Intervento a distanza, chirurgo e “paziente” lontani 15 chilometri: è la prima volta in Europa

L’operazione è stata eseguita dal professor Matteo Trimarchi, chirurgo del San Raffaele di Milano, che a Ohga ha spiegato come è stato raggiunto questo importantissimo risultato. Sono stati necessari cinque anni e la collaborazione tra medicina e ingegneria per sviluppare la tecnologia che lo ha reso possibile. Da oggi quindi la telechirurgia diventa realtà? Non proprio.
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Giulia Dallagiovanna 20 Luglio 2020
* ultima modifica il 23/09/2020
Intervista al Prof. Matteo Trimarchi Professore associato della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Vita Salute e dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale San Raffaele di Milano

Il "paziente" era in sala. Il chirurgo che lo operava alle corde vocali, invece, si trovava a 15 chilometri di distanza. È il primo intervento di questo tipo in Europa ed è stato realizzato dal professor Matteo Trimarchi, professore associato della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Vita Salute e dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Un'operazione di telechirurgia resa possibile anche dall'impegno di Leonardo Mattos, ingegnere responsabile del laboratorio di robotica biomedica dell’Istituto Italiano di Tecnologia a Genova (Iit), che per cinque anni ha collaborato con il professor Giorgio Peretti, direttore della Clinica Otorinolaringoiatrica del Policlinico San Martino di Genova, per la realizzazione del macchinario.

Il professor Matteo Trimarchi, che ha realizzato l’intervento a distanza. Credits photo: Ufficio Stampa IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano

"Il preparato anatomico sul quale dovevo operare era in un laboratorio del San Raffaele – racconta Trimarchi a Ohga, – io invece mi trovavo al Vodafone Village. Nella mano sinistra stringevo un manipolo che mi consentiva di muovere la pinza robotizzata, lo strumento che deve esporre le corde vocali del paziente. Nella destra invece tenevo una penna con la quale disegnavo su un tablet i movimenti che doveva compiere il laser robotizzato per recidere. Infine avevo un piede su un pedale per azionare il laser".

Quando avveniva tutto questo era ottobre, ma il risultato è stato così importante da guadagnarsi la recente pubblicazione sulla prestigiosa rivista internazionale Annals of Internal Medicine. La novità non è tanto l'utilizzo della tecnologia, cosa che accade già normalmente nelle sale operatorie, quanto l'avere a disposizione strumenti e connessione internet che garantissero la riuscita di tutto il procedimento. In altre parole, non è pensabile lavorare in questa modalità senza il 5G. "L'elemento di svolta è stato quello di avere tutti i dati visivi – conferma il professore. – Le immagini apparivano in 3D, come se stessi operando al microscopio. I dati venivano trasmessi dal Vodafone Village al San Raffaele e ritorno, ma non c'era nessun ritardo nella visione. Era come se fossi accanto al ‘paziente'".

"Il flusso di dati veniva trasmesso rapidamente e non c'era alcun ritardo nella visione di quello che avveniva al ‘paziente'"

No, non è ancora arrivato il momento in cui un chirurgo può operare mentre si trova in viaggio, magari dall'altra parte del mondo. La telemedicina è un'innovazione che deve essere perfezionata e soprattutto solleva dubbi e problemi su diversi aspetti. Prima di tutto, serve una persona in sala che prepari il paziente e non può essere altri che un secondo chirurgo. Inoltre, cosa accade se la connessione salta? E se una volta terminato l'intervento, si presentano complicanze? Insomma, le strutture sarebbero sempre obbligate a impiegare due professionisti al posto di uno.

"Da un punto di vista teorico è possibile realizzare un intervento a distanza – spiega il professor Trimarchi, – ma da quello pratico servirà una normativa chiara, preceduta da una discussione etica, per capire come gestire l'intera procedura. Al momento questa tecnologia può essere utilizzata per fare telementoring a distanza, magari collegandosi con Paesi del Terzo Mondo per assistere i loro chirurghi nelle parti più complesse di un'operazione. Li aiuterebbe a crescere".

Fonte| "Operating From a Distance: Robotic Vocal Cord 5G Telesurgery on a Cadaver" pubblicato su Annals of Internal Medicine il 14 luglio 2020

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