L’influenza spagnola è stata la prima e più grande epidemia nella storia dell’umanità: si diffuse circa 100 anni fa e decimò la popolazione del Pianeta. La causa di questa infezione fu il famigerato virus H1N1 con geni di origine aviaria e, oggi, mentre lottiamo contro il coronavirus, lanciando in Rete e dai nostri balconi messaggi di speranza (gli arcobaleni con la scritta “andrà tutto bene”), dobbiamo ricordare che l’uomo è riuscito a sconfiggere questa pandemia, senza l’aiuto della medicina moderna.
L’influenza spagnola è un’infezione causata da un virus H1N1 con geni di origine aviaria, che ha provocato un’enorme pandemia tra il 1918 e il 1920, durante cui si stima che siano state infettate circa 500 milioni di persone (un terzo della popolazione mondiale dell’epoca). Il numero di morti dovrebbe aggirarsi nell’ordine dei 50 milioni in tutto il mondo (anche se recenti stime hanno raddoppiato la cifra).
La mortalità era elevata nelle persone di età inferiore ai 5 anni e nelle fasce 20-40 anni e over 65 anni. Questa è stata l’unica pandemia che ha colpito la fascia sana di persone tra i 20 e i 40 anni e rimarrà nella storia, probabilmente, anche per questo. Il virus H1N1 è stato isolato e analizzato, ma ancora oggi gli scienziati non sono stati in grado di spiegare come mai sia stato così devastante.
I sintomi dell’influenza spagnola sono simili a quelli di ogni influenza. È quindi stata caratterizzata da
La causa è il virus H1N1, ma non si sa esattamente da dove provenga il particolare ceppo dell'influenza che ha causato la pandemia; l'influenza del 1918 fu osservata per la prima volta in Europa, America e in alcune zone dell'Asia prima di diffondersi in ogni parte del mondo in pochissimi mesi.
I tre principali tipi di virus influenzali sono classificati in A, B e C. I virus influenzali A e B causano le cosiddette epidemie stagionali, mentre l'influenza C provoca solo lievi sintomi respiratori. Il virus dell'influenza A è suddiviso in sottotipi e sia A sia B sono suddivisi in ceppi per la classificazione. Il virus del 1918 è probabilmente l’antenato dei ceppi umani e suini A/H1N1 e A/H3N2, e del virus A/H2N2, che si è estinto. Insomma, è stato un po’ il padre di tutte le influenze.
Sono molte le complicanze che si potevano sviluppare con l’influenza spagnola, analizzate negli ultimi anni dall'American College of Emergency Physicians, e che probabilmente hanno contribuito alla morte di molte persone.
Nei bambini, i sintomi di emergenza includono:
Questa influenza ha spazzato vie intere famiglie. I morti erano così tanti, che venivano ammucchiati o le persone si trovavano a scavare tombe per i propri familiari, anche lontano dai cimiteri. Sono state numerose anche le complicanze per l’economia: moltissime aziende sono state costrette a chiudere e in alcune paesi la malattia era così diffusa che non c’erano più persone che consegnassero la posta, raccogliessero i rifiuti o coltivassero i campi.
Non esiste una cura per questa influenza. Quando si diffuse nel 1918, medici e scienziati non erano sicuri di cosa fosse e soprattutto di come si potesse curare. A differenza di oggi, non c'erano vaccini o antivirali efficaci e la penicillina arrivò diversi anni dopo. Il primo vaccino antinfluenzale con licenza apparve in America negli anni '40, esattamente 20 anni dopo il termine dell’epidemia.
Gli ospedali furono sovraccarichi di pazienti, e i vari governi dovettero convertire le scuole, le case private e molti altri edifici in ospedali improvvisati, alcuni dei quali erano gestiti da studenti di medicina, perché gran parte dei medici si ammalarono. All’epoca, proprio come oggi, fu imposta la quarantena ai malati, furono chiusi i luoghi pubblici e ordinato ai cittadini di indossare maschere. Non bisognava stringersi la mano, mentre era consigliato rimanere a casa, al chiuso. Furono fermate anche le biblioteche, per evitare lo scambio di libri, e fu approvato un regolamento che vietava di sputare.
La spagnola è nota come la grande pandemia, perché pare abbia infettato tra il 20 al 40 percento della popolazione mondiale e fu chiamata " influenza spagnola " perché si ritiene che abbia avuto origine in Spagna. In realtà, pare che la prima a parlarne fu proprio la stampa iberica, perché questo paese non era coinvolto nel primo conflitto mondiale e di conseguenza non era soggetto alla censura di guerra.
Il ceppo responsabile della pandemia fu isolato nel 1918 in Kansas, dove si diffuse il primo focolaio riconosciuto. Quasi 90 anni dopo, nel 2008, i ricercatori hanno annunciato di aver scoperto ciò che ha reso così micidiale l'influenza del 1918: un gruppo di tre geni ha permesso al virus di indebolire i tubi bronchiali e i polmoni, aprendo la strada alla polmonite batterica.
Purtroppo il progresso scientifico non va mai di pari passo con la natura e nel 1957 ritorna l'incubo dell’influenza asiatica: muoiono 2 milioni di persone in tutto il mondo per un virus A H2N2 isolato per la prima volta in Cina. Fortunatamente viene messo a punto un vaccino in tempi record, frenando e poi spegnendo la pandemia, dichiarata conclusa nel 1960. Tra il 1968 e il 1969, un’altra infezione simile uccide 1 milione di persone, e poi di nuovo, tra il 2009 e il 2010, si diffonde la pandemia di H1N1, la famosa influenza suina.