La cataratta congenita: quali sono le cause e come riconoscerla nei bambini

La cataratta congenita è un problema con cui il bambino nasce oppure che sviluppa entro i primi tre mesi di vita. Una diagnosi precoce è fondamentale per evitare che la vista risulti compromessa in modo irreparabile. Ma da quali sintomi si può riconoscere?
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Valentina Danesi 15 Dicembre 2022
* ultima modifica il 20/04/2023

La cataratta è una patologia comunemente associata a un'età adulta o avanzata. Ci sono casi però dove un bambino può nascere con questo problema, caratterizzato da un'opacizzazione del cristallino, oppure manifestarne i sintomi entro i primi tre mesi. Si parla allora di cataratta congenita e purtroppo è una delle cause più frequenti di cecità infantile. Proviamo a capire meglio di che si tratta.

cataratta congenita

Cos’è

La cataratta congenita è una patologia in cui il cristallino, ossia la lente che troviamo all’interno dell’occhio, è opacizzata già alla nascita o comunque entro i primi tre mesi di vita, rappresentando una delle cause più frequenti di cecità infantile. La gravità dipende dalla porzione di zona colpita. La cataratta può essere infatti di due tipi:

  • bilaterale (se intacca entrambi gli occhi)
  • monolaterale (se colpisce un occhio solo).

Quindi, se ti sembra che il bambino fatichi a vedere il nostro consiglio è quello di non aspettare ma di rivolgerti subito a un oftalmologo (oculista).

Le cause

La cataratta congenita è stimato abbia un'incidenza tra il 10-15% e le sue cause spesso non sono note. Diciamo che per circa il 30% è ereditaria e associabile ad altre malattie sistemiche o sindromi come la trisomia 21 (la sindrome di Down) oppure essere idiopatica cioè senza causa apparente.

I sintomi

Uno dei sintomi principali e più conosciuti della cataratta congenita è la leucocoria, ossia riflesso bianco della pupilla. Nelle cataratte monolaterali può comparire anche lo strabismo, mentre nelle forme bilaterali può associarsi il nistagmo ossia una sorta di oscillazione ritmica e involontaria degli occhi.

La diagnosi

La diagnosi di cataratta congenita viene fatta dal pediatra e, in seguito, nel corso di una visita oculistica. Per valutare la presenza di questa patologia, il primo esame che si esegue è il test del riflesso rosso, che verifica il corretto passaggio di un raggio luminoso fino in fondo all'occhio. Si valuta poi l'eventuale famigliarità e il basso peso del bambino alla nascita.

È molto importante una diagnosi precoce, perché permette di intervenire subito ed evitare di compromettere irreversibilmente le capacità visive.

L’intervento

Il trattamento non è di tipo farmacologico perché non sarebbe sufficiente a risolvere il problema, ma consiste principalmente nella rimozione chirurgica del cristallino e nell'impianto di un cristallino artificiale. Tuttavia, bisogna tenere conto di due fattori: la tempistica con cui l'intervento viene realizzato e il fatto che potrebbe non essere necessario quando la cataratta è di dimensioni ridotte o poco densa.

Nella pratica, si procede in questo modo: con una sonda si frantuma e aspira il cristallino che è avvolto da un involucro sottile (capsula) che lo sorregge. La capsula viene lasciata al suo posto, poiché serve come supporto per il cristallino artificiale e perché ha l’importante funzione di separare la porzione posteriore dell'occhio (vitreo e retina) da quella anteriore. Alla rimozione della cataratta segue l'impianto del cristallino artificiale che sarà effettuato contestualmente o, se le dimensioni dell'occhio sono ancora ridotte, in un secondo tempo.

Fonte| ISS 

Contenuto validato dal Comitato Scientifico di Ohga
Il Comitato Scientifico di Ohga è composto da medici, specialisti ed esperti con funzione di validazione dei contenuti del giornale che trattano argomenti medico-scientifici. Si occupa di assicurare la qualità, l’accuratezza, l’affidabilità e l’aggiornamento di tali contenuti attraverso le proprie valutazioni e apposite verifiche.
Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.