“La plastica che fa bene”: i tappi che finanziano le parrucche per le pazienti oncologiche

“Perdere i capelli potrebbe sembrare una stupidaggine di fronte a una malattia così seria come un tumore e invece è un problema molto grande”, ci ha spiegato Anna Marchiori, responsabile del progetto e volontaria per l’Associazione Volontari Oncologici di Padova. Rispetto per l’ambiente e solidarietà si uniscono, in un’iniziativa molto importante per chi deve indossare una parrucca ogni giorno.
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Giulia Dallagiovanna 3 Agosto 2019
* ultima modifica il 06/02/2023

Salute, benessere e ambiente. Tre argomenti apparentemente a sé stanti, ma se ci pensi bene, sono i tre aspetti di cui è fatta la tua vita. E in qualche modo si influenzano a vicenda, si incontrano, si sovrappongono. Accade soprattutto nel caso del progetto "La plastica che fa bene", che nasce dalla collaborazione tra l'Istituto Oncologico Veneto, l'Associazione Volontari Ospedalieri (AVO) di Padova, Confartigianato Imprese Padova e Amico dell’Ambiente. Tanti nomi per un'iniziativa ambiziosa: raccogliere tappi di plastica per finanziare parrucche destinate a pazienti malate di tumore, che hanno perso i capelli a causa della chemioterapia.

Credit photo: pagina Facebook AVO Padova

Esiste da pochi mesi, ma in realtà si tratta di un passo in più all'interno di "Non smettere di piacerti", progetto che l'AVO porta avanti fin dal 2009. Tutto parte da una considerazione: non si può lasciare che il tumore prenda totalmente possesso della propria vita, ci si può continuare ad occuparsi della propria femminilità anche quando si è malate. Una possibilità che i volontari mettono a disposizione direttamente all'interno dell'ospedale. "Alle donne seguite dall'Istituto Tumori che ne fanno richiesta forniamo una parrucca in prestito – spiega Anna Marchiori, volontaria AVO e responsabile del progetto, a Ohga – Possono tenerla per tutto il tempo necessario in cui non hanno capelli e poi la restituiscono. A questo punto viene igienizzata e rimessa a disposizione, per altre pazienti. Ma abbiamo anche delle estetiste volontarie che forniscono consulenze sull'uso di cosmetici e prodotti di bellezza da usare, perché naturalmente anche la pelle risente delle cure. I prodotti vengono forniti gratuitamente da Euphidra, almeno per quanto riguarda le prime prove. Collabora con noi, poi, anche un'esperta di tatuaggi con l'henné, che disegna dei ricami, con una sostanza naturale e quindi del tutto atossica, sulla testa di ragazze e donne che non vogliono indossare la parrucca".

Si indossa per non spaventare i figli, per non mostrarsi calve di fronte al marito, per non essere costrette a rispondere a domande invadenti

Di solito, però, è proprio la parrucca l'accessorio più richiesto. Per non spaventare i figli che vedono la mamma malata, per non mostrarsi calve davanti al marito o, semplicemente, per evitare domande e sguardi incuriositi. "Alcune la tengono addirittura per tutta la notte – prosegue Marchiori – vogliono insomma cercare di vivere la malattia privatamente. Anche se oggi siamo forse più abituati a vedere una persona che sta affrontando la chemioterapia, c'è chi comunque preferisce non doversi mettere in mostra in un momento così delicato".

Da quando "Non smettere di piacerti" è partito,  grazie anche alla collaborazione della dottoressa Malihe Shams, psicologa dell'Istituto Oncologico, vengono distribuite circa 150 parrucche ogni anno. Un parrucchiere incontra una volta al mese le pazienti all'Istituto Oncologico e, di solito, vengono richieste circa 10 o 15 parrucche alla volta. E per quanto siano tutti volontari, le spese ci sono e sono ingenti. Ogni parrucca costa circa 450 euro, per fabbricarla e mantenerla sempre nuova. E anche per il processo di igienizzazione l'impegno economico è importante. E così è arrivata l'idea dei tappi. "Uno dei sette parrucchieri che collaborano con noi – racconta Marchiori – ci ha messo in contatto con Giovanni Giantin, presidente del progetto Amico dell'Ambiente che già da diverso tempo organizza iniziative socialmente utili e le sostiene attraverso il riciclo della plastica. È stato lui a proporci di acquistare da noi questo materiale sotto forma di tappi, bottiglie e altri contenitori adatti ad essere riutilizzati. Noi riceviamo 18 centesimi ogni chilo consegnato e in questo modo iniziamo a raccogliere fondi per le parrucche".

Se abiti in quella zona, puoi contribuire anche tu. Sono stati posizionati dei bidoni in determinati punti di raccolta, dove ciascuno può depositare il proprio sacco. Si trovano all'Istituto Oncologico Veneto, all'Asl di Padova, all'Ospedale "Sant'Antonio" e al Complesso Socio Sanitario "Casa ai Colli" sempre nella città veneta. Inoltre, puoi lasciare la plastica anche presso i negozi dei parrucchieri che collaborano con i volontari. Come potrai immaginare, servono tanti chili prima di arrivare a raggiugnere cifre che permettano di sostenere i costi delle parrucche. Fai attenzione però: la plastica non è tutta uguale. Sotto al fustino vuoto del detersivo o alla bottiglia dell'acqua minerale, controlla che vi sia un numero che corrisponda al 2 o al 5. Altrimenti, puoi consegnare solo il tappo, senza il contenitore.

La buona notizia è che l'iniziativa, anche se nata da pochissimo tempo, piace e viene supportata già da tante persone. "Li vediamo arrivare con dei sacchi enormi pieni di plastica – conferma Marchiori – e li lasciano a uno dei nostri punti raccolta. E poi ci stanno arrivando diverse proposte da parte di scuole o di banche che hanno chiesto come possono farci arrivare i tappi che stanno raccogliendo. Il progetto si allargando in maniera inaspettata, per fortuna. Ma serve davvero tanto materiale prima di arrivare a raggiungere qualche centinaia di euro".

AVO Padova si occupa di fornire assistenza psicologica, un po' di compagnia e qualche piccolo aiuto per alleggerire un po' la vita a chi viene ricoverato in un ospedale della città. Puoi trovare i volontari in diversi reparti, anche in Pediatria o in Geriatria, dove forse diventa ancora più importante avere accanto qualcuno e non sentirsi solo in mezzo a flebo e camici bianchi. Qualcuno che ti compra il giornale, che fa due chiacchiere con te, che ti ascolta può diventare un aiuto davvero importante per superare il momento di difficoltà e solitudine. Aiuto, che per una paziente in chemioterapia può concretizzarsi in qualche consiglio per sentirsi più bella, per accettare un corpo messo a dura prova, per nascondere un po' i segni della malattia e delle cure.

Credits photo: AVO Padova. Sullo sfondo, una delle parrucche prestate alle pazienti oncologiche. In basso, una paziente che la indossa, seguita da una parrucchiera

"Stare vicino alle pazienti oncologiche può essere impegnativo – spiega Marchiori – perché sono davvero molto provate. Per chi non l'ha mai vissuta, ad esempio, la caduta dei capelli potrebbe sembrare una stupidaggine di fronte a una patologia così seria come un tumore, invece è un problema molto grande. Spesso vengono da noi con la paura di non trovare la parrucca che faccia per loro o si immaginano di dover indossare un accessorio strano, poco naturale. Insomma, si specchiarsi e vedersi brutte. Invece oggi ci sono delle parrucche molto belle, anche se sono sintetiche. Hanno dei colori naturali e diversi tipi di tagli. Perciò poi, quando escono, sono soddisfatte e felici. Tutte noi che le accogliamo ci siamo passate e conosciamo bene quali emozioni stanno provando. Quindi si crea un clima di empatia e partecipazione. È davvero molto bello quando riusciamo ad accontentarle".

Fonte| AVO Padova

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