resistenza antibiotici

La resistenza agli antibiotici è una minaccia per la salute di tutti, ma oltre a dirlo bisogna fare qualcosa

Solo nel 2021 i batteri resistenti agli antibiotici hanno ucciso circa 35mila persone in Europa. L’antibiotico-resistenza è uno dei problemi sanitari più urgenti per la salute umana, ma dipende da un uso inappropriato degli antibiotici non solo negli uomini, ma anche negli allevamenti intensivi.
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Maria Teresa Gasbarrone 19 Gennaio 2023
* ultima modifica il 24/01/2023
In collaborazione con il Dott. Ignazio Grattagliano Medico generale e professore di Medicina generale all'Università degli Studi di Bari

C'è un problema sanitario di cui non parliamo molto spesso, ma che da qualche anno preoccupa sempre più la comunità scientifica internazionale e che dovrebbe interessare anche te. Si tratta dell'antibiotico-resistenza (AMR, Antimicrobial Resistance), ovvero il fenomeno per cui sono sempre più i batteri resistenti agli antibiotici. Ti riguarda non solo per l'uso che fai di questa categoria di farmaci, ma per ogni aspetto dalla tua vita, dalla tua alimentazione al funzionamento del sistema sanitario del Paese in cui vivi. Ti spiego perché.

Perché gli antibiotici sono necessari

Questo problema potrebbe diventare nel giro di pochi anni una delle prime cause di decessi per problemi di salute: secondo uno studio inglese ripreso dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) – Review on Antimicrobial Resistance nel 205o le infezioni batteriche causeranno circa 10 milioni di morti all'anno, superando anche i decessi per tumore (8,2 milioni).

Nel 2050 la resistenza agli antibiotici ucciderà più dei tumori

“Il pericolo per la salute umana rappresentato dall’antibiotico-resistenza è molto più preoccupante del crac finanziario del 2008. Anche se questa ti può sembrare una frase a effetto, non lo è affatto, se pensi che a pronunciarla è stato Jim O'Neill, economista, ex ministro inglese del Commercio, incaricato nel 2016 dal governo britannico di analizzare il problema dell’antibiotico resistenza e di proporre soluzioni attuabili su scala globale.

Gli antibiotici sono uno strumento irrinunciabile per la medicina, in molti suoi ambiti: oltre a contrastare le infezioni, sono necessari per qualsiasi tipo di intervento chirurgico, dal più semplice al più complesso. Per questo motivo "un loro utilizzo eccessivo e inappropriato costituisce – avverte Aifa una delle più gravi minacce alla salute pubblica che le Istituzioni sono chiamate a fronteggiare". Ma allora perché si continua ad abusare di questi farmaci, sia nella medicina umana che in quella veterinaria? La risposta è complessa e ha a che fare con un'impostazione mentale che è arrivato il momento di scardinare una volta per tutte.

Che cos'è l'antibiotico-resistenza

Il resoconto del network europeo per la Sorveglianza delle resistenze agli antibiotici (Ears-Net) descrive di anno in anno un quadro sempre più critico: solo nel 2021 i batteri resistenti agli antibiotici sono stati responsabili di circa 35.000 morti in Europa. Ma come siamo arrivati a questo punto?

"Con questa espressione – spiega il dottor Ignazio Grattagliano, medico generale e professore di Medicina generale all'Università degli Studi di Bari – si indica la resistenza di un batterio all'antibiotico comunemente somministrato per trattare quella specifica infezione batterica. Si tratta di un problema diffuso in tutto il mondo occidentale".

In Italia ogni anno dal 7% al 10% dei pazienti va incontro a un'infezione batterica multiresistente

Aifa

Per avere un quadro sulla situazione in Italia puoi leggere il report pubblicato da Aifa nel 2016: "In Italia la resistenza agli antibiotici si mantiene tra le più elevate in Europa e risulta, nella maggior parte dei casi, al di sopra della media europea. Nel nostro Paese ogni anno, dal 7% al 10%  dei pazienti va incontro a un’infezione batterica multiresistente con migliaia di decessi. Le infezioni correlate all’assistenza colpiscono ogni anno circa 284.100 pazienti causando circa 4.500-7.000 decessi".

Le cause del fenomeno

L'AMR è ormai riconosciuta come uno dei principali problemi di sanità pubblica, senza considerare il suo enorme impatto economico: a causa della resistenza agli antibiotici esistente sono necessarie cure più onerose, degenze in ospedale più lunghe fino al rischio di un aumento delle invalidità a carico del sistema sanitario pubblico.

Per cercare di contenere il fenomeno nel 2015 l'Organizzazione mondiale della sanità (Sms) ha prodotto il Piano d'azione globale (GAP) per contrastare la resistenza antimicrobica. Nel 2017 anche l'Italia ha recepito queste raccomandazioni con il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2017-2020, prorogato per il 2021: "Un documento di raccordo tra vari esperti – spiega Grattagliano – che evidenziano il problema, ne identificano le cause e le possibili strategie per contenerlo". Per quanto riguarda il primo punto possiamo individuare tre tipi di cause:

  • Abuso di antibiotici
  • Uso inappropriato degli antibiotici
  • Impiego veterinario negli allevamenti intensivi

 "Abbiamo prescritto e somministrato antibiotici – prosegue Grattagliano anche quando non erano necessari, ad esempio per coprire infezioni di altra natura, come quelle di tipo virale. Oppure li abbiamo utilizzati in modo non corretto, somministrando antibiotici non adatti a curare determinate infezioni. Per ultimo, ma non per importanza, rientra tra le cause l’utilizzo degli antibiotici in ambito veterinario, negli allevamenti, dai quali provengono la carnee gli altri alimenti di origine animale, come latte e formaggi, che poi finiscono sulle nostre tavole e nei nostri corpi".

Il legame con gli allevamenti intensivi

A questo punto forse stai pensando che i problemi si limitino al consumo di carne, ma le cose sono più complesse di così. Si tratta di un approccio mentale che va ben oltre cosa metti nel tuo piatto. Probabilmente miliardi di bambini hanno ingerito antibiotici fin dalla loro nascita, senza che neanche i genitori ne fossero consapevoli: "Le carni provenienti dagli allevamenti intensivi vengono utilizzati per tanti preparati. Tra questi possono esserci gli omogeneizzati per neonati, esponendoli ad antibiotici di cui non hanno nessun bisogno, ma che al contrario potrebbero aver un impatto negativo sulla loro salute futura".

Nell'ambito veterinario viene impiegato oltre il 50% degli antibiotici utilizzati globalmente

PNCAR

Parti dal presupposto che non si tratta di casi isolati: "Nel settore veterinario – si legge nel PNCAR – viene consumato oltre il 50% degli antibiotici utilizzati globalmente. Questo rappresenta un fattore di rischio per la selezione e diffusione di batteri resistenti, sia commensali che zoonotici".

Negli allevamenti intensivi si ricorre spesso agli antibiotici – in passato più che oggi – per prevenire lo sviluppo di batteri e la diffusione di malattie tra gli animali che, qualora si manifestassero, potrebbero implicare importanti perdite economiche per il produttore.

Gli studi sull'AMR hanno però evidenziato come il trasferimento di batteri resistenti dall’animale all’uomo può avvenire in più modalità:

  • contatto diretto
  • via alimentare
  • contaminazione ambientale

L'ultima modalità è la meno intuitiva: "Gli antibiotici somministrati agli animali – spiega Grattagliano – finiscono negli uomini non solo attraverso l'alimentazione, ma anche in modo indiretto: la maggior parte dei farmaci ingeriti dal bestiame viene infatti eliminata attraverso le urine e le feci. Questi finiscono così nella terra, nell'acqua, contaminando l'intero sistema ambiente".

Fonti | Aifa, Review on Antimicrobial Resistance, Ears-Net, PNCAR

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.