La paura del contagio ha frenato le vaccinazioni pediatriche, la Sip: “Non c’è allarme ma dobbiamo riprendere la giusta rotta”

Nel 2020 la pandemia ha spinto molti genitori a rimandare le vaccinazioni dei propri figli. Secondo la dottoressa Elena Bozzola, segretario nazionale della Società italiana Pediatria, una bassa copertura vaccinale se perpetrata potrebbe rischiare di far riemergere malattie che oggi abbiamo debellato proprio grazie ai vaccini.
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Kevin Ben Alì Zinati 20 Ottobre 2021
* ultima modifica il 20/10/2021
Intervista alla Dott.ssa Elena Bozzola Segretario nazionale Società Italiana Pediatria

In questi mesi la pandemia ha giocato a domino. Una volta spinta la prima tesserina, ha innescato un meccanismo di caduta a catena che ha coinvolto praticamente tutti gli altri pezzi della nostra sanità.

Ci sono stati i rallentamenti nel trattamento di tutto ciò che “non era Covid”, gli interventi chirurgici saltati e iritardi nelle diagnosi oncologiche o nel sistema dei trapianti e delle donazioni di sangue. Un’altra tessera caduta sotto Sars-CoV-2 è quella delle vaccinazioni pediatriche, che negli ultimi 12 mesi hanno fatto registrare una riduzione in quasi tutte le aziende sanitarie locali.

Fortunatamente non si tratta di riduzioni drammatiche e anche secondo la dottoressa Elena Bozzola, segretario nazionale della Società Italiana di Pediatria “questi numeri non rappresentano un vero e proprio allarme”.

Il rapporto appena diffuso dal Ministero della Salute spiega, infatti, che la copertura a 24 mesi contro la polio è scesa al 94,02%, quasi un punto percentuale in meno rispetto al 2019 e che la prima dose di vaccino contro il morbillo è stata del 91,79%: sembra alta, anche il il confronto con l’anno precedente segna il 2,7% in meno con solo 3 regioni che superano il 95% e ben 4 sotto al 90%.

Nei dati si legge anche che la vaccinazione contro la varicella nel 2020 si è ridotta all’89,36% (-1,14% rispetto al 2019) e che quella anti-pneumococcica è stata del -1,42% (siamo al 90,58%). Seppur piccolo e contenuto, il calo comunque c’è stato.

L’avanzata della campagna vaccinale anti-Covid sta fortunatamente riportando tutto verso una normalità inevitabilmente inquinata dal grande imprevisto chiamato Coronavirus. Ma se anche non serve lanciare l’allarme, è chiaro però che bisogna rimettere la barca sulla giusta rotta. Il peso delle tesserine della sanità che stiamo cominciando a rimettere in piedi fa sì che la riduzione delle vaccinazioni dei più piccoli resti una situazione da non sottovalutare.

Dottoressa Bozzola, qual è il rischio nascosto dietro questi numeri?

Il calo delle coperture vaccinali espone il Paese a potenziali rischi. Certe malattie infettive sono “scomparse” grazie alle coperture vaccinali, è il caso per esempio della poliomielite che nei paesi dove i livelli di vaccinazione sono bassi è ancora endemica e rischiosa. Pensiamo anche al morbillo e all’epidemia che c’è stata nel 2017. Un evento non tanto raro visto che epidemie di queste malattie infettive sopraggiungono ogni 2-4 anni. Se la copertura vaccinale è alta, insomma, si possono scongiurare conseguenze pensati. Oggi il rischio è quello di un’epidemia mentre, seppur in forma minore, è ancora in corso una pandemia.

Segretario nazionale Società Italiana Pediatria

Si aspettava una simile riduzione della copertura vaccinale nella popolazione pediatrica? 

Come Sip avevamo effettuato uno studio sull’andamento delle vaccinazioni nei bambini già nella prima fase del lockdown, tra marzo e giugno 2020, e in effetti era emersa una tendenza a rimandare le vaccinazioni. Dal sondaggio si evinceva che il 34% delle famiglie aveva deciso di non far sostenere la vaccinazione ai propri figli. Il calo aveva riguardato soprattutto i bambini sotto i 2 anni per quanto riguarda l’esavalente, lo pneumococco, il meningicocco b e quello per morbillo-parotite-rosolia-varicella.

Colpa della pandemia? 

Andando ad esaminare i motivi avevamo notato che per più del 40% delle famiglie la ragione era da ricercare nella paura ad uscire di casa a causa del Covid-19. Soltanto in una percentuale minima, che non superava il 15%, la causa era il centro vaccinale chiuso. I nostri dati hanno poi trovato conferma nel report diffuso dal Ministero e anche in questo caso credo che la ragione sia molto vicino a quella che avevamo individuato noi.

L’unica vaccinazione che non ha risentito della pandemia sembra quella contro il rotavirus, che ha fatto registrare un +36,65%. 

Forse il motivo è anche legato al fatto che questo ciclo vaccinale di solito viene completato quando la mamma è ancora a casa per l’aspettativa di gravidanza e il bambino è molto piccolo: difficile quindi che un genitore possa evitarla.

Diverse famiglie però hanno recuperato le vaccinazioni, seppur in ritardo. È una buona notizia? 

C’è una quota di bambini che si vaccinano in ritardo perché l’anno precedente non si sono vaccinate e hanno recuperato. Seppur sia importante recuperarla, resta fondamentale la tempestività della vaccinazione. Non bisogna lasciare quell’intervallo di tempo libero: se cala la copertura vaccinale non è una buona cosa. Una sola dose non basta per sopperire all’altra: per avere copertura alta il ciclo vaccinale deve essere competo.

Che aspettative ha per il 2021?

Complici il rientrare di moltissime restrizioni e la maggior serenità da parte dei genitori oggi c’è più affluenza alle vaccinazioni pediatriche. I dati ancora non li abbiamo ma ci rendiamo conto del trend positivo con le richieste che ci stanno arrivando.

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