L’aiuto al suicidio non è reato, a certe condizioni: la Corte Costituzionale si è espressa

Tutto inizia con il processo che vede Marco Cappato, esponente dei Radicali e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, accusato del reato di aiuto al suicidio per aver accompagnato in Svizzera Dj Fabo nel 2017. La Corte Costituzionale aveva dato tempo al Parlamento fino al 24 settembre affinché fosse approvata una legge sul tema, ma la politica non ha fatto nulla. Ecco perché questa sentenza è storica.
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Giulia Dallagiovanna 26 Settembre 2019
* ultima modifica il 22/09/2020

È una sentenza storica. Così l'ha definita Beppino Englaro, padre di Eluana Englaro, e con questo termine è stata salutata da diversi giornali, siti di news ed esponenti del mondo politico. Ma perché quello che la Corte Costituzionale ha dichiarato dopo le 20 di mercoledì 25 settembre a proposito del reato di aiuto al suicidio è così importante? Per capire bene quello che è accaduto e come mai proprio ieri è stato depositato il DDL Cirinnà sulla dignità del fine vita, bisogna partire dall'inizio.

Ti ricordi Dj Fabo? Su Ohga ne abbiamo parlato anche di recente a proposito delle persone che si sono battute per il diritto di scegliere. Nel 2014 Fabiano Antoniani, in arte appunto Dj Fabo, rimane vittima di un incidente in auto che lo lascia cieco e tetraplegico. Viene tenuto in vita da un ventilatore automatico e nonostante gli sforzi suoi, della compagna e della sua famiglia, per accedere alla riabilitazione e tentare terapie sperimentali, la sua situazione non è destinata a migliorare. Dopo aver rivolto diversi appelli alla politica italiana affinché approvasse una legge sul fine vita, Antoniani si reca in Svizzera accompagnato da Marco Cappato, che a Ohga ha raccontato proprio questo viaggio, e nel febbraio del 2017 muore grazie al suicidio assistito. Tornato in Italia, Cappato, esponente dei Radicali e tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, si autodenuncia alla procura di Milano e così inizia un processo che, oltre a risvegliare il dibattito pubblico, ha stimolato l'approvazione della legge sul testamento biologico.

Cappato viene accusato del reato di aiuto al suicidio, previsto dall'articolo 580 del codice penale, e rischia dai 5 ai 12 anni di carcere. Ma queste disposizioni, in casi di questo tipo, sembrano in contrasto con l'articolo 32 della Costituzione, che stabilisce che nessuno possa essere sottoposto a un trattamento medico e sanitario senza il suo consenso. Per questo motivo, il 14 febbraio 2018 la Corte d'Assise di Milano chiede alla Corte Costituzionale di esprimersi in merito alla legittimità costituzionale del reato di aiuto al suicidio. Ma la Consulta, per tutta risposta, richiama il Parlamento alle proprie responsabilità, assegnandogli un tempo per approvare una legge che vada a regolare un vuoto legislativo, denunciato fin dai tempi della battaglia di Piergiorgio Welby nel 2006.

Entro il 24 settembre il mondo politico avrebbe quindi dovuto pronunciarsi attraverso un atto concreto e legislativo. Lo ha fatto? No. Fino alla crisi di governo di Ferragosto, qualsiasi proposta avanzata in questa direzione ha trovato l'opposizione della Lega che, ancora oggi, attraverso il suo leader Matteo Salvini ribadisce che: "Sono contrario al suicidio di Stato imposto per legge. Parliamo con le famiglie, con i medici, però la vita è sacra, da questo principio non tornerò mai indietro". Non tornerà mai indietro, ma nemmeno andrà avanti avanzando quanto meno delle proposte alternative.

La Corte Costituzionale ha stabilito le condizioni in cui l'aiuto al suicidio non è un reato

E così il 24 settembre la palla è tornata alla Corte Costituzionale che si è riunita e ieri, in un comunicato, ha dato notizia della propria decisione: l'aiuto al suicidio non è sempre un reato, quando si verificano determinate condizioni. Le parole usate, nello specifico, sono state: "La Corte ha ritenuto non punibile ai sensi dell’articolo 580 del codice penale, a determinate condizioni, chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli".

Nel concreto, se oggi una persona si ritrovasse allettata e tenuta in vita da un ventilatore automatico o da alimentazione e idratazione forzate e giudicasse le proprie sofferenze insostenibili e inutili, dal momento che gli eventuali benefici portati della terapie non superano i costi che la malattia irreversibile impone, e chiedesse a un medico di fornirgli i farmaci letali, in modo che li possa assumere in autonomia e determinare così la propria morte, quel medico non sarebbe punibile. Attenzione, però, non significa precisamente che da oggi il suicidio assistito è legale in Italia, ma la sentenza della Corte Costituzionale crea un precedente storico al quale tutte le future sentenze che riguardino casi simili a quelli di Dj Fabo dovranno attenersi. E non solo per quanto riguarda pazienti che si recano in Svizzera, ma anche per chi decide di farlo in Italia. Ecco perché l'Associazione Coscioni, la compagna di Fabiano Antoniani e Beppino Englaro hanno festeggiato.

Cosa manca a questo punto? La stessa cosa che mancava anche prima della sentenza: una legge. E infatti la Corte ha aggiunto: "In attesa di un indispensabile intervento del legislatore, la Corte ha subordinato la non punibilità al rispetto delle modalità previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua (articoli 1 e 2 della legge 219/2017) e alla verifica sia delle condizioni richieste che delle modalità di esecuzione da parte di una struttura pubblica del SSN, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente".

Marco Cappato a Trieste durante un convegno dal titolo "Eutanasia Legale". Credits photo: Marco Gentili su Flickr

Accantonate le prime urgenze dovute all'insediamento del nuovo governo, sembra che ora la politica abbia iniziato a muovere i primi passi. Proprio ieri, in concomitanza con la sentenza, è stato depositato un Disegno di legge a prima firma Monica Cirinnà, del Pd, seguita da quelle di colleghi di partito ed esponenti di Movimento 5 stelle, Leu e Italia Viva, la nuova formazione di Matteo Renzi. Come ha spiegato Cirinnà in conferenza stampa il fine è quello di offrire un'opportunità di scelta in più alle persone. Al momento, compilando un DAT puoi chiedere che, se ti trovi in determinate condizioni, vengano sospesi i trattamenti che ti tengano in vita e tu venga messo in un regime di sedazione profonda, per attendere la morte naturale senza provare dolore. Questo nuovo provvedimento consentirebbe di avere accesso a farmaci letali che consentano di non ricorrere alle cure palliative profonde e continue. La somministrazione dovrà essere fatta da un medico che non sia obiettore di coscienza, che potrà operare anche a casa tua, purché la procedura si svolga unicamente nell'ambito del servizio sanitario nazionale. Insomma, purché tutto avvenga alla luce del sole, come è giusto che sia.

Fonte| Agi; Ufficio stampa Corte Costituzionale

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