La Giornata mondiale contro la meningite: il vaccino promosso da chi ha perso un figlio

Sono tante le persone che sostengono l’inefficacia o addirittura la pericolosità dei vaccini. Dall’altra parte però ci sono purtroppo diverse famiglie che hanno toccato con mano cosa significhi essere senza difese di fronte a una malattia cosi aggressiva come il meningococco. Alcuni genitori hanno perso i loro figli prematuramente e oggi hanno fondato associazioni con le quali promuovono una cultura dell’informazione e della prevenzione.
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Giulia Dallagiovanna 24 Aprile 2019
* ultima modifica il 22/09/2020

Ogni anno in Italia circa 10mila persone contraggono la meningite. Nella metà dei casi si tratta di una forma meningococcica, ovvero derivante dal batterio Neisseria meningitidis. Circa un quinto dei casi termina con un decesso. Su Ohga ti abbiamo già spiegato cosa sia la meningite e per quali ceppi esista il vaccino. Nella Giornata mondiale contro la meningite vorremmo però lasciare che a convincerti dell'importanza della prevenzione siano le diverse associazioni presenti in Italia, alcune nate proprio da genitori che hanno dovuto fare i conti con una malattia che ha portato via i loro figli, a pochi anni di vita.

Le associazioni contro la meningite

Cos'è la meningite

La meningite, anzi le meningiti, sono infiammazioni che colpiscono le meningi, cioè tre membrane che rivestono il sistema nervoso centrale: dura madre, aracnoide e pia madre. Sono quelle che contengono le arterie necessarie per irrorare encefalo e midollo spinale e che impediscono l'entrata di sostanze tossiche. La malattia che le colpisce può essere originata da tre agenti patogeni: un virus, un fungo o un batterio. La prima è la più diffusa, ma anche la meno pericolosa. L'ultima invece è quella incriminata.

È questa infatti che comprende le forme di meningococco B e C, quelle che si ritrovano più spesso in Italia. Si tratta di due ceppi pericolosi per l'essere umano e per i quali esistono i vaccini. Non da sempre, però: per i bambini più piccoli infatti è possibile sottoporsi alla profilassi di immunizzazione solo dal 2008, per meningococco C, e addirittura dal 2014 per il B. Prima, la meningite poteva spesso risultare mortale.

Le storie

Alessia aveva solo un anno, quando è stata colpita da una meningite fulminante di tipo B. Era il 2007 e il vaccino per lei ancora non esisteva. Ester invece ne aveva due e mezzo, ma non è sopravvissuta alla setticemia provocata dal meningococco B. La corsa al pronto soccorso non è servita a nulla: i medici hanno capito troppo tardi di quale malattia si trattasse. E poi c'è Tiziano Maria, che a 17 mesi ha contratto una meningite da streptococco pneumoniae, un altro ceppo di origine batterica. È morto dopo 12 giorni di agonia: quattro giorni più tardi avrebbe dovuto effettuare la vaccinazione.

Ma ci sono anche storie di chi è sopravvissuto. Come quella di Filippo Palazzi, al quale una forma fulminante di questa patologia ha portato via le gambe, ma lui non ha smesso di voler praticare il lancio del frisbee sulla spiaggia, lo sport di cui è sempre stato appassionato. Oppure ci sono esperienze che ispirano chi ne è testimone a fare qualcosa. Una di queste è la vicenda di Giovanni Locci, 13enne scomparso per colpa di una setticemia fulminante provocata dal meningococco C. L'episodio ha sconvolto tutto il comune di Cerreto Guidi, in provincia di Firenze, che ora si batte per sensibilizzare in favore della vaccinazione. Giovanni infatti aveva ricevuto il farmaco immunizzante, ma era anche stato colpito da diverse forme influenzali che probabilmente non avevano permesso al suo corpo di assimilarlo.

I familiari di questi bambini non hanno dubbi sull'efficacia o meno dei vaccini. Hanno toccato con mano cosa significa farsi trovare scoperti di fronte a una malattia di questo tipo. Ecco perché molti di loro hanno fondato o aderito ad associazioni che si occupano di diffondere informazioni riguardo la prevenzione e il riconoscimento tempestivo della meningite.

Le associazioni

I genitori di Alessia, Amelia e Alessandro Vitiello, assieme ad altre famiglie che avevano vissuto la stessa tragica esperienza, hanno fondato nel 2011 il Comitato nazionale contro la meningite. L'associazione si occupa rappresentare i bisogni e i diritti di chi ha sofferto o ha avuto un familiare colpito dalla malattia. Ma soprattutto, cerca di diventare uno strumento per veicolare tutte le informazioni fornite dalle istituzioni e dalle comunità scientifica riguardo la patologia e i mezzi per prevenirla.

Loro è ad esempio il libro Liberi dalla meningite, pubblicato due anni fa per raccontare le storie di chi non è sopravvissuto e il dolore dei genitori che si sono visti portar via il proprio figlio in pochissime ore. Loro è anche l'iniziativa M-Team, per sensibilizzare in favore del vaccino e promuovere un'educazione alla salute dei più piccoli.

La scomparsa di Giovanni Locci ha invece portato a fondare Stop alla meningite, nella primavera del 2015. I genitori del ragazzino assieme ad altre famiglie del paese hanno voluto fare qualcosa affinché nessuno dovesse più morire per questa malattia. Attraverso l'associazione cercano di veicolare informazioni per aiutare le persone a individuare subito i primi sintomi, spesso fraintendibili con quelli di una banale influenza. E sul loro sito si parla anche di prevenzione e di vaccinazioni, unica vera strada sicura per scongiurare ogni pericolo.

Infine Filippo Palazzi, che oggi fa parte di Art4Sport, associazione ispirata direttamente dalla storia di Bebe Vio, la famosa campionessa paralimpica di scherma colpita da una meningite fulminante all'età di 9 anni che le ha portato via tutti e quattro gli arti. Proprio lei è stata più volte testimonial di campagne in favore della vaccinazione e ora promuove l'attività sportiva come strumento per aiutare i ragazzi che, come lei, sono costretti a indossare protesi.

Insomma, tante difficili esperienze ma tutte ora guidate da un'unica convinzione: vaccinarsi non è tanto il comportamento che ogni buon cittadino dovrebbe adottare, ma un modo per salvare la vita a te, tuo figlio e a chi ti sta intorno.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.