Si scrive alfa-sinucleina ma presto potresti leggerla come la nuova speranza contro il morbo di Parkinson.
Siamo ancora nella fase dei condizionali, ma il lavoro descritto sulla rivista Brain ha tracciato la strada per nuovi trattamenti di una patologia che interessa almeno 400mila italiani.
Oggi tutte queste persone possono contare soltanto su farmaci che trattano i sintomi e non i meccanismi che regolano la malattia ma i risultati ottenuti da un pool di università italiane coordinate dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS sembra poter portare, in un breve futuro, allo sviluppo di un trattamento risolutivo nelle primissime fasi della malattia di Parkinson, per arrestarne il decorso.
La proteina alfa-sinucleina, infatti, potrebbe diventare il biomarcatore con cui diagnosticare in una fase precoce la malattia per trattarla con la medicina di precisione.
Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa, lenta e progressiva, che si contraddistingue per disturbi del movimento come rigidità, lentezza, tremore oltre a una sintomatologia cognitiva.
I pazienti oggi sono trattati con la levodopa. Si tratta di un farmaco che all'interno del cervello viene trasformata in dopamina, sostanza necessaria ai movimenti e di cui i pazienti malati di Parkinson sono carenti.
La levodopa migliora il quadro clinico dei pazienti e i sintomi, quindi la qualità della vita dei pazienti, ma non interviene sul decorrere della malattia.
I ricercatori italiani per provare a offrire un nuova strada terapeutica alternativa e più efficace ai pazienti affetti da Parkinson hanno messo sotto la lente d’ingrandimento l’alfa-sinucleina.
Si tratta di una proteina prodotta dai neuroni che ha la funzione di regolare il "traffico" dei neurotrasmettitori a livello delle sinapsi. Se si danneggia, tende a formare degli aggregati che disturbano la comunicazione tra neuroni portando alla morte, la cosiddetta neurodegenerazione tipica del Parkinson.
Per studiarne i meccanismi hanno messo a punto un modello animale molto precoce e progressivo della malattia causata dall’attività degli aggregati di alfa-sinucleina: qui hanno osservato come l’alfa-sinucleina alterata causi le prime manifestazioni della malattia.
“Non sorprende che l’alfa-sinucleina sia stata soprannominata la proteina della speranza” hanno spiegato i ricercatori.
La proteina e tutto ciò che sono riusciti a scoprire sulla sua natura e sul funzionamento, infatti, potrebbero davvero aiutare a scoprire nuove strategie terapeutiche come anticorpi monoclonali capaci di contrastare la sua diffusione, la sua alterazione e quindi l’insorgenza del Parkinson.
“Queste immunoterapie – hanno concluso gli scienziati del Policnico Gemelli di Roma – avrebbero lo scopo di insegnare al sistema immunitario a riconoscere precocemente l'alfa-sinucleina anomala, per distruggerla prima che arrechi un danno cellulare”.
Fonte | "Dopamine-dependent early synaptic and motor dysfunctions induced by α-synuclein in the nigrostriatal circuit" pubblicata il 23 luglio 2021 sulla rivista Brain