.

Dal loro punto di vista molto preoccupante sarebbe poi anche la non conoscenza da parte dei medici cubani delle nostre pratiche di medicina legale così come delle regole in materia sanitaria “che il nostro sistema sanitario pone a tutela dei cittadini”.

La «qualità nell’assistenza» era stato uno dei cavalli di battagli anche del Sindacato dei Medici (Cimo), che in un post Facebook aveva sottolineato le differenze di preparazione tra un medico italiano e uno straniero inseriti nello stesso sistema sanitario nazionale.

Il sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED aveva anche annunciato il proprio ricorso al TAR contro l’assunzione dei 497 medici cubani rilevando “numerose contraddizioni sostanziali” in termini ordinistici, organizzativi e linguistiche oltreché di “responsabilità professionale”.

Ordini e sindacati si erano poi scagliati contro la Regione Calabria rea, secondo loro, di aver ignorato la possibilità di assumere i medici specializzandi degli ultimi anni di formazione. L’Associazione dei Medici Dirigenti (Anaao Assomed) insieme ad Anaao Giovani aveva accusato Occhiuto di non sapere “che la legge 145/ 2018, meglio conosciuta come DL Calabria, permette ai medici in formazione specialistica di partecipare, a partire dal 3°anno di corso, ai concorsi ospedalieri e di essere assunti a tempo determinato con automatica conversione del contratto a tempo indeterminato al conseguimento del titolo di specializzazione”.

Rimpolpare la sanità calabrese con più di 500 medici specializzandi con un background di conoscenze già integrate nel SSN, hanno aggiunto, avrebbe assicurato una boccata d’ossigeno al sovraccarico di lavoro dei medici calabresi.

Occhiuto non era rimasto a guardare e prontamente aveva respinto le accuse. Sulla qualità dei medici e sulla loro formazione aveva spiegato come alcuni dei sanitari candidatisi avessero anche due specializzazioni, aggiungendo poi che quella cubana “è una scuola di grande tradizione che sforna laureti di ottimo livello: il paese sta dando al mondo 30mila medici e non mi pare che chi li ha accolti si sia lamentato”.

Riguardo ai bandi e ai concorsi, il presidente calabrese in un commento Facebook del 23 agosto aveva scritto che sì, erano stati fatti ma che non sono arrivate le risposte che auspicavamo: pochissimi candidati che poi non si presentavano alle prove, procedure andate deserte, tantissimi posti rimasti vuoti, vincitori che poi si rifiutavano di prendere servizio. Sempre seguendo la filosofia del «non restare con le mani in mano», aveva aggiunto di essere al lavoro per nuovi bandi “più attrattivi”.

Sul tema degli specializzandi aveva dichiarato, invece, di aver accolto la proposta delle associazioni giovanili e di aver aperto varie manifestazioni di interesse rivolte a tutti gli specializzando presenti in Italia.

“Traffico di esseri umani”

Tra le righe nervose della Cimo-FESMED, però, un passaggio in particolare aveva fatto suonare più di qualche allarme: il riferimento a “un vero e proprio traffico di medici cubani nel mondo”.

L’accusa ripresa dal sindacato arriva da un report della Human Rights Foundation, un’organizzazione no-profit di New York, secondo cui le missioni mediche all’estero gestite dal governo cubano nasconderebbero “un’impresa di tratta di esseri umani”.

Dichiarando di aiutare i paesi ad affrontare i disastri naturali e le crisi sanitarie, si legge nel documento, Cuba avrebbe sottoposto oltre 400mila operatori sanitari a “lavoro forzato, trattenuta di pagamento, separazione familiare e condizioni di lavoro deplorevoli” in quello che viene definito come “la principale fonte di reddito estero per il governo totalitario dell’isola”. 

Le accuse, in sostanza, vedono il governo caraibico protagonista di un gioco illecito in cui si servirebbe di cooperative come la Comercializadora de servicios médicos cubanos per far lavorare il personale sanitario cubano all’estero e arricchirsi trattenendo gran parte del loro stipendio.

Ricordi i 4700 euro che la Regione Calabria dovrebbe pagare per ciascun medico? Ecco: secondo la Human Rights Foundation ciò che arriverebbe ai medici cubani sarebbero solo i 1200 euro di cui ti parlavo sopra mentre i restanti 3500 finirebbero nelle casse della CSMC, per restarci.

A che punto siamo?

Il polverone sollevato quest’estate dall’accordo Calabria-Cuba è rimasto ad aleggiare sulla Regione per tutto questo tempo, mentre la crisi dovuta alla carenza di personale non ha dato cenni di arrestarsi.

In un documento di fine ottobre 2022, l’Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri ha confermato che l’arrivo dei primi 50 medici da Cuba sarebbe imminente e che nelle prossime settimane ne dovrebbero arrivare altri. L’obiettivo resta comunque quello di arrivare a un massimo di 500 medici stranieri.

Secondo l’Enpam, poi, dalla Regione sarebbero arrivate anche rassicurazioni sulla buona riuscita delle manifestazioni di interesse rivolte agli specializzandi dal terzo anno in poi. “Adesso dalla presidenza della Regione spiegano che i concorsi saranno pronti in due mesi e andrà avanti il dialogo con il nuovo Governo, per offrire uno stipendio maggiorato ai medici che vanno a lavorare in Calabria” si legge nel comunicato.

Stiamo a vedere.

Fonti | Roberto Occhiuto – Facebook; Regione Calabria 

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