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Influenza 2020-2021, ultime notizie: si conclude la stagione influenzale

Termina la sorveglianza dell’Istituto superiore di sanità verso un’epidemia che quest’anno, per la verità, non è mai partita. I casi totali infatti sono stati 2,4 milioni, contro i 7,5 milioni dell’inverno 2019-2020.
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Giulia Dallagiovanna 4 Maggio 2021
* ultima modifica il 04/05/2021

Si conclude ufficialmente la stagione influenzale che, per la verità, quest'anno non c'è praticamente stata. L'Istituto superiore di sanità informa che il monitoraggio di Influnet è terminato il 1 maggio, con un'incidenza dell'infezione e delle sindromi para-influenzali pari a 0,8 casi ogni mille assistiti dai medici di Medicina Generale.

Solo due regioni, Sardegna e Calabria, non hanno mai attivato la sorveglianza a causa dell'emergenza Covid-19. In tutto il resto della penisola sappiamo che la curva epidemica si è sempre mantenuta ben al di sotto della aspettative e di quanto si era verificato negli scorsi anni. Solo 2,4 milioni di italiani infatti hanno contratto le classiche forme simil-influenzali, circa 5 milioni in meno rispetto alla stagione 2019-2020.

E, viene da dire, per fortuna o gli ospedali già sotto pressione a causa del Coronavirus avrebbero dovuto raddoppiare gli sforzi in vista di possibili ricoveri dovuti a complicanze date proprio dall'influenza.

Pronto un nuovo vaccino dedicato a over65

6 aprile 2021

Si chiama Fluad Tetra ed è un vaccino adiuvato, per garantire una risposta immunitaria più efficace anche nei soggetti più fragili e maggiormente a rischio complicanze. Intanto la curva epidemica prosegue la sua discesa: siamo a soli 1,17 casi ogni mille assistiti.

È ormai in fase discendente la curva dell'epidemia di influenza, che in realtà quest'anno non si è fatta molto sentire, come anche tu avrai notato. Secondo il bollettino settimanale di Influnet, a cura dell'Istituto superiore di sanità, l'incidenza al momento è di 1,17 casi ogni mille assistiti. Ricordando sempre che due regioni, ovvero Sardegna e Calabria, non hanno mai attivato la sorveglianza, a causa dell'emergenza Covid-19.

Quest'anno sono stati poco più di 2 milioni gli italiani colpiti, a fronte degli oltre 7 della stagione 2019-2020. Intanto, per il prossimo inverno si attende un nuovo vaccino, dedicato espressamente agli over65, più a rischio per le complicanze di una patologia che, sebbene conosciamo bene, provoca comunque un certo numero di decessi ogni anno. Si chiama Fluad Tetra e il suo utilizzo nei Paesi dell'Unione europea è stato autorizzato dall'Ema.

Si tratta, per la precisione, di un vaccino adiuvato: "La presenza del componente adiuvanteha spiegato Francesco Landi, presidente della Società italiana di gerontologia e geriatria – conferisce una serie di benefici aggiuntivi come maggiore immunogenicità, risposta immunitaria più ampia ed estesa nel tempo, protezione crociata verso virus influenzali che possono andare incontro a mutazione durante la stagione influenzale e differire così da quelli inseriti nella composizione vaccinale". Per questo motivo è più adatto a chi ha già superato una certa età e il suo sistema immunitario non è più in grado di produrre sempre una risposta immunitaria efficiente.

Solo 1,49 casi ogni mille assistiti

29 marzo 2021

La curva dell'epidemia di influenza, che quest'anno peraltro non è praticamente esistita, è nella fase discendente. La speranza è che presto la sia anche quella della pandemia di Covid-19.

Probabilmente ci ricorderemo dell'inverno 2020-2021 come l'anno in cui l'influenza non è praticamente esistita. L'ultimo bollettino di Influnet, il report settimanale a cura dell'Istituto superiore di sanità, riporta un'incidenza di 1,49 casi ogni mille assistiti.

Siamo quindi di fronte a una curva discendente, come è normale in questo periodo dell'anno, quando arrivano le prime avvisaglie della bella stagione. La speranza è che presto potremo dire la stessa cosa anche per la pandemia di Covid-19.

Perché l'influenza non circola e il Covid-19 invece sì

23 marzo 2021

È chiaro a tutti come l'influenza quest'anno non stia circolando. Anche l'ultimo rapporto Influnet ne conferma l'incidenza al di sotto della soglia basale. Ma come mai le misure di prevenzione non sembrano funzionare così bene contro il Coronavirus?

Il bollettino settimanale di influnet, a cura dell'Istituto superiore di sanità, continua a riportare numeri ai minimi livelli per quanto riguarda la circolazione dell'influenza. L'incidenza registrata è pari a 1,65 casi ogni mille assistiti, tenendo sempre presente che Sardegna e Calabria non hanno mai attivato la sorveglianza a causa dell'emergenza Covid-19.

Dall'inizio della sorveglianza sono stati appena 2.086.000 gli italiani costretti a letto a causa dell'influenza classica. Lo scorso anno avevamo raggiunto i 7 milioni. Come sempre, ricordiamo che la ragione è da ricercarsi nell'aumento delle vaccinazioni antinfluenzali e nell'utilizzo delle misure di sicurezza e prevenzione adottate contro il Covid-19. Come avrai notato, funzionano molto meglio contro l'epidemia di influenza piuttosto che contro quella provocata dal SARS-Cov-2, ma la ragione è piuttosto semplice: sono anni che il tuo corpo ha sviluppato gli anticorpi per difenderti dalla normale influenza, mentre è altamente probabile che tu non ne abbia nessuno verso l'infezione da Coronavirus a meno che tu non l'abbia già contratto o non ti sia vaccinato.

L'incidenza resta molto inferiore a quella dello scorso anno

12 marzo 2021

Marzo non regala sorprese sul fronte dell'influenza. Il numero di nuovi casi rimane al di sotto della soglia basale, mentre non sono più di 1 milione e 900mila gli italiani colpiti fino ad ora.

Non ci sono particolari novità sul fronte dell'influenza. Come riporta il bollettino settimanale Influnet, a cura dell'Istituto superiore di sanità, i casi registrati sono pari a 1,86 ogni mille assistiti. Molto al di sotto rispetto all'incidenza dello scorso anno in questo stesso periodo, quando i casi erano 5,3.

Sono quindi circa 1 milione e 900mila gli italiani colpiti dall'influenza, 112mila si sono aggiunti nell'ultima settimana. Si tratta sempre di stime, perché quest'anno il monitoraggio è stato complicato dalla compresenza con il Covid-19 e alcune regioni, in particolare Campania e Sardegna, non lo hanno attivato.

Solo 1 milione e 600mila gli italiani colpiti

8 marzo 2021

L'incidenza dell'influenza rimane sempre ai minimi storici: solo 1 milione e 600 mila gli italiani colpiti, contro i 6 o 7 milioni della scorsa stagione.

Si mantiene sempre sugli 1,7 casi ogni mille assistiti l'incidenza dell'influenza, anche per la prima settimana di marzo. Lo certifica il bollettino settimanale di Influnet, a cura dell'Istituto superiore di Sanità. Mentre si va verso la stagione più calda, e dunque verso la probabile scomparsa di questi virus, va detto che l'epidemia di influenza quest'anno semplicemente non c'è stata.

Ad oggi gli italiani a letto con la febbre, non causata dal Covid-19, sono stati solo 1 milione e 600mila. Praticamente nessuno, se consideri che l'anno scorso si viaggiava sui 6 o 7 milioni. Non male sapere di esserci tolti almeno questa preoccupazione in un inverno tra i più difficili che abbiamo passato. Ora non resta che sperare nell'arrivo dei vaccini e nella fine anche della pandemia di SARS-Cov-2.

Registrati 1,7 casi ogni mille assistiti

1 marzo 2021

L'incidenza dell'influenza oscilla, ma resta sempre ben al di sotto della soglia basale e soprattutto di quanto accadeva durante la scorsa stagione.

L'incidenza dell'influenza oscilla di settimana in settimana, ma si mantiene stabilmente sempre al di sotto della soglia basale. Le ultime rilevazioni di Influnet, il bollettino a cura dell'Istituto superiore di sanità, stimano 1,7 casi ogni mille assisti. Sempre considerando che non tutte le regioni sono riuscite ad attivare il monitoraggio, a causa dell'emergenza Covid. Da Sardegna e Calabria ancora non arrivano dati, nonostante la prima sia stata di recente proclamata zona bianca.

Il fatto che l'influenza circoli così poco è anche una dimostrazione dell'efficacia dei vaccini, che quest'anno sono stati somministrati in quantità maggiori rispetto a quanto accadeva durante le stagioni precedenti. È bene ricordare questo fatto per quando arriverà il nostro turno per ricevere anche la soluzione contro il Covid-19.

Registrati 1,6 casi ogni mille assistiti

18 febbraio 2021

L'influenza continua ad essere ai minimi storici e forse avrai cominciato a chiederti come mai mascherine e distanziamento riescano a bloccare la circolazione di questo virus, ma non del SARS-Cov-2. È una questione di anticorpi, proviamo a capire meglio insieme.

Influenza sempre ai minimi storici: Influnet, il bollettino settimanale a cura dell'Istituto superiore di sanità, conferma che l'incidenza è di 1,6 casi ogni mille assistiti. Lo scorso anno in questo periodo avevamo circa 10,7 casi e si trattava comunque di una curva discendente dopo il picco epidemico di gennaio.

A questo punto forse ti starai chiedendo come mai l'influenza viene fermata da mascherine e distanziamento sociale, e il Coronavirus invece no. La ragione principale è una: i nostri anticorpi conoscono già i virus influenzali e anche se ogni anno mutano, sono comunque in grado di fornire una prima risposta. Il SARS-Cov-2 invece è noto solo a chi ha già contratto l'infezione e a chi ha ricevuto il vaccino. Dunque le misure restrittive sono fondamentali per arginare i contagi ma, come si ripete dall'inizio dell'epidemia, il rischio zero non esiste e sperare che in questo modo la crescita dei casi di riduca a zero è praticamente impossibile.

Leggero aumento dei casi a 1,7 ogni mille assistiti

12 febbraio 2021

Questa settimana il tradizionale bollettino di Influet, a cura dell'Istituto superiore di sanità, segnala un leggero aumento dei casi, che si mantengono comunque al di sotto della soglia basale. Ma come va letta questa crescita (inaspettata)?

Sembra esserci un leggero, leggerissimo, rialzo nel numero dei casi di persone che hanno contratto l'influenza: come riporta il bollettino di Influnet, la scorsa settimana erano 1,7 ogni mille assistiti. Una diffusione che rimane sempre al di sotto della soglia basale e molto lontano dai 12,1 casi della scorsa stagione invernale. Ma cosa significano questi numeri?

A una prima lettura si potrebbe quasi pensare che l'epidemia di influenza quest'anno sia partita in ritardo e che dovremo quindi farci i conti nelle prossime settimane, a differenza di quanto avviene di norma. In realtà ci sono diversi fattori da tenere in conto. Prima di tutto, le regioni stanno facendo più fatica del solito a tenere monitorati i malati, i cui sintomi sono sovrapponibili a quelli del Covid-19. Anzi, Sardegna e Calabria ancora non hanno attivato la sorveglianza. Leggere differenze nell'incidenza dei casi, dunque, potrebbero essere dovute anche a una diversa capacità di controllo in base alla settimana specifica. Sarà quindi bene attendere i prossimi report per avere un'idea più precisa della tendenza.

Un'ulteriore conferma arriva da un secondo dato: i test. Nella settimana tra l'1 e il 7 febbraio sono stati analizzati 234 campioni clinici da diversi laboratori che fanno parte della rete di Influet e nessuno è risultato positivo al virus influenzale. Al contrario, 27 di questi hanno mostrato positività al SARS-Cov-2. Sembra quindi che l'epidemia di Coronavirus, o meglio le misure adottate per contenerla, abbia quasi cancellato quella di influenza.

I casi si sono ridotti a 1,4 ogni mille assistiti

4 febbraio 2021

Da un certo punto di vista si potrebbe dire che il picco epidemico è passato, ma la realtà è che quest'anno l'influenza non si è praticamente fatta vedere. E questa situazione ha avuto diverse conseguenze positive: non c'è stata la temuta sovrapposizione con il Covid-19 e ai ricoveri da Coronavirus non si sono aggiunti quelli da influenza.

Diminuiscono ancora i casi di influenza, raggiungendo quota 1,4 ogni mille assistiti dai medici di Medicina Generale. La conferma arriva come sempre dall'aggiornamento settimanale di Influnet, a cura dall'Istituto superiore di sanità. Da un certo punto di vista, potremmo dire che il picco epidemico è passato, anche se quest'anno non si è verificata nessuna vera epidemia.

"È la prima volta che l'intera popolazione è soggetta a restrizioni agli spostamenti, all'obbligo di indossare le mascherine e al rispetto del distanziamento socialeha commentato a Ohga la professoressa Silvia Angeletti, docente associato di Patologia Clinica e direttore dell'Unità operativa complessa Laboratorio di analisi presso il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma. – Le mascherine in particolare sono un dispositivo molto utile contro i virus da infezioni respiratorie, perché bloccano il passaggio dei droplets infetti da una persona all'altra. Anche l'utilizzo di gel idroalcolico per le mani è un'ulteriore forma di limitazione alla circolazione dei patogeni. È normale quindi che per effetto delle misure anti-Covid, i casi di influenza siano diminuiti rispetto al passato".

Una situazione positiva sotto molti aspetti. Quest'anno la paura era proprio che si sovrapponessero le due infezioni respiratorie, i cui sintomi sono praticamente identici, e che diventasse una specie di incubo capire chi avesse contratto cosa. Non solo, ma anche l'influenza può costringere al ricovero le persone più anziane e fragili, andando ad appesantire ulteriormente la situazione degli ospedali, già gravati dal peso della pandemia.

La ridotta circolazione dell'influenza ha evitato di caricare ulteriormente gli ospedali, già gravati dal peso della pandemia

Potrebbe esserci però anche il rovescio della medaglia: "Il vaccino antinfluenzale – prosegue la professoressa Angeletti, – viene prodotto sulla base dei ceppi virali isolati durante l'epidemia dell'anno precedente. Poiché quest'anno i casi sono stati pochi, ci si aspetta anche di riuscire a isolare un ridotto numero di virus. E questo potrebbe causare delle difficoltà nella composizione di una soluzione vaccinale davvero efficace per il prossimo inverno. È anche vero però che i ceppi in circolazione sono comunque simili tra di loro. Si potrebbe quindi utilizzare una composizione vicino a quella sviluppata negli ultimi anni".

Casi sempre al di sotto della soglia basale

28 gennaio 2021

Sia il bollettino settimanale di Influnet che il sito di FluNews, entrambi a cura dell'Istituto superiore di sanità, riportano dati simili. Insomma, per quest'anno l'influenza ce la possiamo dimenticare.

L'influenza per quest'anno ce la possiamo dimenticare. Ormai il bollettino di Influet, aggiornato ogni settimana dall'Istituto superiore di sanità sulla base delle segnalazioni dei medici di Medicina Generale, riporta sempre le stesse stime: 1,5 casi ogni mille abitanti. Anche sul sito di FluNews, dove l'ISS raccoglie i dati provenienti da diverse forme di raccolta, tra cui anche InfluWeb di cui ti avevamo parlato, le notizie che si leggono sono le stesse: della classica influenza non c'è traccia. O meglio, l'incidenza è decisamente al di sotto della soglia basale.

Se non si tiene conto dei decessi provocati dal Covid-19, inoltre, la mortalità è in linea con quella degli scorsi anni. Si parla di una media giornaliera di 267 persone che, attenzione, non sono morte solo a causa dell'influenza. Questi dati infatti fanno riferimento ai decessi tra gli ultra 65enni per qualsiasi causa. Servono infatti due anni prima che l'ISTAT possa comunicare i dati ufficiali relativi solo all'influenza, dopo aver preso visione dei certificati di morte.

Arriva la prima bozza di un nuovo piano pandemico

22 gennaio 2021

Quest'anno l'influenza non ha circolato grazie al distanziamento fisico, alle mascherine e all'aumento delle vaccinazioni. Misure di prevenzione dalle quali si è preso spunto per la bozza del Piano pandemico 2020-2023 in previsione di una pandemia influenzale.

Mentre prosegue la ridotta circolazione dell'influenza, e l'ultimo bollettino di Influnet ci conferma che l'incidenza resta attorno all'1,5 casi ogni mille assistiti, ci si chiede se non sia il caso di imparare qualcosa da quello che è accaduto quest'anno. E sembra proprio l'assunto alla base del Piano pandemico 2020-2023, che per il momento è solo una bozza emersa dalla Conferenza delle Regioni: "Come suggerisce l'esperienza australiana – si legge infatti nel documento –  le misure di distanziamento fisico sono state in grado di minimizzare l'impatto dell'influenza stagionale e potrebbero quindi mitigare, almeno in parte, il decorso di una pandemia influenzale".

Ma non è stato solo il metro tra te e il tuo vicino e l'assenza di abbracci a ridurre l'epidemia di influenza (e anche quella di Covid-19). Le mascherine chirurgiche e quelle di comunità, ovvero quelle lavabili con il filtro, si sono dimostrate in grado di frenare la circolazione dell'infezione. Naturalmente, solo quando vengono indossate in modo corretto da tutti. Perciò, in previsione di nuove possibili emergenze, dovremo essere pronti a rimetterle e soprattutto ad attivare di nuovo una catena produttiva che sopperisca subito alle necessità. Come sappiamo bene, è stato uno dei principali problemi insorti a marzo.

Infine, il personale ospedaliero e sanitario attivo sul territorio deve essere preparato. Saranno quindi previsti aggiornamenti e "un continuo monitoraggio esplicato dal livello centrale sulle attività di competenza dei servizi sanitari regionali (redazione, aggiornamenti e implementazione dei piani pandemici influenzali regionali) nonché in generale un rafforzamento della preparazione nel settore della prevenzione e controllo delle infezioni".

Quest'anno il picco dei contagi non sembra esserci

14 gennaio 2021

Durante le precedenti stagioni invernali, questo era il periodo in cui si cominciava a intravedere l'arrivo del picco dei contagi da influenza, favoriti anche dalle feste di Natale dove si trascorre tanto tempo insieme in stanze chiuse. Quest'anno invece le misure di sicurezza adottate per il Covid e soprattutto l'aumento delle vaccinazioni sembrano aver davvero frenato l'epidemia.

Siamo al 14 gennaio e di norma arrivati a questo punto della stagione invernale si intravede il picco influenzale. L'anno scorso, tanto per farti un esempio, erano circa 300mila gli italiani costretti a letto dai sintomi. Certo, è possibile il Covid già circolasse e che non tutti i casi segnalati fossero davvero riconducibili all'infezione respiratoria che conosciamo. Quel che è certo però è che quest'anno sembra proprio che non ne sentiremo parlare. Lo conferma anche l'ultimo bollettino di Influnet, a cura dell'Istituto superiore di sanità, che raccoglie le segnalazioni dei medici di famiglia rispetto ai loro assistiti.

La stima dei contagi si ferma a 1,4 casi ogni mille assistiti, a fronte di una stagione precedente dove i malati accertati erano 6,6 ogni mille. L'efficacia delle mascherine, ma soprattutto del vaccino, si vede chiaramente proprio da questi numeri.

Solo 1,5 casi ogni mille assistiti: lo scorso anno erano 3,9

7 gennaio 2021

La differenza tra le due stagioni è evidente e oltre all'influenza si è ridotta anche la circolazione delle forme para-influenzali e dei banali raffreddori. Probabilmente questo trend si confermerà per tutto l'inverno.

Nonostante le feste di Natale, l'influenza continua a non farsi sentire. L'ultimo rapporto settimanale di Influnet, a cura dell'Istituto superiore di Sanità, certifica che al 30 dicembre si registrano solo 1,5 casi ogni mille assistiti. Per farti capire la differenza, lo scorso anno in questa stagione se ne contavano 3,9 ogni mille assistiti. Continua anche la difficoltà di alcune regioni nel tenere monitorati i pazienti che contraggono l'influenza e non il SARS-Cov-2. In particolare si tratta di: Provincia autonoma di Trento, Provincia autonoma di Bolzano, Sardegna, Campania, Basilicata e Calabria.

E non è solo l'infezione in senso stretto ad essere sparita dai radar, ma anche tutte le forme para-influenzali che ci facevano compagnia per tutto l'inverno. Dunque, quest'anno rischierai meno anche di ammalarti di raffreddore, che nella maggior parte dei casi è un disturbo innocuo, certo, ma sicuramente molto fastidioso. Come ti abbiamo ripetuto spesso, il merito è delle mascherine che oggi indossiamo tutti e del distanziamento sociale.

I contagi si riducono a 1,7 casi ogni mille assistiti

28 dicembre 2020

Sembra scendere ancora la curva epidemiologica legata all'influenza nel nostro Paese. Solo in due regioni, Umbria e Valle d'Aosta, i contagi superano la soglia basale, mentre alcune come la Calabria o il Trentino Alto-Adige non sono ancora riuscite ad attivare la sorveglianza. Intanto arriva un nuovo test molecolare in grado di distinguere il Covid-19 dall'influenza e dalla polmonite provocata da una diversa causa.

Restano bassi i contagi da influenza anche nei giorni che precedono il Natale. Il bollettino di Influnet, a cura dell'Istituto superiore di sanità, mostra anzi un'ulteriore riduzione dell'incidenza rispetto ai precedenti rapporti settimanali: si passa da 1,9 casi ogni mille assistiti a "soli" 1,7 casi. La maggior parte delle regioni mostrano un livello di contagi al di sotto della soglia basale, ad eccezione della Valle d'Aosta e dell'Umbria. Va detto che il Trentino Alto-Adige, la Sardegna, la Campania, la Basilicata e la Calabria non hanno ancora attivato la sorveglianza a causa, come potrai immaginare, dell'emergenza Covid-19.

Intanto arriva un nuovo test molecolare in grado di distinguere il Covid-19 dall'influenza e dalla polmonite con un solo tampone nasofaringeo. Prodotto dal gruppo Abbott, si chiama Alinity m Resp-4-Plex e aiuterà i medici a capire se i sintomi che manifesta il paziente siano da attribuirsi al nuovo virus, a un patogeno influenzale del ceppo A o B o a un virus respiratorio sinciziale, che può provocare la polmonite, soprattutto nei bambini più piccoli.

Questi strumenti sono molto importanti non solo per velocizzare la diagnosi e iniziare subito con le cure adatte, ma anche per poter isolare un paziente il prima possibile in caso si riveli positivo al SARS-Cov-2, che ha manifestazioni simili a diverse altre infezioni respiratorie già note.

Contagi sotto la soglia basale, ma cosa significa?

18 dicembre 2020

Lo scorso anno l'influenza colpiva circa 3,5 italiani ogni mille assistiti, quest'anno i casi sono solo 1,9 ogni mille assistiti. Si conferma dunque il trend che vede l'influenza circolare in modo molto ridotto rispetto alle precedenti stagioni.

Il nuovo rapporto settimanale di Influnet conferma quello che forse sarà il trend di questa intera stagione influenzale: i virus che provocano la nota malattia stanno circolando in modo molto ridotto rispetto agli scorsi anni e anche se non tutte le regioni riescono a essere puntuali con la conta dei casi, è ormai chiaro come l'epidemia si mantenga sotto la soglia basale. Ma che cos'è la soglia basale?

La soglia basale è la quantità di contagi che ci si aspetta per quella determinata settimana dell'anno. Come ben saprai, un'epidemia viene rappresentata da una curva, che ha un suo inizio, una sua fase di picco e poi una discesa più o meno veloce. Quando parliamo di influenza, sappiamo che inizia grossomodo a ottobre, anche se qualche primo caso di solito viene segnalato già a settembre, raggiunge il momento di massima circolazione attorno alla metà di gennaio e si dichiara conclusa tra la fine di aprile e l'inizio di maggio. È facile intuire che il periodo del picco è anche una conseguenza delle feste di Natale, dove si sta tutti insieme in ambienti chiusi e per lungo tempo. Ed è anche la ragione per cui quest'anno è altamente sconsigliato organizzare pranzi e cenoni: favorirebbe l'aumento dei contagi da Coronavirus.

Tornando alla soglia basale e per farti capire meglio quanto sia ridotta la circolazione dell'influenza quest'anno, proviamo a prendere in considerazione un paio di numeri. Il primo è 1,9 per mille assistiti, che è la stima dei contagi presenti attualmente in Italia, elaborata a partire dalle segnalazioni dei medici di Medicina Generale. Il secondo è 3,5 casi ogni mille assistiti, ovvero il livello di incidenza che si registrava lo scorso anno e che più o meno corrisponde a quello che ci aspettavamo anche per questo inverno.

Colpiti 1,9 italiani ogni mille assistiti

14 dicembre 2020

Si tratta però solo di una stima, che l'Istituto superiore di sanità ha elaborato sulla base delle segnalazioni raccolte dai medici di Medicina Generale. Ci sono ancora regioni che faticano a monitorare l'epidemia che ci accompagna sempre durante l'inverno, mentre sono alle prese con il Covid-19.

L'influenza continua a circolare meno rispetto allo scorso anno. Lo conferma l'ultimo report settimanale di Influnet, a cura dell'Istituto superiore di sanità, che però precisa: "A causa del ritardo di notifica le stime possono cambiare da una settimana all’altra". Continuano infatti a esserci regioni dove i medici di Medicina Generale e i presidi territoriali faticano a monitorare i dati dell'epidemia di questa questa stagione invernale, nella quale gli occhi di tutti sono in realtà puntati sul Covid-19.

Al momento comunque si conferma la situazione della scorsa settimana, in cui le stime parlavano di 1,9 casi ogni mille assistiti. Circa 114mila italiani. Un calcolo che deve però tenere conto di diversi fattori e soprattutto del fatto che non conosciamo con precisione il tasso di contagi in alcune regioni. In particolare si parla di Calabria, Basilicata, Campania, Sardegna, Alto-Adige e Friuli Venezia-Giulia. Sembra infine che solo in Piemonte e in Valle d'Aosta i casi siano superiori rispetto alla soglia che si registra normalmente in questo periodo dell'anno.

Un vaccino Jolly ha dato risultati promettenti

11 dicembre 2020

Mentre sembrano proseguire le difficoltà nel monitoraggio dei contagi da influenza, una buona notizia arriva da New York dove il Mount Sinai Hospital coordina un gruppo di ricerca internazionale per la sperimentazione di un nuovo vaccino che dovrebbe proteggere da tutti i tipi di virus in circolazione.

Il rapporto periodico di Influnet questa settimana non è ancora stato pubblicato. È probabile che la riorganizzazione nella raccolta dei dati, dovuti alla pandemia, abbia richiesto un po' più di tempo. Ci sono comunque novità importanti sul fronte dell'influenza: un vaccino jolly ha ottenuto risultati molto positivi durante la prima fase di sperimentazione. Il farmaco è in corso di sviluppo da parte di un gruppo di ricerca internazionale coordinato dal Mount Sinai Hospital di New York, che ha pubblicato i primi dati dello studio sulla rivista Nature Medicine. Per ora sembra che sia in grado di garantire una copertura fino a 18 mesi, ma che potrebbe essere prolungata se la somministrazione fosse ripetuta due o tre volte.

Ma cos'è un vaccino jolly? Come forse ormai saprai, esistono diversi virus che possono provocare l'influenza e che vengono suddivisi in tre ceppi: A,B e C. Non solo, ma al loro interno vi sono altre piccole varianti che prendono il nome di sottotipi. E ogni anno subiscono nuove modifiche che li rendono leggermente diversi rispetto alla stagione precedente. Questo significa che quando arriva l'inverno vengono preparate le soluzioni che ti rendono immune ai tipi di virus che circolano di più in quell'anno specifico, assicurandoti una copertura di 6 mesi, cioè fino all'estate. La stagione successiva i patogeni sono mutati e servono quindi farmaci un po' diversi. È già in uso un antinfluenzale quadrivalente che ti protegge contro i quattro tipi di virus più diffusi. Il jolly dovrebbe riuscire a stimolare la produzione di anticorpi contro tutte le possibili variazioni di questi patogeni e non costringerti più a ripetere la vaccinazione ogni anno.

Un vaccino jolly garantirebbe protezione contro tutti i virus dell'influenza e i loro sottotipi

Questa formulazione ha come bersaglio una delle due principali proteine che si trovano sulla superficie di tutti i virus dell'influenza, l'emoagglutinina. A differenza degli altri preparati in uso, questo prende di mira una parte diversa della proteina e stimola la produzione di anticorpi che hanno dimostrato di poter neutralizzare diversi ceppi di virus, sia negli animali che nell'uomo. Per il momento la sperimentazione ha superato la fase 1 e ai test hanno preso parte 65 volontari.

Ottenere un vaccino jolly non è una semplice comodità: rappresenterebbe un risparmio importante per il sistema sanitario, alleggerirebbe il carico di lavoro di medici e ASL che ogni anno devono ripetere la campagna e ci consentirebbe di essere più pronti a un'eventuale nuova pandemia provocata proprio da un virus influenzale. Ti ricordo infine che anche l'influenza può avere ripercussioni gravi, soprattutto in anziani e soggetti deboli, anche se per fortuna sono meno frequenti rispetto a quanto accade con il Covid-19.

I numeri confermano la ridotta circolazione del virus

4 dicembre 2020

Influnet, il sistema di monitoraggio a cura dell'Istituto superiore di sanità, ha stimato circa 114mila casi di influenza su tutto il territorio italiano, tenendo conto del fatto che alcune regioni non riescono ancora a inviare dati definitivi. Lo scorso anno, in questo periodo, si superavano i 760mila contagi.

Nel secondo rapporto di Influnet, a cura dell'Istituto superiore di sanità, si confermano i problemi che già erano emersi: in epoca di Coronavirus, il conteggio dei casi di influenza non è per nulla un gioco da ragazzi. Alcune regioni ancora non sono riuscite a organizzarsi per inviare dati certi, dunque dobbiamo continuare a basarci su stime. Ad oggi, sembra che l'incidenza della malattia sia di 1,9 casi ogni mille assistiti. Circa 114mila italiani a letto con febbre o sintomi para-influenzali non legati al Covid-19. Lo scorso anno, nello stesso periodo, si superavano le 760mila diagnosi.

C'è però anche una ragione più pratica che spiega la discrepanza nelle rilevazioni: le misure di sicurezza che devono limitare la diffusione del SARS-Cov-2, hanno effetto anche sui virus influenzali. La conferma arriva da un'intervista che Ohga ha fatto a Daniela Paolotti, project manager di Influweb, piattaforma a cura di Fondazione ISI di Torino che integra i dati di Influnet monitorando le persone che si ammalano ma non contattano il proprio medico e dunque sfuggono al sistema di conteggio dell'ISS. Dunque quest'anno dovremo aspettarci anche una minor circolazione dell'influenza o del raffreddore più classici. Un risultato ottenuto non solo attraverso mascherine e distanziamento sociale, ma anche grazie alla maggior richiesta di vaccini che ha messo in crisi i sistemi di approvvigionamento regionali e che però ora mostra i suoi frutti.

È importante che quest'anno vi siano più persone immunizzate contro l'influenza. Prima di tutto, questo permetterà di distinguere più facilmente la malattia comune dal nuovo Coronavirus. E poi eviterà di aggiungere ulteriore pressione sugli ospedali già impegnati a gestire la pandemia: anche l'influenza infatti può dare seguito a complicanze che rendono necessario il ricovero.

La difficoltà nel monitoraggio dei casi

26 novembre 2020

Influnet, il sistema di monitoraggio a cura dell'Istituto superiore di sanità, arranca nel conteggio dei casi di influenza e sindromi para-influenzali. Il problema è naturalmente l'emergenza Covid-19 che preme sui medici di famiglia e rende difficile riconoscere subito un malanno di stagione rispetto all'infezione da SARS-Cov-2.

Il sospetto c'era, dati i ritardi nell'uscita del primo bollettino di Influnet, il sistema di sorveglianza nazionale a cura dell'Istituto superiore di sanità, ma ora arriva la conferma: quest'anno il conteggio dei casi di influenza è più difficile del previsto. "Causa emergenza Covid-19, alcune Regioni sono in una fase organizzativa e non tutti i medici partecipanti alla sorveglianza InfluNet hanno reso disponibili i dati da loro raccolti", si legge nel primo rapporto, aggiornato al 25 novembre.

Dunque al momento, per quello che si è riusciti a dedurre, l'incidenza delle sindromi para-influenzali è di 2,58 casi ogni mille assistiti dal sistema sanitario nazionale. Sembra dunque che in tutte le regioni il contagio sia sotto la normale soglia, tranne in Piemonte e nella Provincia Autonoma di Trento. Ora bisognerà capire quanto queste stime siano vicine alla realtà.

Una ragione in più per cercare di difendersi da entrambi i virus, dal momento che anche l'influenza può provocare complicanze gravi nelle persone più fragili. Continua quindi a indossare la mascherina e a mantenere le distanze di sicurezza.

Il problema della distinzione con il Covid-19

9 novembre 2020

Quest'anno non abbiamo ancora sentito parlare così tanto di influenza, forse perché è anche piuttosto difficile distinguerla dall'infezione provocata dal SARS-Cov-2. Intanto, però, prosegue la campagna vaccinale, tra mille difficoltà.

Mentre il Covid-19 prosegue la sua corsa e alcune regioni d'Italia stanno vivendo un lockdown leggermente più soft di quello di marzo, dell'influenza quasi non se ne parla. E no, non è perché qualcuno te la vuole tenere nascosta o perché si sta dando un'enfasi eccessiva al Coronavirus. Il problema in realtà potrebbe essere quello che avevamo ampiamente anticipato: non è così facile distinguere tra queste due infezioni. Intanto la campagna vaccinale prosegue, tra scorte limitate e mille difficoltà.

Se ancora non possiamo avere un'idea certa di quanti italiani siano a letto a causa di un virus influenzale, possiamo però provare a capire quali strumenti siano stati messi in campo per distinguere in modo più rapido le due malattie. All'Istituto Spallanzani di Roma, ad esempio, è in corso la sperimentazione di un test rapido che dovrebbe essere appunto in grado di rilevare entrambi i patogeni e dire di quali si tratti nello specifico. Secondo il direttore sanitario della struttura, Francesco Vaia, dovrebbero essere disponibili già a partire dalla prossima settimana.

Per quanto riguarda il vaccino, invece, è ormai noto che quest'anno le dosi non saranno sufficienti per l'intera popolazione. In effetti, non si è mai verificata una stagione influenzale nella quale le richieste da parte dei privati, dunque di chi non può ricevere una dose gratuita dal sistema sanitario nazionale, fossero così elevate. Le regioni intanto, per ridurre i carichi su Als e ambulatori di Medicina Generale, sperimentano nuovi canali di somministrazione. In Trentino la si può ricevere ad esempio tramite drive-through, proprio nello stesso modo in cui vengono effettuati i tamponi per il SARS-Cov-2.

In Lombardia la situazione vaccini resta critica: la scorsa settimana 71 sindaci della città metropolitana di Milano hanno scritto una lettera al presidente della Regione, Attilio Fontana, per chiedere come mai a distanza di un mese dall'inizio della campagna, solo una parte esigua della popolazione abbia ricevuto il farmaco. In particolare, si fa richiesta di un accesso più rapido per gli anziani e le persone fragili.

Il calendario delle vaccinazioni regione per regione

12 ottobre 2020

In quasi tutte le regioni è partita la campagna vaccinale contro l'influenza. Ad oggi, all'appella mancano solo il Piemonte, che inizierà il 26 ottobre, e la Lombardia che, come annunciato durante una conferenza stampa insieme al professor Pregliasco, darà il via alle somministrazioni il 19 ottobre.

La campagna vaccinale contro l'influenza è ufficialmente iniziata in quasi tutte le Regioni. Fatta eccezione per la Lombardia, che partirà il prossimo 19 ottobre, sul restante territorio nazionale è dunque possibile farsi somministrare il vaccino antinfluenzale. Ecco il calendario vaccinale aggiornato regione per regione:

  • Toscana: è partita oggi, lunedì 12 ottobre, la campagna vaccinale nella regione Toscana: tutti i residenti che rientrano nelle categorie a rischio potranno dunque vaccinasi dal proprio medico o pediatra di famiglia
  • Liguria: i primi vaccini sono stati somministrati già a partire dallo scorso lunedì 5 ottobre
  • Lazio: forse avrai sentito lo scorso settembre, il presidente Nicola Zingaretti aveva firmato un'ordinanza con cui rendeva obbligatorio il vaccino antinfluenzale per gli operatori sanitari e la popolazione over 65 Dopo lo stop da parte del Tar, la campagna, non più obbligatoria ma fortemente raccomandata, è iniziata nella giornata di giovedì 1 ottobre 2020
  • Trentino Alto-Adige: un giorno più tardi rispetto al Lazio, è partita il 2 ottobre la vaccinazione in Trentino Alto Adige
  • Campania: la regione del governatore Vincenzo De Luca è stata una delle prime regioni ad avviare la distribuzione delle dosi, con la campagna che aveva già preso il via a fine settembre
  • Sicilia: il semaforo verde nella regione del presidente Nello Musumeci è scattato lo scorso 5 ottobre
  • Puglia: il via è arrivato come nel Lazio, il 1 ottobre: già da due settimane dunque è possibile vaccinarsi in Puglia
  • Abruzzo: la campagna è partita anche qui ad inizio ottobre, precisamente il giovedì 1
  • Umbria: per  soggetti deboli, anziani e a rischio la possibilità di sottoporsi al vaccino contro l'influenza gratuitamente si è aperta nella giornata di mercoledì 7 ottobre
  • Veneto: parte oggi, 12 ottobre, la campagna antinfluenzale della regione di Luca Zaia
  • Emilia-Romagna: al via oggi, 12 ottobre, la vaccinazione anche in Emilia Romagna
  • Valle d'Aosta: come i casi precedenti, prende avvio oggi 12 ottobre la campagna antinfluenzale
  • Basilicata: Non è ancora stata identificata una data precisa per l'inizio della campagna vaccinale in Basilicata ma il via dovrebbe arrivare in questi giorni e comunque prima della metà del mese di ottobre.
  • Molise: dopo la conferenza stampa di presentazione avvenuta, da oggi i medici avranno a disposizione le prime dosi di vaccino per le categorie a rischio
  • Piemonte: leggermente in ritardo rispetto alle altre regioni, per il Piemonte il via arriverà solo il 26 ottobre
  • Friuli Venezia Giulia: le prime punture di vaccino sono iniziate già lunedì 5 ottobre
  • Lombardia: come ti accennavo all'inizio, il 19 ottobre la vaccinazione antinfluenzale comincerà anche in Lombardia. I primi destinatari saranno i pazienti fragili, le donne in gravidanza, gli ospiti delle RSA e l’inizio degli over 65

La campagna vaccinale dovrebbe terminare prima di Natale anche se è stato lasciato un certo margine di discrezionalità alle regioni, con la possibilità di prorogarla anche fino al 31 gennaio 2021.

Aggiornato da Kevin Ben Alì Zinati il 12 ottobre 2020 

Al via la campagna vaccinale in 10 regioni

5 ottobre 2020 

Lazio, Toscana, Liguria e Campania sono alcune delle regioni che hanno dato il via alla campagna vaccinale antinfluenzale con una settimana d'anticipo. Entro metà ottobre arriveranno anche Emilia-Romagna, Valle d'Aosta, Basilicata e Molise. L'ultima a cominciare sarà il Piemonte, il 26 ottobre.

In anticipo rispetto allo scorso anno, è partita in diverse regioni la campagna vaccinale antinfluenzale 2020-2021. Come ormai saprai, il vero problema dei prossimi mesi sarà garantire a tutti una dose di farmaco immunizzante, dal momento che la richiesta in alcuni casi è addirittura raddoppiata rispetto agli inverni pre-Covid. Per questo motivo, è stato stabilito un calendario delle priorità: i primi a ricevere il vaccino saranno i malati cronici, poi le persone over 60 e i bambini al di sotto dei 6 anni. Terminate le categorie a rischio, si provvederà a somministrarlo anche a privati cittadini che lo acquisteranno a pagamento.

Le regioni nelle quali è già possibile effettuare la vaccinazione sono:

  • Toscana
  • Liguria
  • Lazio
  • Trentino Alto-Adige
  • Campania
  • Sicilia
  • Puglia
  • Abruzzo
  • Umbria
  • Veneto

Le prossime date da tenere a mente sono il 12 ottobre, quando cominceranno anche Emilia-Romagna e Valle d'Aosta, il 15 ottobre con Basilicata e Molise (dove, per la verità, le prime dosi potrebbero venire somministrate con qualche giorno d'anticipo) e il 26 ottobre per il Piemonte. Non c'è ancora una data certa per il Friuli Venezia-Giulia, ma si attende a breve l'annuncio ufficiale da parte dell'assessore alla Sanità della Regione.

Nel caos invece la Lombardia: non solo non è ancora stato fissato un giorno sul calendario, ma nella regione più colpita dal Covid-19 c'è davvero il rischio che le dosi disponibili siano decisamente inferiori al fabbisogno. È infatti fallita l'ultima gara dove si voleva individuare un fornitore per un approvvigionamento d'emergenza da 1,5 milioni di vaccini al costo di 10 euro l'uno. Vedremo quindi nei prossimi giorni come si organizzerà la regione.

La campagna vaccinale terminerà con ogni probabilità prima di Natale, anche se la data è a discrezione delle regioni e alcune hanno già previsto di prolungarla fino al 31 gennaio 2021.

Parma: primo caso di influenza in un bimbo di 9 mesi

30 settembre 2020

Il virus isolato in laboratorio appartiene al ceppo A e corrisponde al sottotipo H3N2. Non è il primo anno che circola in Italia e dovrebbe quindi essere già noto al sistema immunitario di buona parte della popolazione. Una buona notizia, dunque, perché si riduce il rischio di sovrapposizione tra influenza e Covid-19, il vero problema sanitario che interesserà tutta la stagione fredda che sta cominciando.

Qualche giorno in ritardo rispetto allo scorso anno, ma anche nel 2020 il primo caso di influenza arriva quando il calendario segna ancora settembre. È un bambino di 9 mesi, ricoverato a Parma. La diagnosi è stata fatta dalla direttrice della Scuola di specializzazione in microbiologia e virologia dell'Università, Adriana Calderaro, che assieme al suo team ha isolato il virus e lo ha classificato come influenzale del ceppo A, sottotipo H3N2. La buona notizia? Si tratta di un tipo già noto e contro il quale la maggior parte della popolazione, soprattutto adulta, dovrebbe già avere sviluppato una forma di immunità. Non è quindi un caso se il primo malato ha solo pochi mesi di vita.

Il virus influenzale di ceppo A, sottotipo H3N2 è noto e buona parte della popolazione dovrebbe già essere immune

Questa osservazione è importante, perché come ormai saprai il grande dilemma al quale ti troverai di fronte quest'anno è: si tratta di Covid-19 o della classica influenza? A quanto pare, in circolazione c'è almeno un sottotipo che non dovrebbe contagiare troppe persone, riducendo dunque il pericolo di sovrapposizione tra le due infezioni.

La seconda buona notizia è che il vaccino antinfluenzale copre anche quel virus specifico, perciò dovremmo già essere attrezzati a fronteggiarlo. Dico "dovremmo" perché sono settimane che le associazioni dei farmacisti lanciano allarmi preoccupanti rispetto alla possibile grave carenza di dosi di farmaco al quale stiamo andando incontro, a causa di un aumento della richiesta che l'anno scorso, al momento delle prenotazioni preventive delle fialette, non era immaginabile.

Ancora nessuna soluzione efficace contro la carenza di vaccini

24 settembre 2020

Secondo quanto hanno detto a Ohga alcuni farmacisti di Milano con i quali abbiamo parlato, la ridistribuzione delle dosi avrebbe portato ad averne solo 13 per ogni farmacia. I privati rischiano dunque di restare senza, anche se Roberto Carlo Rossi, presidente dell'Ordine dei Medici di Milano, si è detto fiducioso che l'immunizzazione sarà garantita a tutti.

Lo scorso anno in questi giorni registravamo il primo caso di influenza. Una bambina di 6 anni, ricoverata all'Ospedale Maggiore di Parma, alla quale era stata diagnosticata con certezza l'influenza di tipo B. Ora invece tutto tace. Forse che nella nostra preoccupazione per i dati sull'andamento della pandemia ci stiamo dimenticando delle malattie più classiche e che nascondono comunque i loro rischi? O magari, come uno studio dell'Università di Harvard sembra suggerire, mascherine e distanziamento sociale ci stanno aiutando a tenere lontano non solo il Covid-19, ma anche i più comuni malanni di stagione.

E dall'orizzonte che si sta piano piano delineando, sembra che dovremmo fare affidamento soprattutto su queste misure per prevenire il contagio. Sì perché alla carenza di vaccini al momento non sembra sia ancora stata trovata una soluzione efficace. Almeno, stando a quanto ci hanno rivelato i farmacisti di Milano con i quali abbiamo parlato.

La ridistribuzione delle dosi di vaccino ne ha garantito solo 13 per ogni farmacia in Italia

La famosa ridistribuzione delle dosi che avrebbe dovuto assicurare anche alla popolazione "attiva", cioè quella che non fa parte delle categorie a rischio, di avere accesso alle vaccinazioni non sembra funzionare. A quanto pare, ha garantito solo 13 vaccini per ogni farmacia d'Italia. E c'è chi teme che si ripeta lo stesso scenario conosciuto a marzo per le mascherine: non ce ne sarà abbastanza per tutti. Anzi, la maggior parte delle persone resterà scoperta.

Potremmo dunque non raggiungere l'obiettivo che medici e pediatri auspicavano: eliminare il rischio di contrarre l'influenza, in modo da riconoscere più rapidamente il Covid-19 al presentarsi di sintomi simili. Nessun problema, lo ripeto, per le categorie a rischio, come gli over 60 o chi affetto da una malattia cronica. Ad essere esposti saranno invece tutti gli altri, quelli che in effetti il più delle volte non hanno mai fatto richiesta di vaccino.

Più ottimista sembra invece il presidente dell'Ordine dei Medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, che proprio a Ohga si è dichiarato fiducioso che una soluzione verrà trovata e che a tutti sarà garantita la dose di antinfluenzale.

Tra il rischio della carenza di vaccini e il ruolo dei farmacisti

15 settembre 2020

Mentre l'autunno è sempre più alle porte, il tema vaccinazione antinfluenzale entra nel vivo. Le domande alle quali rispondere sono soprattutto due: ci saranno abbastanza dosi per tutti? I medici riusciranno a star dietro all'aumento importante di richieste che si prevede in quest'anno così particolare?

Con il mese di settembre che entra nel vivo, possiamo ormai considerarci alle porte dell'autunno. Certo, quando guardi fuori dalla finestra non noterai troppe differenze con la fine dell'estate, dal momento che le temperature non sembrano volersi abbassare e le giornate sono ancora soleggiate. Tra qualche settimana però potresti doverti trovare a fare i conti con i primi casi di influenza. E come ben saprai quest'anno è un tema piuttosto delicato e che si sviluppa di pari passo con l'emergenza Covid-19. Perciò, se sei un cittadino responsabile e soprattutto se hai a cuore la tua salute, avrai forse già preventivato di sottoporti al vaccino antinfluenzale. E come te, migliaia di altre persone, al punto che le regioni hanno aumentato fin quasi a raddoppiare le richieste di dosi per la campagna vaccinale 2020-2021. E allora affrontiamo subito la domanda che potrebbe preoccuparti di più: ce ne saranno abbastanza per tutti?

Il presidente della Federazione Ordini Farmacisti Italiani (FOFI), Andrea Mandelli, ha spiegato a Ohga che quest'anno la richiesta nazionale è passata da 12 milioni a 18 milioni di dosi, mentre a livello globale è cresciuta addirittura del 40-50%. "In più nel 2019 circa un milione di persone ‘attive' si sono vaccinate liberamente, quindi lo stesso numero di individui, se non maggiore, quest’anno rischiava di rimanere senza", ha aggiunto.

La FOFI ha proposto di permettere ai farmacisti di somministrare il vaccino, ma sono arrivati diversi "no"

Il tema è stato affrontato durante un tavolo organizzato tra il Ministero della Salute e i rappresentati di FOFI, Federfarma e Assofarm, le principali associazioni di categoria dei farmacisti. La soluzione proposta al momento è quella di rivedere le quote di vaccini assegnati a ciascuna Regione, in modo da essere certi che ve ne siano a disposizione anche per i privati e non solo per le categorie a rischio. Le quali, peraltro, quest'anno si vedono aggiunta anche la fascia compresa tra i 60 e i 64 anni. Una toppa che non è detto riesca a coprire l'intero fabbisogno.

C'è poi un altro problema da affrontare, questa volta di tipo organizzativo. Oggi, se vuoi sottoporti al vaccino antinfluenzale, ti devi rivolgere alla Asl o al tuo medico di famiglia, ammesso che quest'ultimo abbia deciso di aderire alla campagna. Il rischio è evidente: con l'aumento di persone che ne faranno richiesta, si potrebbero creare degli assembramenti negli ambulatori oppure non si riuscirà a soddisfare in tempo l'intera domanda. Da qui la proposta avanzata in particolare da FOFI di permettere anche ai farmacisti, dopo un appropriato corso di formazione, di eseguire l'iniezione immunizzante.

Un'idea che in Europa viene già messa in pratica da Paesi come la Francia o la Germania, ma che in Italia sembra incontrare più ostacoli che via libera. Secondo il segretario nazionale delle Federazione dei medici di Medicina Generale, Silvestro Scotti, non è pensabile di delegare al farmacista tutta la parte dell'anamnesi che deve precedere la somministrazione, durante la quale si indaga su patologie pregresse, precedenti vaccinazioni ed eventuali complicanze insorte. D'altro canto anche Federfarma ha giudicato "inopportuno" pensare che i farmacisti debbano ritrovarsi a svolgere compiti che non competono alla loro professione. Dovrebbero infatti assumersi nuove responsabilità, senza che a questo corrispondano un riconoscimento economico e garanzie per il rischio biologico.

Come avrai capito, si prevede una stagione vaccinale piuttosto agitata ed è probabile che si verifichi qualche disagio. Prendine atto, dunque, ma non ti scoraggiare. Sottoporti al vaccino quest'anno permetterà di distinguere più facilmente il Covid-19 dall'influenza, qualora dovessi mostrarne i sintomi tipici. Non solo, ma ridurrà anche la pressione sulle strutture sanitarie. E hai visto quanto sia importante non intasare gli ospedali, soprattutto di fronte a un'emergenza di questo tipo.

Le regioni si preparano alla campagna vaccinale

2 settembre 2020

Di fronte all'emergenza Coronavirus, quest'anno rischia di passare in secondo piano la stagione influenzale. Sebbene possa farti meno paura, ricorda che anche l'influenza può presentare complicanze gravi e che quest'anno diventa ancora più importante sottoporsi al vaccino. Vediamo le ultime novità su questo fronte.

Quest'anno la stagione influenzale arriva in un clima davvero particolare. Sembra quasi che la classica influenza sia diventata la copia più debole del virus di cui hai davvero paura: il SARS-Cov-2. Due agenti patogeni diversi, per un'infezione che, a prima vista, si manifesta in modo davvero simile: tosse, mal di gola, febbre. La grande domanda che riecheggerà nei prossimi mesi sarà proprio questa: ma è Covid-19 o solo un'influenza? Non sarai solo tu a chiedertelo. Anche i medici non saranno in grado di rispondere solo sulla base dei sintomi e se l'unica alternativa diventa il tampone, rischiamo di ritrovarci ancora nella situazione di fine marzo. Reagenti che mancano, malati che restano senza una diagnosi e ospedali pieni perché non si è riusciti a contrastare in tempo l'infezione.

Per evitare tutto questo, un primo passo è il vaccino antinfluenzale. Di norma, viene somministrato gratuitamente a chi ha più di 65 anni, ai malati cronici e a chi svolge professioni a rischio contagio, come medici e operatori sanitari. Quest'anno però il Ministero della Salute ha dichiarato esenti dal pagamento anche le persone che hanno tra i 60 e i 64 anni di età. Come mai? Su Ohga ti abbiamo spiegato le ragioni per cui quest'anno è davvero importante che quanti più soggetti possibili si sottopongano alla vaccinazione. Non ti proteggerà naturalmente contro il Covid-19, in quanto è provocato da un virus diverso, ma consentirà di escludere più velocemente una semplice influenza, qualora dovessero comparire i sintomi tipici. Inoltre, ti ricordo che anche l'influenza può avere delle complicanze gravi soprattutto per quelle persone che hanno un sistema immunitario debole o presentano patologie pregresse. Anche l'influenza insomma può rivelarsi mortale in situazioni specifiche.

Il vaccino antinfluenzale consentirà di escludere l'influenza e guardare al Covid al presentarsi dei sintomi

L'Organizzazione mondiale della sanità ha raccomandato l'uso del quadrivalente, che stimola la produzione di anticorpi contro i quattro sottotipi maggiormente in circolazione. Attenzione, però, nonostante questo farmaco preventivo, potresti comunque avvertire tosse e febbre senza avere contratto il nuovo Coronavirus. Oltre ai virus influenzali veri e propri esistono infatti quelli che provocano le cosiddette forme para-influenzali e contro i quali il vaccino non può nulla.

Gli anziani, dunque dicevamo, ma anche i bambini tra i 6 mesi e i 6 anni. Per loro la vaccinazione non sarà gratuita, a meno che non presentino malattie che gli consentano di accedere all'esenzione o la tua regione non lo preveda, né obbligatoria, ma viene in ogni caso fortemente consigliata. Come ben saprai se hai dei figli, frequentare asili e scuole porta spesso a venire in contatto con diverse malattie, che giocando insieme ci si trasmette più velocemente. Anche a quell'età sarà dunque importante poter escludere subito l'influenza e capire prima se si tratti di Covid-19.

Insomma, quest'anno la corsa ai vaccini sarà sacrosanta. Ma c'è un pericolo: e se le dosi prodotte non fossero sufficienti? A lanciare l'allarme è stato Federfarma. Intervistata da Ohga, la dottoressa Annarosa Racca, presidente per la Lombardia, ha sottolineato come tutte le regioni quest'anno abbiano incrementato drasticamente la domanda. "Tendenzialmente vi è una tolleranza del 40% sulle dosi in più ma alcune amministrazioni ne hanno richieste anche il doppio: la Lombardia per esempio, anche perché siamo la regione più colpita, ma anche Liguria e Piemonte hanno aumentato le richieste”, ha detto. La paura quindi è di lasciare scoperta quella fetta di popolazione, la più grande, che potrebbe ricevere la vaccinazione solo a pagamento. I privati, insomma. E tra questi probabilmente rientri anche tu. Racca ha però aggiunto che manca ancora più di un mese all'inizio della campagna e c'è dunque ancora tempo per trovare una soluzione.

La regione Lombardia intanto ha annunciato una novità per quest'anno: il vaccino spray per i bambini dai 2 ai 6 anni. Dovrà essere sempre somministrato dal medico o dal personale sanitario, ma sarà costituito da una "spruzzata" di composto per via intranasale. Molto diffuso in Nord America, questa è la prima volta che viene sperimentato anche in Europa. Potrebbe contribuire a risolvere il problema della carenza di dosi.

Fonte| Ministero della Salute

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