La protezione del vaccino Pfizer diminuirebbe a partire da 90 giorni dopo la seconda dose: ecco perché serve il richiamo

Uno studio israeliano ha evidenziato il vaccino di Pfizer-BioNTech offre un’eccellente protezione nelle prime settimane dopo la vaccinazione ma che la sua efficacia comincerebbe a diminuire a partire da 90 giorni dopo la seconda dose.
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Kevin Ben Alì Zinati 27 Novembre 2021
* ultima modifica il 27/11/2021

La terza dose di vaccino si può fare e, aggiungiamo noi, si deve fare. Il motivo? È necessaria.

Le motivazioni le ha illustrate in modo chiaro Mario Draghi quando ha annunciato il nuovo decreto e che dal 1 dicembre chiunque abbia compiuto 18 anni potrà farsela somministrare.

Il premier è stato chiarissimo. Se oggi, seppur nel pieno della quarta ondata di contagi, siamo uno dei paesi messi meglio in Europa il merito è del successo della campagna di vaccinazione: se dunque vogliamo continuare a goderci la normalità riacquistata dobbiamo ribadire la fiducia riposta nella scienza e prenotare la terza dose.

Che sia efficace è ormai chiaro. Già uno studio pubblicato sul New England Journal Of Medicine aveva confermato che la terza dose in soli sette giorni sarebbe in grado di raggiungere un’efficacia del 95,6%, superiore addirittura di quella garantita dalle due dosi standard.

Il razionale dietro alla necessità della terza dose è ribadita anche dai numeri. Come quelli appena pubblicati sul British Medical Journal da un gruppo di ricercatori del Research Institute of Leumit Health Services in Israele che, mettendo in relazione il tempo trascorso dalla seconda dose con il rischio di infezione sono giunti a una conclusione: il richiamo serve ed è fondamentale.

I risultati ottenuti dall’analisi hanno confermato che il vaccino di Pfizer offre un’eccellente protezione nelle prime settimane dopo la vaccinazione ma il gruppo di scienziati israeliani è andato oltre quello che già sapevamo, ovvero che l’efficacia del vaccino si riduce nel tempo. Ha osservato, infatti, che la sua protezione comincerebbe a diminuire a partire da 90 giorni dopo la seconda dose.

Israele, almeno sul vaccino Pfizer, è una di quelle fonti che puoi considerare affidabile. Come sai, lo stato israeliano è stato tra i primi Paesi a dare inizio alla vaccinazione di massa, tra quelli ad andare più spediti (tanto che in pochi mesi più della metà della popolazione era già immunizzata) e anche tra gli apripista della terza dose.

I dati dello studio, infatti, sono ingenti. La ricerca ha preso in considerazione oltre 80mila adulti di età di circa 44 anni, mai infettati. Gli scienziati li hanno sottoposti a un test molecolare almeno tre settimane dopo la seconda dose di vaccino cui il 9,6% di loro (quasi 8mila persone) era risultato positivo.

La protezione del vaccino Pfizer comincerebbe a diminuire a partire da 90 giorni dopo la seconda dose 

Confrontandole con chi aveva avuto esito negativo hanno osservato che il tasso dei casi positivi aumentava con il passare del tempo dalla seconda dose. Tra i 21 e gli 89 giorni dopo la chiusura del ciclo vaccinale la percentuale dei test positivi era dell’1,3%, dopo 90-119 giorni era del 2,4% e dopo 120-149 sfondava quota 4,6%: a 180 giorni, quindi 6 mesi, erano il 15,5%.

Sulla base di queste percentuali, il rischio di infezione in tutti i gruppi di età era 2,37 volte più alto dopo 90-119 giorni, 2,66 volte superiore dopo 120-149 giorni, 2,82 volte superiore dopo 150-179 giorni e 2,82 volte superiore dopo 180 giorni o più.

I ricercatori nello studio hanno evidenziato quelli che possono essere i limiti dello studio, Hanno riconosciuto che non possono escludere l’interferzan di altri fattori, come la circolazione di nuove varianti più contagiose: pensa alla variante Delta Plus.

Sono convinti però che la necessità di una terza dose di vaccino possa diventare una strategie importante per contrastare il virus.

Fonte | "Elapsed time since BNT162b2 vaccine and risk of SARS-CoV-2 infection: test negative design study" pubblicata il 25 novembre 2021 sulla rivista British Medical Journal

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