La peste: quella malattia che ci spaventa fin dal Medioevo. Ma oggi è ancora la Morte Nera?

La peste è un’infezione batterica, provocata dallo Yersinia pestis e ancora oggi evoca in noi scene di lazzaretti e città flagellate dal morbo. Nel frattempo però la Medicina ha compiuto un passo fondamentale: ha inventato gli antibiotici, rendendo questa malattia curabile. Oggi non esiste più in Europa e in Australia, mentre negli altri continenti si registrano casi ogni anno.
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Giulia Dallagiovanna 13 Luglio 2020
* ultima modifica il 21/08/2020

La peste è un'infezione provocata dal batterio Yersinia pestis. Il suo nome lo conosci bene, perché lo hai letto nei libri di storia, lo hai trovato rappresentato in qualche film ed è persino protagonista di una delle più importanti opere della letteratura italiana: I promessi sposi di Alessandro Manzoni. Ti farà paura, perché evocherà in te ricordi di milioni di morti e di intere città terrorizzate da un morbo che colpiva indistintamente poveri e ricchi.

Per fortuna, però, oggi lo scenario è piuttosto diverso. In Europa e in Australia questa malattia non esiste più, mentre negli altri continenti si trovano ancora piccoli focolai, di norma dovuti alle condizioni igieniche precarie. Ma soprattutto abbiamo gli antibiotici, ovvero una cura che permette di guarire da quella che un tempo veniva chiamata "la Morte Nera".

Cos'è

La peste è, come ti dicevo, un'infezione batterica. Certo, secoli fa non sapevano cosa fosse un'infezione perciò questa malattia che mieteva milioni di vittime appariva più come un castigo divino. In realtà, come ti spiegherò più avanti, è una semplice zoonosi, parola che ormai dovresti aver imparato a conoscere.

Di questa malattia esistono inoltre tre forme distinte, anche se spesso le ultime due insorgono come complicanza della prima, quando non viene curata subito:

  1. Peste bubbonica: la più frequente e che porta all'infiammazione e al conseguente ingrossamento delle ghiandole linfatiche, i cosiddetti bubboni. In questa forma non si trasmette da persona a persona.
  2. Peste polmonare: si verifica quando il batterio raggiunge i polmoni ed è molto pericolosa. Non solo può provocare la morte nel giro di pochi giorni, ma si trasmette rapidamente per via aerea anche tra esseri umani.
  3. Peste setticemica: se il batterio inizia a replicarsi nel sangue si sviluppa anche la peste setticemica, che non porta alla comparsa di bubboni, ma a sanguinamenti di pelle e di altri organi.

Il termine peste fu coniato dagli Antichi romani per indicare "una grande malattia, che porta distruzione". Ed era proprio così che appariva questa infezione agli occhi di chi viveva nel Medioevo o nel 1.600. Una delle ragioni per le quali mieteva così tante vittime era da ricercarsi nella mancanza di cure, per cui la forma bubbonica degenerava presto in quella polmonare, trasmettendosi anche più rapidamente da uomo a uomo.

I sintomi

In caso di peste bubbonica, il primo sintomo è, appunto, l'infiammazione dei linfonodi che porterà loro ad ingrossarsi e a dare origine ai bubboni, dai quali la malattia prende il nome. Il periodo di incubazione va dai 2 a i 6 giorni, dopodiché il contagio si manifesta e l'infezione inizia a procedere in modo rapido. Insorgeranno quindi febbre, mal di testa, brividi e un generale senso di malessere e di debolezza.

Se si aggiunge la polmonite, manifestazioni simili si hanno anche per la peste polmonare, che però conta solo tra l'1 e i 3 giorni di incubazione prima di dare segno di sé. Mentre la forma setticemica provoca anche dolori addominali, un possibile stato di shock ed emorragie da parte di organi interni o attraverso la pelle.

Il tasso di mortalità va dal 30% al 60%. Tra chi contrae la forma polmonare, uno su due muore. Tutto questo, però, se non si interviene in tempo con una cura.

Le cause

La causa della peste è un batterio, lo Yersinia Pestis. E come ti accennavo prima, sei di nuovo davanti a una zoonosi, cioè a una malattia che ha fatto il salto di specie da un animale all'uomo. L'ospite abituale di questo microorganismo è la pulce dei ratti, ovvero la Xenopsylla cheopis. Ma questo insetto può trovarsi anche su altri roditori, come alcune specie di scoiattoli, marmotte e cani della prateria. E talvolta può finire per infestare persino i gatti domestici.

Solo la forma polmonare si trasmette da persona a persona, per via aerea

Tra tutte queste specie, però, l'infezione non provoca troppi decessi e quindi è in grado di circolare meglio e più a lungo. Anche se occasionalmente si verificano piccoli focolai proprio tra i roditori e si riconoscono da un'improvvisa moria di ratti o di altri animali.

In ogni caso, è necessario che la pulce passi all'essere umano, perché una persona si ammali. A meno che non si tratti della forma polmonare, la quale, come abbiamo visto prima, si trasmette anche per via aerea.

La storia

Esistono diverse infezioni batteriche pericolose nel mondo, ma la peste ancora oggi evoca scenari drammatici e il suo nome, la "Morte Nera", riecheggia nella tua mente come il presagio di qualcosa di terribile. Ma come mai ne siamo così spaventati anche se oggi si tratta di una malattia curabile? Bé, perché nei secoli scorsi ha provocato milioni di morti in pochissimo tempo e ogni volta che si presentava veniva vissuta come un vero e proprio flagello. Proviamo allora a ripercorrere a grandi linee la storia di questa malattia.

La prima vera epidemia in Europa esplose addirittura nel VI secolo d.C., al tempo dell'imperatore Giustiano, e si diffuse soprattutto nelle zone sotto il dominio dell'Impero bizantino, a partire da Costantinopoli, dove sterminò quasi la metà della popolazione. Ma quella che diede origine alla tua paura è la peste del 1347, alla quale fa riferimento anche il Decameron di Giovanni Boccaccio, e che infettò l'intera Europa, iniziando a perdere forza solo nel 1363. Alla fine, circa un terzo della popolazione del continente non era sopravvissuta. È questa quella che chiamano la peste nera.

Il modo nel quale è giunta fino a noi è piuttosto inquietante. A quel tempo, la Repubblica di Genova possedeva la città di Caffa, in Crimea, un importante scalo commerciale. Quando l'esercito dei tartari la assediò, portò con sé anche la peste che in Asia imperversava già da tempo. Così l'allora khan Ganibek, che guidava i soldati, decise di catapultare oltre le mura di Caffa i cadaveri infetti, contagiando anche gli abitanti. Furono i marinai di rientro a Genova a portarla poi in Italia e, da qui, in Europa. Ed è sempre per questa ragione che la Repubblica di Venezia inventò la quarantena, per tutte le navi di rientro dall'est.

A quel punto nel nostro continente divenne endemica e per i successivi tre secoli continuò a ripresentarsi a distanza di circa 10 o 12 anni, colpendo soprattutto i giovani e le fasce più povere della popolazione. Quella raccontata da Manzoni scoppiò nel 1630 e interessò tutta l'Italia del Nord, mentre l'ultima di cui si ha conoscenza in Europa è stata quella di Marsiglia, nel 1720: arrivò a uccidere la metà della popolazione cittadina.

Oggi invece i focolai di peste permangono in alcune zone dell'Africa, dell'Asia, di America e Sudamerica. Ogni anno si contano dai 1000 ai 3mila casi e solo negli Stati Uniti se ne registrano una decina. In generale, è la scarsa igiene e il contatto stretto con roditori selvatici a favorire il contagio.

La cura

Oggi la peste è una malattia curabile, per fortuna, grazie agli antibiotici. Ci sono diverse classi che si sono dimostrate efficaci contro il batterio che la provoca, tra cui aminoglicosidi, tetracicline, cotrimoxazolo, rifampicina, fluorochinoloni e così via. Certo, è importante iniziare subito la terapia o si rischia un decorso rapido e che, purtroppo, termina spesso con un decesso.

Bisogna infatti intervenire entro le prime 24 ore dalla comparsa dei sintomi e sarebbe bene che anche le persone entrate in contatto con il malato seguano una profilassi antibiotica, per eliminare ogni rischio.

La prevenzione

La peste si può prevenire. Anzi, in Europa lo facciamo più o meno dalla seconda metà del XVIII secolo, cioè persino da prima che si trovasse una cura adeguata. E la prima azione da compiere riguarda l'igiene, sia personale che dei luoghi pubblici o delle strade. È infatti importante disinfestare gli ambienti dall'eventuale presenza di ratti o altri roditori selvatici, che potrebbero essere portatori della pulce responsabile della trasmissione del batterio. Inoltre, bisogna assicurarsi che i rifiuti non permangano troppo tempo vicino a zone abitate, perché potrebbero attrarre proprio questi animali. Dunque la raccolta differenziata e un successivo corretto smaltimento ad opera del Comune sono fondamentali per la prevenzione di diverse possibili malattie.

Allo stesso modo, bisogna controllare periodicamente i propri animali domestici e assicurarsi che non siano diventati un rifugio per pulci e altri parassiti.

Infine, nell'eventualità che si sia entrati in contatto con una persona infetta, bisogna segnalarlo subito a un medico e iniziare la terapia antibiotica, per scongiurare ogni rischio.

Fonti| Istituto superiore di sanità; Orphanet

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