Con l’idea di rubare la forza al proprio avversario per batterlo ci abbiamo costruito miti, leggende e pure qualche film. Te ne sarà venuto in mente uno in particolare.
In quello specifico caso, però, erano i “cattivi” che si affidavano a questo stratagemma per sottrarre il talento ai migliori campioni della NBA, diventare invincibili e vincere una partita di basket. Qui invece, nel mondo vero, i ruoli sono invertiti.
Siamo noi, cioè, i “buoni” e la partita che vogliamo provare a vincere sfruttando il trucco del furto di forza è la più importante di tutte, quella che da decenni giochiamo contro l’HIV.
Quello che voglio dirti è che un team di ricercatori dell’Oregon Health & Science University e dell’Università della California di San Francisco ha messo a punto un nuovo approccio terapeutico contro il virus dell’immunodeficienza umana che sfrutta proprio questo concetto del rubare la forza all’avversario.
Gli scienziati americani hanno sviluppato cioè dei virus ingegnerizzati in laboratorio capaci di entrare dentro una cellula rubandole le proteine essenziali che servono al virus dell’HIV per moltiplicarsi, espandere l’infezione e se non contrastato dare origine all’Aids.
Questi virus, come hanno spiegato sulla rivista Science, si chiamano TIP (acronimo per particelle terapeutiche interferenti) e quando sono stati testati su un gruppo di scimmie e somministrati con una singola iniezione sperimentale sono stati in grado di ridurre per almeno 30 settimane la presenza di una particolare forma di virus dell’HIV tipico dei primati non umani.
L’idea di fondo nasce dalla mente del virologo dell’Università della California di San Francisco Leor Weinberger, Ph.D., che nel 2000 ebbe l’intuizione di questi TIP, ovvero piccoli segmenti del virus HIV progettati in laboratorio per mettere i bastoni tra le ruote all’HIV.
Le TIP infatti quando entrano in una cellula umana sono in grado di riprodursi rapidamente e di rubare, di fatto, energia e spazio all’HIV, arrivando di fatto a sopprimerlo.
L’esperimento eseguite sulle scimmie, infettate con una versione di HIV che in genere uccide in pochi giorni, ha dimostrato che quasi tutti gli animali trattati con le TIP erano sopravvissute senza mostrare segni di Aids. Le concentrazioni del virus erano infatti scese drasticamente, passando da 1 milione di copie a 100. Le Tip in pratica riuscivano a soppiantare il materiale virale di HIV, riducendo la sua presenza a livelli estremamente bassi.
Ad oggi tutti i trattamenti contro l’HIV prevedono terapie basate sulla combinazione personalizzata di farmaci antiretrovirali, alcuni da assumere su base giornaliera e altri, quelli più nuovi e chiamati long-acting, anche su un periodo di tempo più lungo.
Questi percorsi terapeutici sono efficaci e permettono di raggiungere livelli di HIV non rilevabili, tuttavia sfruttano farmaci estremamente potenti e con potenziali effetti collaterali non indifferenti come diarrea, affaticamento, sbalzi d'umore e colesterolo alto.
Le TIP invece sembrano poter scongiurare tutto questo. “Non c'è davvero nulla che possa cambiare il corso della malattia in questo modo – ha affermato la coautrice Nancy Haigwood, Ph.D., professoressa presso l'Oregon National Primate Research Center dell’OHSU – Se i TIP possono ridurre l'HIV nelle persone come è successo nel nostro studio sui primati non umani, questa tecnologia potrebbe aprire le porte ad approcci alternativi alla cura dell'HIV e significare che le persone non dovranno assumere farmaci per il resto della loro vita. È incredibilmente entusiasmante”.
Il prossimo passo sarà quello di provarlo anche su 4 o 5 volontari positivi ad HIV e malati terminali di cancro o altre patologie.
Fonte | "Engineered deletions of HIV replicate conditionally to reduce disease in nonhuman primates" pubblicato il 9 agosto 2024 sulla rivista Science