La ricetta per sbarazzarsi del Long Covid? Correre mezze maratone e scalare montagne: parola di cardiologo

All’Asl 3 Genovese, il dottor Piero Clavario con la sua équipe ha allestito una vera e propria Palestra Covid dove pazienti che accusano stanchezza, debolezza e fiato corto a mesi di distanza dell’infezione da Sars-CoV-2 possono recuperare la propria salute attraverso attività fisica di riabilitazione.
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Kevin Ben Alì Zinati 7 Luglio 2021
* ultima modifica il 07/07/2021
In collaborazione con il Dott. Piero Clavario Cardiologo presso Asl 3 Genovese

Prescrizione: almeno due mesi di palestra, un po’ di cyclette e di tapis roulant, una mezza maratona e l’ascesa al Santuario della Madonna della Guardia.

Paziente: “Dottore, ma è sicuro che così mi riprendo dal Covid?”.

Piero Clavario, responsabile del reparto di Cardiologia riabilitativa, se l’è sentito chiedere almeno mille volte, tante quante le telefonate con cui negli ultimi mesi ha rintracciato e arruolato i pazienti transitati per la Asl 3 Genovese che lamentavano debolezza, forti dolori muscolari, gambe stanche e molli e difficoltà a respirare.

Tutti coloro, cioè, che a mesi di distanza non si erano ancora scrollati di dosso gli strascichi dell’infezione da Sars-CoV-2 e che sono poi diventati suoi atleti.

Sai bene come funziona. Quando il virus da un infetto oltrepassa le difese del tuo corpo, viaggia attraverso le vie respiratorie e invade le tue cellule possono succedere due cose.

Arrivano la febbre e la tosse, qualche volta l’anosmia, quasi sempre la paura cui seguono poi l’isolamento, i tamponi, l’attesa.

Se va male c’è la terapia intensiva, il casco per l’ossigeno o l’intubazione, se non peggio. Quando va bene, invece, la riconquista della libertà è più facile a rapida.

Altre volte però il virus fa il gioco del silenzio. Si nasconde, non si fa vedere né sentire e l’unico modo per scoprire se gli hai dato ospitalità è per caso, perché hai scelto di sottoporti a un arbitrario test sierologico, oppure perché inconsapevolmente sei diventato la fonte per il contagio di qualcun altro.

In ogni caso, la convivenza con il Covid-19 non finisce con il tampone negativo. Molto spesso la malattia resta addosso, sotto forma di quello che la scienza ha definito Long Covid e che per i comuni cittadini assomiglia a un inquilino che non paga l’affitto e non vuole saperne di sloggiare da casa.

Gli esiti pneumologici e l’insufficienza respiratoria sono l’eredità che si portano mal volentieri indietro i pazienti entrati e usciti dall’ospedale e dalla rianimazione.

E anche di quelli che non sono stati ricoverati e che non hanno avuto bisogno dell’ossigeno. Anzi, soprattutto questi ultimi.

Mano a mano che visitava i suoi pazienti post Covid, il dottor Clavario se n’è reso sempre più conto. Ha capito che “chi stava peggio non aveva fatto il Covid in maniera pesante. E questo è preoccupante perché rischiano di restare pazienti sommersi, una popolazione nascosta, fatta da persone che non sanno di aver fatto il Covid e non riescono a capire il motivo per cui si sentono continuamente deboli”. 

Tra le pieghe di questa situazione nuova, in continua evoluzione e definizione è nata la cosiddetta Palestra Covid: un luogo dove i pazienti Long Covid lavorano, si allenano, vengono accolti e “curati” e in cu riprendono in mano la propria vita attraverso l’esercizio fisico.

“Tutti quelli che hanno seguito il nostro percorso hanno recuperato al 100% ci ha spiegato il cardiologo che da ormai un anno ha preso il programma di riabilitazione cardiologica per i malati di cuore attivo presso l’Asl 3 Genovese e l’ha adattato ai malati di Covid.

“Per i cardiopatici l’attività fisica è una medicina molto efficace. Riduce il rischio cardiovascolare del 30-40%, tanto quanto prendere tutte le medicine prescritte dai medici”.

Il rischio è una popolazione nascosta di persone che non capiscono perché si sentono sempre deboli

Dott. Piero Clavario, cardiologo Asl 3 Genovese

Quando poi è arrivata la pandemia il progetto ha ampliato il suo pubblico. “Dal momento che i pazienti post Covid, a differenza di tutti gli altri, non sanno da quale specialista andare per trattare gli strascichi della malattia, abbiamo deciso di riorganizzare il programma creando un sistema di follow-up per offrire a chi aveva superato il Covid-19 tutte le possibilità specialistiche di controllo”.

Di fatto, il dottor Clavario e la sua équipe hanno funzionato come dei vigili urbani. Hanno fatto circa 1000 telefonate per fissare un appuntamento, portando 275 pazienti in ambulatorio per la prima valutazione.

Alcuni sono stati dirottati in neurologia, altri in pneumologia, “una settantina invece li abbiamo presi in carico noi nella Palestra Covid”.

Per questi, i problemi rimasti dopo l’infezione erano eminentemente fisici e su prescrizione si sono allenati su macchinari e circuiti per 3 volte alla settimana: “una persona recupera più o meno il 10% al mese della proprie capacità polmonari e di solito la durata minima dell’allenamento con noi è di circa 2 mesi”.

Ti faccio una domanda: quando hai un problema di salute che cosa fai? Vai dal medico e curi la malattia. In questi casi però l’evidenza viene meno, gli strascichi del Covid-19 spesso non sono così riconoscibili e non c’è uno specialista specifico cui questi pazienti possono rivolgersi.

Per i malati di cuore l’attività fisica riduce il rischio cardiovascolare del 30-40%

Dott. Piero Clavario, cardiologo Asl 3 Genovese

Il risultato per questi pazienti è una crescente solitudine, unita a un senso di abbandono per una condizione che loro e loro corpo sentono ma che il mondo all’esterno fatica a comprendere.

L’infartuato e il cardiopatico sono simili ma diversi rispetto ai post-Covid. Gravi ma conosciuti e caratterizzati da un percorso riabilitativo conosciuto i primi. Gravi ma senza alcuna letteratura scientifica che possa spiegare cosa fare e come i secondi.

Per questo, il programma strutturato dal dottor Clavario non è un allenamento solo per il corpo, ma anche per la mente. E gran parte del percorso si concentra soprattutto sul rafforzare la cos specolerà e sul motivare il paziente a continuare ad allenarsi.

Per spronarli, ha spiegato il cardiologo, gli “atleti” vengono coinvolti a margine di eventi sportivi come mezze maratone, corse e gare in montagna e l’unico requisito per partecipare è aver completato tutti gli allenamenti prescritti.

Quest’anno la scalata fino al Santuario è andata, il dottor Clavario e i suoi atleti ci torneremo nel 2022. A fine estate parteciperanno a una mezza maratona: qualcuno la farà camminando, altri correndo. Non gareggeranno per davvero, avranno il pettorale dell’anno precedente “ma faranno parte del gioco e si sentiranno veri atleti”.

Il programma per raggiungere questi traguardi punta sull'allenamento fisico ma anche sull'impatto psicologico che lo sport può trasmettere. Il paziente, ha concluso il cardiologo genovese, "sa che in questo percorso si sta impegnando per un obiettivo sportivo che coincide però anche con il proprio benessere fisico e mentale".

In questo allenamento, ogni paziente non diventa solo un atleta. Impara a fare amicizia con la fatica e la paura e ad esercitare costanzapazienzafiducia, in se stessi e nel percorso che sta seguendo.

E soprattutto, apprende che i miglioramenti, nella prestazione come nella vita, arrivano sempre: un passo alla volta.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.