Le cause che scatenano l’ipertrofia prostatica benigna (IPB) e il tumore della prostata non si conoscono precisamente. Uno dei fattori che si ritenga possa agevolare il presentarsi di entrambe le patologie è l’aumento di produzione di androgeni, in particolare di testosterone, che normalmente aumentano con l’avanzare dell’età dell’uomo: il testosterone viene metabolizzato dalla prostata, causandone il proliferare delle cellule. Parliamo in ogni caso di due condizioni che presentano alcune differenze: vediamo quali sono.
Nell’ipertrofia prostatica benigna (IPB) il tessuto prostatico è interessato per l’appunto da iperplasia, ossia un aumento delle dimensioni di un organo o tessuto, causato da una anormale moltiplicazione delle cellule che lo compongono; le cellule stromali ed epiteliali nella zona transizionale della prostata (quella che circonda l’uretra) proliferano, comportando la compressione dell’uretra e l’ostruzione del deflusso della vescica. Questa ostruzione può provocare infezioni alle vie urinarie o ritenzione urinaria: una malattia non trattata e protratta a lungo termine può sviluppare una ritenzione cronica di alta pressione (una condizione potenzialmente letale) iperattività e ridotta contrattilità.
Le cause di ipertrofia prostatica benigna non sono note di preciso, ma sono associabili, oltre agli effetti ormonali del testosterone sul tessuto prostatico, ad un’ampia varietà di fattori di rischio, che possono includere:
La prevalenza della patologia aumenta con l’avanzare dell’età: dei casi generali il 50-60% riguarda uomini di 60 anni, mentre aumenta all’80-90% per età superiore ai 70 anni. È importante sottolineare, ed è la differenza principale con il tumore della prostata, che l’IPB non è una lesione precancerosa, pertanto la presenza di ipertrofia non è collegata in alcun modo allo sviluppo di un tumore.
Il tumore della prostata, invece, è solitamente un adenocarcinoma, ossia un tumore maligno che intacca le cellule dell’epitelio ghiandolare presenti negli organi ghiandolari esocrini; è la più diffusa neoplasia maligna non dermatologica negli uomini con più di 50 anni di età, con un’incidenza del 15-60% negli uomini con età compresa tra 60 e 90 anni.
I fattori di rischio per il tumore della prostata sono simili a quelli dell’IPB:
L’ipertrofia prostatica benigna (IPB) può causare disturbi da lievi a moderati e infine gravi: solitamente per i primi non è previsto alcun tipo di trattamento mentre, quando la situazione è più severa ed influisce sulla qualità di vita del paziente, è necessario intervenire farmacologicamente o chirurgicamente.
L’IPB può determinare i sintomi del basso tratto urinario (LUTS, dall’inglese Lower Urinary Tract Symptoms) che possono comprendere:
A causa di questi sintomi la vescica tende ad indebolirsi, diventando meno efficiente, e il residuo di urina che rimane al suo interno può causare infezioni alla vescica o al tratto urinario, formazione di calcoli o danni renali.
Il tumore della prostata ha invece una progressione lenta e raramente causa sintomi, se non nella sua fase più avanzata. In questo caso la sintomatologia in comune con l’IPB è la seguente: difficoltà ad iniziare la minzione e getto debole, sensazione di mancato svuotamento e di tensione al basso ventre, sgocciolamento di urina post minzionale. È possibile si possa presentare anche ematuria, ossia la presenza di sangue nelle urine, oltre alla presenza di sangue nello sperma.
I sintomi che rileviamo nel tumore della prostata avanzato, specifici nel caso in cui si presentino metastasi osteoblastiche alle ossa, sono i seguenti:
Una buona diagnosi, in entrambe le patologie, dovrebbe includere la storia medica mirata del paziente, come i fattori di esordio, la tempistica e la manifestazione dei sintomi.
Nei casi di ipertrofia prostatica benigna i LUTS aiutano ad escludere altre cause, come infezioni del tratto urinario o vescica iperattiva, oltre a determinare il sito interessato, quindi vescica o prostata. Per escludere patologie gravi, tra cui il tumore della prostata, si può chiedere al paziente se sono presenti perdite di sangue evidenti nelle urine, dolore osseo o perdita di peso, sintomi caratteristici del tumore.
Alcuni esami che si possono includere per la diagnosi di IPB sono:
Altri esami possono essere richiesti, in base al paziente:
Un esame molto utile che viene proposto anche per la diagnosi di tumore della prostata è l’antigene prostatico specifico (PSA), utile a capire il volume della prostata. Altri esami che possono essere utilizzati nella valutazione dello stato della prostata sono:
Il trattamento, per quanto riguarda l’ipertrofia prostatica benigna, cambia in base al grado di disturbo del paziente, e potrebbe variare da una semplice osservazione dei sintomi associata ad un cambio di stile di vita fino all’intervento chirurgico. Nei casi meno gravi si può intraprendere un modifica dei comportamenti che comprenda una perdita di peso associata a riduzione di assunzione di caffeina e liquidi la sera, che potrebbe rivelarsi utile nel cercare di diminuire i fattori di rischio e la sintomatologia da LUTS.
La terapia medica, invece, può includere:
Nei casi più importanti di ipertrofia prostatica benigna potrebbe essere necessario l’intervento chirurgico, le cui procedure si sono notevolmente ampliate negli anni, sviluppando tecniche molto meno invasive.
Tra le procedure chirurgiche possibili troviamo:
Il trattamento del tumore della prostata varia in base al grado e allo stadio del tumore, dall’età dei pazienti, dalla presenza o meno di altre patologie e dall’aspettativa di vita di ognuno. Tra i trattamenti che possiamo includere troviamo:
Nei casi più gravi in cui il tumore si sia ormai diffuso oltre alla prostata, la terapia sarà palliativa, e non definitiva, in quanto incurabile, e può comprendere terapia ormonale e chemioterapia, o una semplice sorveglianza attiva.