Infarto silente: cos’è l’attacco cardiaco di cui non ti accorgi e chi è più a rischio

Un infarto vero e proprio, ma senza i sintomi tipici. Un fenomeno che per forza di cose può risultare ancora più pericoloso e avere delle complicanze più gravi rispetto al classico attacco cardiaco. Risulta a rischio soprattutto chi soffre di diabete, perché la sensibilità dei nervi che portano al cuore è ridotta e non si avverte il dolore al petto.
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Giulia Dallagiovanna 1 Agosto 2019
* ultima modifica il 01/08/2019
Con la collaborazione della Dott.ssa Daria Liberto Cardiologa ed elettrofisiologa presso l'IRCCS Multimedica di Sesto San Giovanni (Milano)

L‘infarto silente è un attacco cardiaco che colpisce il miocardio, proprio come la forma classica. La differenza sta nei sintomi: il tipico dolore intenso al torace e la sensazione di oppressione possono essere così lievi da non essere nemmeno notati, quando non addirittura assenti. Come quindi potrai immaginare, può rivelarsi un fenomeno ancora più pericoloso sia dal punto di vista della mortalità, che per quanto riguarda le possibili complicanze.

Intervenire in modo tempestivo è praticamente impossibile, ma c'è un dato che dovresti tenere a mente. Questa patologia colpisce soprattutto chi soffre già di diabete e mostra una sensibilità ridotta nei nervi che conducono al cuore. Se quindi rientri in questa categoria, dovresti sottoporti periodicamente a screening preventivi, in particolare all'elettrocardiogramma, per cercare di limitare i danni di un possibile attacco cardiaco asintomatico.

Cos'è un infarto silente

Esattamente come il normale attacco di cuore, l'infarto silente colpisce il miocardio. L'origine è la stessa: l'occlusione di una o più arterie coronariche, che impedisce il corretto afflusso di ossigeno e altri nutrienti al cuore. Di conseguenza alcune zone del miocardio, la membrana che riveste il muscolo, andranno in necrosi, cioè moriranno.

La differenza è che, se di norma i sintomi classici sono un dolore intenso nell'area dietro lo sterno e un senso di oppressione al torace, quando l'episodio è silente non dà nessun segnale. Risulta, cioè, quasi del tutto asintomatico oppure si manifesta con indizi riconducibili anche ad altre patologie. Questa forma può arrivare a rappresentare fino a un terzo dei casi di attacco di cuore totali e, come potrai immaginare, è molto pericolosa.

Le cause dell'infarto silente

La patologia che in modo più frequente provoca un infarto è l'aterosclerosi, cioè la formazione di placche di lipidi e globuli bianchi che possono rompersi e formare dei coaguli di sangue. In altre parole, dei trombi che chiudono i vasi sanguigni. Se l'attacco cardiaco è asintomatico, questo meccanismo non cambia.

Si potrebbe però definire il diabete come causa dell'infarto silente, poiché è questa malattia che "impedisce" al dolore di manifestarsi. Altera infatti la sensibilità dei nervi che controllano l'attività del cuore e riduce la percezione del male fisico. Di fatto, quindi, i sintomi ci sono, ma tu non li avverti.

I campanelli d'allarme per l'infarto silente

Se non si può parlare di sintomatologia, cerchiamo almeno di capire quali posso essere i campanelli d'allarme che ti possono far pensare a un infarto silente. Per prima cosa, devi sapere che il dolore al petto non è l'unico sintomo dell'attacco di cuore, sebbene sia quello più caratteristico. Ci sono altre parti del corpo che potrebbero dolerti, persino alcune molto lontane dal torace: potrebbe ad esempio farti male il mignolo della mano sinistra, oppure la bocca dello stomaco, come quando soffri per un'indigestione.

Manifestazioni che possono comparire anche in caso di attacco cardiaco asintomatico sono quelle che non coinvolgono direttamente il muscolo in sofferenza. Ad esempio, la sudorazione fredda, i brividi, un'improvvisa difficoltà nella respirazione e l'aumento delle pulsazioni, divenute però irregolari. È anche probabile che tu ti senta di colpo molto stanco e senza nessuna ragione apparente.

Assieme a questi segnali, è fondamentale valutare quali i fattori di rischio presenti una persona. Si riuscirà così a distinguere meglio un banale dolore, da un problema cardiaco vero e proprio.

I fattori di rischio per l'infarto silente

I fattori di rischio per l'infarto silente sono gli stessi di quelli che concorrono all'attacco di cuore classico. Alcuni non sono modificabili, come:

  • Età: più passano gli anni e invecchiano i tuoi tessuti e i vasi sanguigni, maggiore sarà la possibilità di soffrire di infarto
  • Sesso: fino ai 50 anni risultano più a rischio gli uomini, ma superata questa soglia anche le donne devono rimanere in allerta poiché con la menopausa vengono a mancare gli ormoni protettivi per il cuore
  • Familiarità: la presenza di casi di infarto nella tua famiglia o di altre malattie cardiovascolari è una ragione valida per aumentare il livello di attenzione

Sul altri invece puoi agire per tempo e vengono infatti definiti modificabili:

  • Stile di vita: sedentarietà, fumo e alcol non aiutano a rimanere in salute e mettono in serio pericolo il tuo cuore
  • Alimentazione: evita cibi ricchi di grassi saturi e di sale, perché non favoriscono la corretta circolazione del sangue

Ma il vero fattore di rischio per l'infarto silente è di nuovo il diabete. Un eccessiva presenza di zucchero nel sangue può ostacolare l'afflusso di sangue al cuore, oppure provocare insufficienza renale che, come complicanza, presenta proprio l'occlusione delle arterie. E se soffri già di questa patologie è molto probabile che l'eventuale attacco di cuore risulti asintomatico.

Le complicanze dell'infarto silente

La complicanza alla quale si pensa immediatamente quando si parla di infarto è il decesso. Circa l'11% delle persone colpite da attacco di cuore, non sopravvive all'episodio. Una percentuale che per fortuna è in costante calo, grazie alle modalità di intervento sempre più rapide e a strumenti di diagnosi più precisi. Ma questo meccanismo diventa più complicato in caso di infarto silente. Il paziente non si recherà di corsa al Pronto soccorso, perché non riuscirà a rendersi conto che il suo cuore è in pericolo. Non che la morte sia sempre la conseguenza, ma un infarto di questo tipo risulta per forza di cose più a rischio.

Un discorso simile vale anche per le altre possibili complicanze. Quando un attacco cardiaco è in corso è fondamentale agire in fretta, per limitare l'estensione delle necrosi e quindi i danni al muscolo. Se però non avverti il problema, questo passaggio viene a mancare e le conseguenze potrebbero risultare peggiori.

L'insufficienza cardiaca può rivelarsi peggiore in caso di infarto silente

Prima fra tutto, l'insufficienza cardiaca, chiamata anche scompenso cardiaco, che si verifica quando la porzione di cuore ancora sana non è forte abbastanza per poter svolgere il suo lavoro in modo corretto. Le contrazioni risulteranno più deboli e il volume di sangue pompato nelle arterie non sarà sufficiente per portare a tutti gli organi e i tessuti del tuo corpo i nutrienti di cui hanno bisogno. Può trattarsi di un malfunzionamento temporaneo, ma può anche rivelarsi una patologia cronica. Nei casi più estremi può infine sopraggiungere lo shock cardiogeno, che preclude la capacità di generare pressione e risulta fatale.

Altre complicanze pericolose e frequenti sono le aritmie, cioè le alterazioni del regolare ritmo cardiaco. Il muscolo non riesce più a contrarsi e rilassarsi come faceva prima e in alcuni casi questo problema può portare al decesso. In particolare. la fibrillazione ventricolare, una contrazione anomala e non simultanea delle fibre che costituiscono i ventricoli, diventa un ostacolo per la sopravvivenza.

Possono infine verificarsi aneurismi, eccessive dilatazioni del tessuto che non è in grado di contenere tutto il sangue che non defluisce nelle arterie come dovrebbe, che portano a lacerazioni del muscolo cardiaco. Se durante l'infarto non hai provato dolore, potresti non sentire male nemmeno in questo caso e quindi mettere ancora più in pericolo il tuo cuore.

Come si diagnostica l'infarto silente

Di solito, per verificare che vi sia un infarto in corso, si ricorre subito all‘elettrocardiogramma (Ecg). Le onde elettriche che il dispositivo riprodurrà su un foglio di carta corrispondono ai battiti del tuo cuore ed è possibile individuare subito un'eventuale aritmia o irregolarità. Ai fini diagnostici è però ancora più utile l'angiografia coronarica, uno screening a raggi X che mette in evidenza le ostruzioni delle arterie, se vi sono. Si può infatti intervenire subito con un'angioplastica, cioè con l'impianto di uno stent, simile a un piccolo tubo, che mantenga dilatato il vaso sanguigno.

Come avrai capito, in caso di infarto silente, la diagnosi diventa più complicata. Può capitare infatti che rimanga ignorato e venga poi scoperto casualmente durante un controllo cardiaco di routine. Di solito è un elettrocardiogramma che mostra un evento acuto pregresso, cioè precedente all'esame.

Il parere dell'esperto

Abbiamo chiesto alla dottoressa Daria Liberto, cardiologa ed elettrofisiologa presso l'IRCCS Multimedica di Sesto San Giovanni (Milano), di spiegarci come sia possibile diagnosticare un infarto silente:

"I soggetti diabetici hanno un rischio maggiore di soffrire di infarto silente, perché l'iperglicemia danneggia i vasi sanguigni e il sistema nervoso e provoca una neuropatia diabetica. Non vi è dunque la percezione del dolore e si può incorrere in un attacco cardiaco senza sintomi e, talvolta, anche senza campanelli d'allarme. Di norma un soggetto a rischio dovrebbe rientrare in un normale programma di screening preventivo, ma può capitare che un paziente si presenti già con modifiche elettrocardiografiche che mostrano come si sia verificato un infarto silente. 

Nella maggioranza dei casi, inoltre, si manifesta con avvisaglie che annunciano l'evento vero e proprio. Durante le settimane precedenti o i mesi successivi, il soggetto prova alcuni disturbi dopo aver compiuto piccoli sforzi, come salire le scale, che non aveva mai avvertito prima. Sono segnali che le coronarie si stanno restringendo. A risposo permettono ancora al sangue di portare al cuore tutti i nutrienti necessari, ma quando questo richiede più energia e ossigeno non sono più in grado di soddisfarlo. 

Bisogna quindi procedere con gli accertamenti ed è possibile così prevenire l'evento acuto, cioè l'infarto vero e proprio, e limitare i danni. Il problema del cuore, infatti, è che si tratta di un tessuto non rigenerabile e una volta che è stato distrutto non è più possibile recuperarlo".

Fonte| MultiMedica

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