Ipertrofia prostatica benigna o tumore della prostata? Le differenze tra due condizioni con più sintomi in comune

L’ipertrofia o iperplasia prostatica benigna è una condizione comune negli uomini, soprattutto se anziani, ed è considerata la causa più frequente di ostruzione delle vie urinarie inferiori nell’uomo. Fondamentale chiarire la differenza principale con il tumore alla prostata: l’ipertrofia è una condizione benigna, mentre il secondo è una neoplasia maligna. Esaminiamo meglio queste condizioni.
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13 Marzo 2021 * ultima modifica il 13/03/2021

Le cause che scatenano l’ipertrofia prostatica benigna (IPB) e il tumore della prostata non si conoscono precisamente. Uno dei fattori che si ritenga possa agevolare il presentarsi di entrambe le patologie è l’aumento di produzione di androgeni, in particolare di testosterone, che normalmente aumentano con l’avanzare dell’età dell’uomo: il testosterone viene metabolizzato dalla prostata, causandone il proliferare delle cellule. Parliamo in ogni caso di due condizioni che presentano alcune differenze: vediamo quali sono.

Le differenze tra IPB e tumore della prostata

Ipertrofia prostatica e tumore alla prostata: le differenze

Nell’ipertrofia prostatica benigna (IPB) il tessuto prostatico è interessato per l’appunto da iperplasia, ossia un aumento delle dimensioni di un organo o tessuto, causato da una anormale moltiplicazione delle cellule che lo compongono; le cellule stromali ed epiteliali nella zona transizionale della prostata (quella che circonda l’uretra) proliferano, comportando la compressione dell’uretra e l’ostruzione del deflusso della vescica. Questa ostruzione può provocare infezioni alle vie urinarie o ritenzione urinaria: una malattia non trattata e protratta a lungo termine può sviluppare una ritenzione cronica di alta pressione (una condizione potenzialmente letale) iperattività e ridotta contrattilità.

Le cause di ipertrofia prostatica benigna non sono note di preciso, ma sono associabili, oltre agli effetti ormonali del testosterone sul tessuto prostatico, ad un’ampia varietà di fattori di rischio, che possono includere:

  • ipertensione;
  • diabete;
  • obesità;
  • malattie cardiache;
  • fattori genetici: alcuni studi hanno dimostrato come i parenti di primo grado di pazienti affetti da IPB abbiano un rischio quattro volte più alto di sviluppare a loro volta la patologia rispetto agli altri.

La prevalenza della patologia aumenta con l’avanzare dell’età: dei casi generali il 50-60% riguarda uomini di 60 anni, mentre aumenta all’80-90% per età superiore ai 70 anni. È importante sottolineare, ed è la differenza principale con il tumore della prostata, che l’IPB non è una lesione precancerosa, pertanto la presenza di ipertrofia non è collegata in alcun modo allo sviluppo di un tumore.

Il tumore della prostata, invece, è solitamente un adenocarcinoma, ossia un tumore maligno che intacca le cellule dell’epitelio ghiandolare presenti negli organi ghiandolari esocrini; è la più diffusa neoplasia maligna non dermatologica negli uomini con più di 50 anni di età, con un’incidenza del 15-60% negli uomini con età compresa tra 60 e 90 anni.

I fattori di rischio per il tumore della prostata sono simili a quelli dell’IPB:

  • l’età: le probabilità di ammalarsi aumentano sensibilmente con l’avanzare della stessa;
  • familiarità: il rischio è quasi il doppio per chi ha storie familiari della stessa malattia alle spalle;
  • livelli aumentati di testosterone;
  • obesità e stile di vita non sano;
  • mutazioni di geni come BRCA1 e BRCA2 (geni oncosoppressori che controllano il ciclo cellulare).

Sintomi

L’ipertrofia prostatica benigna (IPB) può causare disturbi da lievi a moderati e infine gravi: solitamente per i primi non è previsto alcun tipo di trattamento mentre, quando la situazione è più severa ed influisce sulla qualità di vita del paziente, è necessario intervenire farmacologicamente o chirurgicamente.

L’IPB può determinare i sintomi del basso tratto urinario (LUTS, dall’inglese Lower Urinary Tract Symptoms) che possono comprendere:

  • frequenti minzioni diurne e notturne (nicturia);
  • urgenza nell’urinare;
  • difficoltà ad iniziare la minzione e getto debole;
  • sensazione di mancato svuotamento e di tensione al basso ventre;
  • sgocciolamento di urina post minzionale.

A causa di questi sintomi la vescica tende ad indebolirsi, diventando meno efficiente, e il residuo di urina che rimane al suo interno può causare infezioni alla vescica o al tratto urinario, formazione di calcoli o danni renali.

Il tumore della prostata ha invece una progressione lenta e raramente causa sintomi, se non nella sua fase più avanzata. In questo caso la sintomatologia in comune con l’IPB è la seguente: difficoltà ad iniziare la minzione e getto debole, sensazione di mancato svuotamento e di tensione al basso ventre, sgocciolamento di urina post minzionale. È possibile si possa presentare anche ematuria, ossia la presenza di sangue nelle urine, oltre alla presenza di sangue nello sperma.

I sintomi che rileviamo nel tumore della prostata avanzato, specifici nel caso in cui si presentino metastasi osteoblastiche alle ossa, sono i seguenti:

  • dolore osseo e lesioni del tessuto osseo;
  • fratture patologiche;
  • compressione del midollo spinale.

Diagnosi

Una buona diagnosi, in entrambe le patologie, dovrebbe includere la storia medica mirata del paziente, come i fattori di esordio, la tempistica e la manifestazione dei sintomi.

Nei casi di ipertrofia prostatica benigna i LUTS aiutano ad escludere altre cause, come infezioni del tratto urinario o vescica iperattiva, oltre a determinare il sito interessato, quindi vescica o prostata. Per escludere patologie gravi, tra cui il tumore della prostata, si può chiedere al paziente se sono presenti perdite di sangue evidenti nelle urine, dolore osseo o perdita di peso, sintomi caratteristici del tumore.

Alcuni esami che si possono includere per la diagnosi di IPB sono:

  • esame addominale alla palpazione ed esame dei genitali esterni;
  • esplorazione rettale digitale, per valutare la prostata;
  • strisce reattive per le urine, per escludere infezioni;
  • residuo post-minzionale, per stabilire una ritenzione incompleta;
  • questionario di valutazione dei sintomi urinari (IPSS – International Prostatic Symptoms Score), utili a suddividere i pazienti in tre gruppi in base al livello dei sintomi, lievi, moderati o gravi.

Altri esami possono essere richiesti, in base al paziente:

  • esami del sangue e test di funzionalità renale;
  • analisi delle urine e urinocoltura;
  • ecografie;
  • studi di flusso;
  • cistoscopia.

Un esame molto utile che viene proposto anche per la diagnosi di tumore della prostata è l’antigene prostatico specifico (PSA), utile a capire il volume della prostata. Altri esami che possono essere utilizzati nella valutazione dello stato della prostata sono:

  • esplorazione rettale;
  • biopsia prostatica;
  • lo stadio del tumore si rileva con la TC e la scintigrafia ossea.

Cura

Il trattamento, per quanto riguarda l’ipertrofia prostatica benigna, cambia in base al grado di disturbo del paziente, e potrebbe variare da una semplice osservazione dei sintomi associata ad un cambio di stile di vita fino all’intervento chirurgico. Nei casi meno gravi si può intraprendere un modifica dei comportamenti che comprenda una perdita di peso associata a riduzione di assunzione di caffeina e liquidi la sera, che potrebbe rivelarsi utile nel cercare di diminuire i fattori di rischio e la sintomatologia da LUTS.

La terapia medica, invece, può includere:

  • alfa-bloccanti come terazosina, doxazosina ed altri: agevolano il rilassamento della muscolatura e migliorano il flusso;
  • inibitori della 5-alfa-reduttasi come finasteride, dutasteride: utili a diminuire il volume della prostata, in combinazione con gli alfa-bloccanti migliorano i sintomi della minzione. Finasteride e Dutasteride, soprattutto ad inizio trattamento, può causare alcuni effetti indesiderati, ad esempio impotenza e diminuzione di sperma, che spesso tuttavia migliorano con il progredire della terapia.

Nei casi più importanti di ipertrofia prostatica benigna potrebbe essere necessario l’intervento chirurgico, le cui procedure si sono notevolmente ampliate negli anni, sviluppando tecniche molto meno invasive.

Tra le procedure chirurgiche possibili troviamo:

  • resezione transuretrale della prostata (TURP): è la procedura standard e consiste nella rimozione parziale della prostata. Tra le complicanze post-chirurgiche possiamo riscontrare disfunzione erettile ed eiaculazione retrograda;
  • incisione transuretrale della prostata (TUIP): incide il tessuto per creare un canale adeguato per il flusso dell’urina;
  • laser ad Holmio (HoLEP);
  • Urolift: inserimento di apposite “mollette” che stringono i lobi della prostata per ridurne la pressione sul canale urinario.

Il trattamento del tumore della prostata varia in base al grado e allo stadio del tumore, dall’età dei pazienti, dalla presenza o meno di altre patologie e dall’aspettativa di vita di ognuno. Tra i trattamenti che possiamo includere troviamo:

  • intervento chirurgico;
  • radioterapia;

Nei casi più gravi in cui il tumore si sia ormai diffuso oltre alla prostata, la terapia sarà palliativa, e non definitiva, in quanto incurabile, e può comprendere terapia ormonale e chemioterapia, o una semplice sorveglianza attiva.

Laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Pavia, ha svolto periodi di formazione in ospedali universitari della Comunidad altro…
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