In Emilia-Romagna chi è senza fissa dimora potrà avere il medico di base: “Scelta di civiltà e salute pubblica”

Sono 6mila le persone che vivono nella regione senza avere una residenza. Ma senza un indirizzo da indicare all’anagrafe si perde il diritto di voto, quello alla previdenza sociale e anche alla tutela della salute (fatto salvo per gli accessi al Pronto Soccorso). Per capire cosa cambierà con la nuova legge abbiamo parlato con l’avvocato Mumolo, il consigliere che l’ha proposta, e il dottor Bellotti, che da anni lavora come volontario per le persone ai margini.
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Giulia Dallagiovanna 6 Agosto 2021
* ultima modifica il 10/08/2021
Intervista a Avvocato Antonio Mumolo, consigliere della Regione Emilia-Romagna e presidente dell'Associazione Avvocato di strada e dottor Lorenzo Bellotti, geriatra e membro del Consiglio direttivo di Sokos.

"La nostra speranza è quella di poter affiggere presto alla porta un cartello con scritto ‘chiuso per inutilità'". Il dottor Lorenzo Bellotti è un geriatra e fa parte del Consiglio direttivo di Sokos, un'associazione che fin dal 1993 mette a disposizione un ambulatorio polispecialistico per visite gratuite rivolte a persone senza fissa dimora e a migranti senza permesso di soggiorno. A Bologna, per via Gorky 12, sono passati più di 24mila pazienti. Tra loro, il 15-20% era italiano: come il Ghana e più del Bangladesh. Nel 2019, poco prima che iniziasse la pandemia, l'ambulatorio ha erogato 6.800 prestazioni sanitarie, di cui 4.600 di Medicina Generale e 2.200 specialistiche. In un solo anno, sono arrivati 719 nuovi pazienti. Ma lo scorso 21 luglio la giunta regionale dell'Emilia-Romagna ha approvato una legge che, si spera, potrà cambiare le carte in tavola: garantire l'accesso al medico di famiglia anche a chi è senza fissa dimora.

L’avvocato Antonio Mumolo, consigliere della Regione Emilia–Romagna e presidente dell’associazione Avvocato di Strada

A promuoverla è stato l'avvocato Antonio Mumolo, consigliere regionale e presidente dell'associazione Avvocato di Strada. "In Italia molti diritti fondamentali di una persona dipendono dalla residenza. La legge 833 del 1978 che ha istituito il servizio sanitario nazionale stabilisce che ci si possa iscrivere nelle liste dell'Asl per essere assegnati a un medico curante solo tramite il requisito della residenza. Altrimenti, si può accedere unicamente ai servizi di Pronto Soccorso. E non è tutto. Senza una casa si perde il diritto di voto, non ci si può aprire una partita Iva, si fa fatica a trovare un lavoro, si perde il diritto alla previdenza e al welfare locale. Dalla strada non si esce senza una residenza".

"Dalla strada non si esce senza una residenza"

Antonio Mumolo, consigliere Regione Emilia-Romagna

Esiste una legge che prevede l'assegnazione di un indirizzo fittizio anche a chi è costretto a dormire per strada. Una via che non esiste davvero, ma con la quale un cittadino si vede garantire la residenza e tutti i diritti ad essa collegati. "Il problema è che spesso i Comuni si rifiutano – interviene Mumolo. – E poi esistono situazioni particolari in cui ottenere la residenza è comunque un problema. Se ad esempio una persona è ospite di un parente o un amico che vive in una casa di edilizia popolare, la legge stabilisce che quell'indirizzo possa essere usato per la residenza solo dall'assegnatario".

Avvocato di Strada prova da diversi anni a chiedere l'approvazione di una legge che tuteli almeno il diritto alla salute, che è personale e collettivo allo stesso tempo. Pensiamo ad esempio a una malattia infettiva e a un possibile focolaio che non viene intercettato subito. Oggi, mai come prima, possiamo sapere con certezza quale pericolo corra chi si ammala e l'intera comunità.

Ma chi si rivolge all'ambulatorio di Sokos, per la verità, ha bisogno di un po' di tutto. "Ogni specialista che lavora come volontario è richiesto: dal dermatologo all'ortopedico, fino ai palliativisti per la terapia del dolore – ci spiega il dottor Bellotti. – Spesso il problema principale è il dolore articolare, dovuto alla situazione in cui vivono oppure alla professione che svolgevano prima. Qualche giorno fa, ad esempio, un paziente che aveva mal di schiena mi ha raccontato che lui si è sempre occupato di traslochi ed era quindi abituato a portare grandi pesi. Personalmente mi occupo degli elettocardiogrammi e vedo soprattutto problematiche legate a ipertensione, cattiva alimentazione, obesità, alterazione dei trigliceridi e del colesterolo e tutte quelle patologie legate all'invecchiamento. E poi ci sono le malattie dell'apparato respiratorio che emergono durante il periodo invernale. Per non dimenticare la scabbia".

Mentre la proposta per una legge a livello nazionale è ferma in Senato, in attesa che vengano discussi tutti gli emendamenti presentati, Antonio Mumolo ha scelto di iniziare dalla Regione di cui è consigliere, l'Emilia-Romagna. "È un gesto di civiltà che riduce le disuguaglianze. Ma ha un impatto anche a livello economico". Un medico di famiglia costa circa 80 euro all'anno a paziente, mentre un solo accesso al Pronto Soccorso costa dai 150 ai 400 euro, con una media di 250 euro. Inoltre, una persona senza fissa dimora ha un tempo di degenza più lungo rispetto agli altri pazienti perché fuori dall'ospedale nessuno si può prendere cura di lei. Per ogni giorno di ricovero si spendono 670 euro. "Abbiamo già messo a disposizione 100mila euro per coprire il medico per il primo anno", aggiunge il consigliere.

Un medico di famiglia costa 80 euro a paziente, un accesso al Pronto Soccorso costa in media 250 euro

Grazie alla nuova legge, i servizi sociali potranno accompagnare la persona nello svolgimento di tutte le pratiche per avere il medico di base. Inoltre, una maggiore presenza degli assistenti sociali che si occupino di loro potrebbe aiutarli a uscire più facilmente dalla strada. Ma prima che la nuova norma possa trovare un'applicazione concreta dovrà passare del tempo. Tempo durante il quale in ambulatori come quello di Sokos, medici e infermieri volontari continueranno a mettere a disposizione le ore libere della loro giornata per l'assistenza agli oltre 6mila pazienti senza fissa dimora che vivono in Emilia-Romagna (più di 60mila in tutta Italia).

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