La depressione è un vero e proprio disturbo psichico invalidante, non è solo un po' di tristezza. E non basta dire "reagisci" a una persona che soffre di questo disturbo, per ottenere un miglioramento. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, nel 2020 sarà la seconda causa di anni di vita persi per disabilità. Mentre l'ultima indagine Istat mostra che sono 2,8 milioni gli italiani colpiti.
Si stima però che circa il 10% della popolazione sia destinato a fare esperienza, almeno una volta nella vita, di un episodio di depressione. Non un semplice sentimento malinconico, ma un abbassamento dell'umore che perdura per almeno due settimane e che si accompagna a manifestazioni più evidenti come insonnia, difficile rapporto con il cibo e lentezza nei movimenti.
Le cause più menzionate quando si parla di questo disturbo sono i traumi, come i lutti o la separazione dal proprio partner, ma possono esserci anche cause biologiche e genetiche alla sua origine. Inoltre, depressione è un termine ombrello che racchiude diverse forme nelle quali la sindrome si manifesta. Cerchiamo allora di capire meglio quali siano i sintomi di questo disturbo e come si intervenga, anche con l'aiuto della dottoressa Licia Lietti, psichiatra e psicoterapeuta.
La depressione è un disturbo psichico che provoca un abbassamento del tono dell'umore. In parole più semplici, sei sempre triste, anche mentre svolgi quelle attività che prima ti rendevano felice e soddisfatto. Ma l'umore non è un simpatico optional che è stato aggiunto alla nostra vita. È invece uno strumento utilizzato dal cervello per adattarsi alle diverse situazioni e di norma cambia proprio in base agli stimoli esterni.
Se invece soffri di questa sindrome, non noterai alcuna variazione. Le tue emozioni nei confronti di quello che ti circonda saranno sempre livellate verso il basso. Ti sembrerà che nulla possa aiutarti e che i tuoi amici o i tuoi famigliari non siano in grado di capire quanto soffri. Svilupperai infatti una visione distorta della realtà, che contribuirà ad acuire i sintomi.
La depressione più conosciuta è la cosiddetta maggiore, ma esistono anche altre forme. Sono tutte accomunate da una tristezza profonda e senza apparente rimedio, ma si distinguono per cause e per la durata. Queste sono le forme di disturbo depressivo più comuni:
Anche se si tratta di un disturbo psichico, le cause all'origine non sono solo psicologiche. Possono esserci infatti anche fattori biologici e di eredità genetica che facilitano lo sviluppo della depressione. Vediamole più nel dettaglio.
Si può parlare con certezza di depressione, e non solo di una momentanea fase di tristezza, quando si presentano contemporaneamente almeno cinque sintomi associati al disturbo e perdurano per più di due settimane, come sottolinea la Fondazione Veronesi. I più comuni ed evidenti sono, appunto, i sentimenti negativi. Una malinconia e un sentirsi costantemente abbattuti che non migliorano nemmeno quando la tua mente viene stimolata con pensieri positivi o proposte di attività gradevoli.
All'abbassamento del tono dell'umore, si accompagna una generale perdita di interesse. Mancanza di desiderio sessuale, ma anche perdita di passione per quelli che una volta erano i tuoi hobby preferiti.
Uno stato d'animo che dà luogo a costanti tentativi di autosvalutazione: ogni volta che commetterai un errore ti convincerai di non essere in grado di combinare nulla di buono, ogni piccola critica ti suonerà come l'ennesimo fallimento.
Questa condizione in generale influenza tutte le altre manifestazioni. Potresti ad esempio cercare conforto nel cibo o nel sonno e, di conseguenza, mangiare o dormire continuamente. Ma potrebbe anche verificarsi l'esatto opposto, per cui ti manca l'appetito e assisti a una rapida perdita di peso, oppure la qualità del tuo sonno diminuisce e inizi a soffrire di frequenti risvegli notturni fino ad arrivare all'insonnia vera e propria.
Avvertirai poi una persistente stanchezza. Ti mancheranno le energie persino per alzarti dal letto la mattina e i tuoi movimenti saranno rallentati. Non solo camminare o lavorare, ma anche mangiare e parlare ti costeranno fatica. La tua capacità di concentrazione e di memorizzazione si ridurranno a poco a poco, mentre la tua mente sarà affollata da pensieri autocritici e autopunitivi. Il desiderio di fuggire e nasconderti per essere lasciato in pace ti accompagnerà durante tutto il giorno. Nei casi più gravi, possono sopraggiungere anche istinti suicidi.
Non è sempre facile distinguere la depressione da altre condizioni, come per esempio una tristezza dovuta "isolamento" a un lutto, una condizione di disagio fisico e mentale causata da un burnout oppure disturbi legati a un periodo di grande stress.
Comincio a dirti che la prima discriminante è il tempo: quanto a lungo, cioè, i sintomi che associ alla depressione perdurano nel tempo. Se poi tendono non solo a restare sempre presenti ma anche a riacutizzarsi in alcuni specifici momenti e a provocare un impatto negativo sulla tua vita sociale e lavorativa, perita di appetito, insonnia o ipersonnia, calo di concentrazione e sentimenti di autovalutazione, ecco allora che potresti trovarti di fonte davvero a una forma di depressione.
Quanto dura la depressione? Affinché si possa parlare di depressione, i sintomi devono durare per almeno due settimane. Naturalmente però il periodo interessato varierà anche in base alla forma specifica di cui soffri e a quanto intensa si rivela essere la patologia. Come ti dicevo prima, la distimia può durare anche per anni, dando vita di tanto in tanto a crisi più profonde. In ogni caso la funzione della terapia farmacologia è proprio questa: ridurre il più possibile la durata degli episodi. Dovresti notare un miglioramento già dopo una ventina di giorni e una vera e propria regressione nell'arco di due o quattro mesi dall'inizio del trattamento. Se così non dovesse essere, parlane con il medico che ti segue in modo da trovare insieme una strategia più efficace.
Come ti ho spiegato qui sopra, se i sintomi della depressione durano a lungo anche dopo il trauma o l'evento che pensi sia associato al tuo umore basso, è importate rivolgersi a un medico o una psicologo. L'auto-diagnosi, infatti, non è una diagnosi: se dovessi provare un forte disagio e lamentare alcuni (o tutti) i sintomi di cui ti ho parlato prima, non esitare a contattare un professionista e fissare un appuntamento per un consulto: è la cosa più importante da fare.
Per diagnosticare la depressione è importante prima di tutto tenere presente i criteri clinici contenuti nel cosiddetto DSM-5, ovvero il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Uno specialista valuterà insomma la persistenza e la gravità della sintomatologia: se, per esempio, un individuo presentasse almeno 5 sintomi tra quelli di cui ti ho parlato prima ogni giorno per 2 settimane consecutive potrebbe essere facile parlare di depressione maggiore.
Se almeno 2 sintomi depressivi perdurano da almeno 2 anni, senza dare tregua, ecco allora che in quel caso potremmo potremmo essere di fronte a un disturbo depressivo persistente.
Sono molto utili, a fini diagnostici, anche esami specifici, come un emocromo con formula, elettroliti e ormone stimolante la tiroide (TSH), vitamina B12, e livelli di folati: l'idea è quella di individuare eventuali disturbi fisici che possono innescare la depressione.
Secondo la dottoressa Licia Lietti, medico specializzato in Psichiatria e psicoterapeuta che lavora a Milano, per capire quale sia il miglior trattamento per un episodio depressivo occorre tenere presente una serie di fattori, "in particolare la gravità del quadro clinico e l’impatto di questo nella quotidianità. Spesso negli episodi depressivi gravi compaiono non solo sintomi legati alla sfera emotivo-affettiva e cognitiva, ma anche sintomi neurovegetativi, come variazioni dell’appetito e insonnia. Questi ultimi sono spesso quelli che portano la persona o chi le sta intorno a chiedere aiuto".
Il primo approccio è di tipo farmacologico. I farmaci che vengono utilizzati sono generalmente gli antidepressivi, ha continuato la dottoressa Lietti, ovvero farmaci sicuri e ben tollerati con un tempo di latenza di due settimane prima di avere un’efficacia. "Una volta iniziata la terapia farmacologica è necessario sapere che tale terapia va proseguita generalmente per un periodo piuttosto lungo (all’incirca un anno), per favorire un miglioramento e ridurre il rischio di ricadute. È soprattutto molto importante seguire le indicazioni del medico: non si può smettere di assumere i farmaci da un giorno all’altro, nemmeno se si pensa di stare bene".
Molto spesso, soprattutto se si individuano dei fattori esterni che hanno contribuito al manifestarsi dello stato depressivo, può essere indicato associare alla terapia farmacologica anche un percorso psicoterapico. "Nei casi più gravi, però, la psicoterapia non può essere scelta come unica strada, perché una persona che soffre di depressione ha anche una visione distorta della realtà, come se la guardasse attraverso un paio di occhiali scuri. Per affrontare una seduta di psicoterapia, invece, i pensieri devono essere liberi da questa deformazione, in modo da poter considerare l’aspetto concreto e il valore reale delle cose, invece che guardare a ogni problema come a una montagna insormontabile".
(Scritto da Giulia Dallagiovanna il 13 marzo 2019; modificato da Kevin Ben Alì Zinati il 21 agosto 2023)
Fonte| Istituto di psicologia e psicoterapia comportamentale e cognitiva