Nuovo volto, nuove cause, nuove potenziali cure. La fibromialgia oggi è un po’ diversa rispetto a quella che hai imparato a conoscere e di cui ti avevamo già parlato.
Purtroppo continua a colpire almeno 1 persona su 40 in tutto il mondo, specialmente donne, e resta comunque caratterizzata da dolore diffuso in tutto il corpo, affaticamento e disturbi emotivi.
Di nuovo, però, ci sarebbe il suo punto di inizio dal momento che non si tratterebbe più di una malattia di origine cerebrale.
Secondo i risultati di un recentissimo studio dell'Istituto di Psichiatria, Psicologia e Neuroscienze (IoPPN) del King's College di Londra, in collaborazione con l'Università di Liverpool e il Karolinska Institute, la fibromialgia sarebbe infatti una malattia autoimmune.
Provocata, cioè, dagli stessi anticorpi del tuo organismo che aumentano l'attività dei nervi sensibili al dolore.
L’aumento della sensibilità al dolore, la debolezza muscolare, la riduzione dei movimenti e il ridotto numero di piccole fibre nervose nella pelle sarebbero dunque tutte conseguenze del nostro sistema immunitario.
Ti stai chiedendo che cosa significa? I risultati descritti sul Journal of Clinical Investigation ci offrono una comprensione maggiore della patologia aprendo la strada, allo stesso tempo, per trattamenti più mirati ed efficacia contro i suoi sintomi, considerati invisibili e devastanti.
La scoperta dei ricercatori inglesi è nata da un esperimento sui topi, cui hanno iniettato anticorpi di persone affette da fibromialgia.
Analizzando i risultati hanno osservato che questi topi avevano sviluppato una maggiore sensibilità alla pressione e al freddo e avevano riscontrato difficolta nei movimenti.
Gli animali di controllo, quelli cui invece sono stati iniettati anticorpi di persone sane, non hanno sviluppato alcun sintomo della fibromialgia dimostrando così che gli anticorpi hanno un ruolo importante nello sviluppo della malattia.
Anche perché i topi che avevano sviluppato i sintomi della malattia si sono ripresi poche settimane dopo, nel momento in cui gli anticorpi erano stati eliminati dal loro organismo.
Questa scoperta, secondo gli autori dello studio, potrebbe davvero “rivoluzionare” il nostro rapporto con la fibromialgia.
Anche perché il trattamento per la malattia si basa molto su esercizi aerobici, terapie farmacologiche e psicologiche per la gestione del dolore, sebbene spesso si siano dimostrate inefficaci nella maggior parte dei pazienti.
Questi risultati, come puoi intuire, fanno invece pensare che tutte quelle le terapie che riducono i livelli di anticorpi nei pazienti, tra l’altro già disponibili e utilizzate per altri disturbi legati agli autoanticorpi, potrebbero diventare nuovi trattamenti efficaci.
Il prossimo passo sarà identificare a quali fattori si legano gli anticorpi che inducono i sintomi. “Questo ci aiuterà non solo in termini di sviluppo di nuove strategie di trattamento – hanno concluso i ricercatori – ma anche di esami diagnostici basati sul sangue, che oggi mancano”.
Fonte | "Passive transfer of fibromyalgia symptoms from patients to mice" pubblicato il 1 luglio 2021 sul Journal of Clinical Investigation