cicatrice francese

La “cicatrice francese” sul volto degli adolescenti è la ferita di una generazione lasciata da sola

Molti l’hanno definito un trend autolesionistico, ma la cicatrice francese è solo l’ultimo – e nemmeno il più grave – fenomeno nato sul web tra i giovanissimi. Secondo sempre più psicologi però puntare il dito contro lo smartphone non è la risposta giusta: una società incapace di far immaginare agli adolescenti un futuro degno di essere vissuto e genitori impreparati ad accompagnare i figli nell’uso del web hanno le loro responsabilità. È arrivato il momento di dirselo e fare qualcosa.
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Maria Teresa Gasbarrone 6 Marzo 2023
* ultima modifica il 06/03/2023
In collaborazione con il Dott. Giuseppe Lavenia Psicologo e presidente dell’Associazione Nazionale Di. Te. (Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo)

Negli ultimi mesi su Tok Tok sempre più ragazzi stanno replicando un trend che non ha niente a che fare con balletti e ricette. Si chiama "cicatrice francese", ma il nome non è una metafora. Si tratta di un vero e proprio piccolo ematoma che i tiktoker si procurano sulla parte alta dello zigomo pizzicandosi la pelle con le dita.

La nuova moda però – che deve il suo nome al Paese da cui è partita – ha attirato l'attenzione anche di adulti e genitori che di Tik Tok sanno poco e nulla, preoccupati della natura autolesionistica del fenomeno. In realtà la pratica, ovviamente allarmante, con l'autolesionismo vero e proprio non ha molto a che fare. È piuttosto indice di un fenomeno molto più ampio: l'uso incontrollato e inconsapevole dei social da parte di ragazzini e bambini, lasciati soli da genitori e adulti impreparati, che non conoscono il luogo – poco conta che sia digitale – dove i figli trascorrono la maggior parte del tempo.

Cos'è la cicatrice francese

Se cerchi "cicatrice francese" su Tik Tok – il social più seguito dalla fascia dei giovanissimi – potrai trovare tanti video simili, tutti con la stessa canzone francese in sottofondo, proprio come succede per qualsiasi trend che diventa virale.

La cicatrice francese non può essere definito un trend autolesionistico: questo non significa che non deve preoccuparci

Giuseppe Lavenia, psicologo

In alcuni, ragazze e ragazzi hanno un segnetto rosso sotto l'occhio e sullo schermo potrai leggere frasi come "Pov: Quando vedi il trend francese della cicatrice e pensi che non funzioni e invece scopri che funziona e scopri anche che dura due settimane".

In un altro video, un adolescente prende un rossetto rosso e il segnetto se lo disegna direttamente: "Quando i francesi rimangono due settimane con il segno in faccia ma noi italiani siamo più furbi".

In altri contenuti sono proprio i creator a criticare il trend: "Se volete un consiglio non fatevi la cicatrice francese perché è stato studiato e provato che provoca la rottura dei vasi sanguigni".

cicatrice francese

Biologicamente immaturi

Se hai più di 25 anni forse ti starai chiedendo perché lo fanno. Secondo il dottor Giuseppe Levenia, psicologo e presidente dell’Associazione Nazionale Di. Te. (Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo), la risposta è chiara:

"Stiamo parlando di adolescenti giovanissimi, se non addirittura bambini, a cui diamo la possibilità di usare in autonomia uno smartphone e quindi di accedere a un mondo sconfinato qual è il web e ci aspettiamo che siano in grado di autoregolarsi, ma biologicamente non possono farlo".

Ci illudiamo che siano al sicuro solo perché li vediamo a casa, ma non è affatto così

Giuseppe Lavenia

"È scientificamente provato il fatto che fino a 21 anni il cervello non è ancora formato per controllare del tutto gli impulsi, per questo si può prendere la patente a 18 anni e non prima", fa notare lo psicologo.

Una delle ragioni del perché i ragazzi finiscono nelle cosiddette "trappole del web" sta quindi semplicemente nella loro età. Lasceresti mai un bambino di 12 anni a gestire da solo la sua vita? Ovviamente no, ma è proprio questo quello che facciamo con i social e il web, non preoccupandoci di educarli e di assisterli mentre sono in rete.

"La trappola scatta – spiega lo psicologo – nel momento in cui ci illudiamo che siano al sicuro perché li vediamo in casa vicino a noi".

cicatrice francese

Il lato oscuro del web

Il punto non è sminuire la cicatrice francese, ma capire che la dicotomia virtuale/reale non ha più senso di esistere, perché già troppe volte abbiamo visto come nel web possano nascere fenomeni reali in grado di mettere davvero a rischio la vita dei più giovani.

Challange di autolesionismo o di sopravvivenza estrema – come la "Blue Whale" – ma anche episodi di grave cyberbullismo, così come i gruppi pro anoressia, sono i fenomeni che devono far riflettere sulla necessità di più consapevolezza e prevenzione.

Secondo un sondaggio dell'associazione Di. Te. il 18% dei bambini tra gli 8 e i 13 anni (la fascia che nemmeno dovrebbe stare sui social) ha partecipato a challenge pericolose.

Rischi digitali, pericoli reali

Tra questi c'è il "ciukinismo": "Pochi la conosco – spiega il dottor Lavenia – ma si tratta di una delle più inquietanti forme di cyberbullismo nate negli ultimi mesi".

Il ciukinismo è un fenomeno nato su Telegram tra i più giovani – i partecipanti e le vittime sono per lo più bambini e ragazzini tra i 10 e i 13 anni – in cui un ragazzo (il "ciuchino" appunto, dal nome dell'autore della prima chat) sceglie una ventina di membri tra i suoi conoscenti in base a certe caratteristiche.

l 18% dei bambini tra gli 8 e i 13 anni ha partecipato a challenge pericolose

"Di solito si tratta di ragazzi bulli o inclini a pregiudizi razziali e omofobi", che insieme scelgono il profilo di una ragazza da "perseguitare", non solo sul web – attraverso lo scambio di foto e altri dati sensibili -, ma anche nella realtà, fino a renderle la vita impossibile.

"Si potrebbe definire – spiega l'esperto – un fenomeno di cyberbullismo geolocalizzato ed è altamente pericoloso proprio per il fatto di manifestarsi non solo online ma in qualsiasi contesto della vita della vittima".

cicatrice francese

Servono adulti consapevoli

Di fronte a queste realtà incolpare lo smartphone e i social può essere comodo, ma è del tutto inutile. "Forse è arrivato il momento di fermarci e di chiederci cosa stiamo facendo noi adulti e quali sono le nostre responsabilità", prosegue l'esperto.

Proprio al rapporto social-genitori-figli l'associazione Di. Te. ha dedicato diverse ricerche. "I risultati – commenta il presidente – parlano chiaro: anche i genitori contribuiscono al rapporto malsano che i figli hanno con il web".

Il 93% dei bambini tra i 5 e i 7 anni hanno libero accesso a piattaforme di video sharing

Ti basta pensare che su 13mila intervistate il 56% dei genitori ha svezzato i figli davanti allo schermo di un smartphone. Il 28% dei bambini tra i 5 e i 7 anni ne possiede uno e ben il 93% di loro utilizza piattaforme di video sharing. L'80,8% dei genitori ha notato che i loro figli tra i 9 e i 14 anni si annoiano a casa quando non usano device.

paradossale – aggiunge Lavenia – che su piattaforme che prevedono il limite minimo d'iscrizione di 13 anni troviamo tantissimi bambini tra gli 8 e i 13 anni. Chiaramente non sanno valutare i rischi dei social". Rischi che seppure virtuali danno esito a pericoli reali.

cicatrice francese web

Perché lo fanno?

Nel caso specifico della cicatrice francese, piuttosto che di autolesionismo, si tratta di un atto di aggregazione, che esprime il bisogno di socialità dei ragazzi.

Tuttavia, "non dovremmo aver bisogno – sottolinea Lavenia – della cicatrice francese per ricordarci di quanto i nostri giovani soffrano il bisogno di appartenenza, quanto sia forte in loro il bisogno di essere sociali e non social".

Chiedere ai nostri ragazzi come va la loro vita online significa prendersi cura di loro

Giuseppe Lavenia

Un bisogno che si esprime sempre più in rete, in un mondo virtuale, costruito ad hoc per sfuggire da quello reale. "Sono stanco di vedere ragazzi isolati. Oggi ce ne sono più di 200mila isolati sociali volontari, noi abbiamo una clinica per minori isolati e a pochi mesi dall’apertura era già piena. Ma di cosa ci meravigliamo in fondo? Se il mondo che raccontiamo ai nostri ragazzi è fatto solo di malattia e guerra", lancia l'allarme l'esperto.

La pandemia – è inevitabile parlarne – ha avuto e ha tutt'ora un ruolo in questa situazione di sofferenza.

Da diverse ricerche dell'associazione Di. Te si è visto che su 20mila bambini e ragazzi intervistati (tra gli 8 e i 21 anni) il 51% non vede e non desidera un futuro, il 70% quando lo immagina lo vive con ansia.

"Il Covid-19 è passato, il trauma no – avverte Lavenia – ecco perché gli adulti devono interessarsi anche alla vita online dei loro figli. È lì che i nostri ragazzi trascorrono la maggior parte del tempo".

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