La diagnosi del tumore al colon retto sarà più rapida e meno invasiva grazie al lavoro di una giovane ricercatrice

Da oggi il tumore al colon retto, uno dei più insidiosi, potrà essere diagnosticato in maniera più veloce, meno invasiva e più economica. Merito di una ricercatrice dell’Università di Catania che è riuscita a utilizzare i biomarcatori circolanti nel sangue periferico dei pazienti sospetti o accertati per la diagnosi del cancro.
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Gaia Cortese 7 Agosto 2020
* ultima modifica il 23/09/2020

Un metodo rapido, poco invasivo ed economico per la diagnosi del tumore al colon retto. La tecnica è stata messa a punto da un’assegnista di ricerca, la dottoressa Noemi Bellassai, che l’ha poi utilizzata per la propria tesi di dottorato in Scienze chimiche discussa all’Università di Catania.

La tecnica utilizzata si chiama Surface Plasmon Resonance Imaging (Spri). All'interno del progetto di ricerca Ultraplacad, guidato dal professor Giuseppe Spoto, la ricercatrice ha utilizzato la biopsia liquida per isolare e individuare frammenti di Dna di origine tumorale e altre molecole (proteine, microRna e cellule tumorali) circolanti nel sangue, nel plasma, nel siero, nelle urine e nella saliva da campioni di pazienti con tumore sospetto o già diagnosticato.

Basandosi quindi sull'analisi molecolare di biomarcatori circolanti nel sangue periferico, Noemi Bellassai è riuscita a rendere disponibile un metodo poco invasivo, rapido nei risultati e anche economico. Per questo la ricercatrice è stata premiata con la Medaglia Leonardo da Vinci 2020, un riconoscimento promosso dal Miur e gestito dalla Conferenza dei rettori (Crui) che ha la finalità di valorizzare a livello globale le competenze e le capacità degli addetti al lavoro nell’ambito della ricerca.

"La scoperta di mutazioni genomiche nei biomarcatori tumorali circolanti ha incentivato sempre più lo sviluppo di piattaforme molecolari in grado di analizzare biomolecole d'interesse direttamente nel sangue periferico di pazienti allo stadio iniziale del tumore – ha dichiarato la dottoressa Noemi Bellassai -. Questo approccio implica una maggiore tempestività nella diagnosi della patologia, un miglioramento delle attività di controllo clinico nelle fasi post-operatorie e dopo il trattamento terapeutico, una notevole riduzione dei costi. E può consentire di definire un nuovo modello di tecnologia di frontiera in ambito clinico".

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