La sindrome (o pupilla)di Adie: le cause e i sintomi di una pupilla che non si restringe

Le nostre pupille rispondono ai vari stimoli luminosi aprendosi e chiudendosi. Ma cosa accade se una non lo fa?
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Valentina Danesi 17 Aprile 2023
* ultima modifica il 17/04/2023

La sindrome di Adie, che in realtà si può chiamare anche pupilla di Adie, è purtroppo un disordine neurologico e colpisce non solo la pupilla, come si può facilmente immaginare, ma anche il sistema nervoso autonomo. La manifestazione più evidente è una pupilla più larga della norma, che non riesce a restringersi di fronte a fonti luminose. Per fortuna, si tratta di un disturbo che può essere frenato o addirittura corretto.

Cos’è

Avrai indubbiamente notato che se ti esponi al sole le tue pupille, quei pallini neri al centro degli occhi, si restringono per regolare la quantità di luce che entra o per calibrare meglio la vista da vicino. È un fenomeno che si chiama accomodazione ed è molto importante proprio per garantirti la miglior qualità visiva e per proteggere i tuoi occhi. Ma cosa accade quando questo meccanismo si inceppa?

La sindrome o pupilla di Adie è proprio una patologia per cui una la pupilla di uno dei due occhi non si restringe come dovrebbe, nemmeno di fronte a stimoli luminosi. Può accadere, più nel dettaglio, che la pupilla si costringa molto lentamente e in quel caso si parla di pupilla tonica. Oppure non si costringe per nulla e, al contempo, si nota un'assenza dei riflessi tendinei profondi diffusa in tutto il corpo, fino al tendine d'Achille.

Puoi avere il sospetto di soffrire di questo disturbo se avverti un fastidio intenso quando i tuoi occhi sono esposti alla luce oppure se, guardandoti allo specchio mentre avvicini una fonte luminosa al tuo visto, la tua pupilla rimarrà dilatata. Naturalmente, una volta avuto il dubbio di avere la sindrome di Adie, dovrai chiedere un parere al tuo oculista

Le cause

Purtroppo ad oggi non si conosce la causa precisa che provoca la sindrome di Adie, ma sappiamo che esistono delle condizioni che si rintracciano spesso nei pazienti. Queste sono:

  • Ereditarietà
  • Traumi
  • Chirurgia
  • Infezioni virali.

Quando, invece, l'evento scatenante appare più chiaro, di norma è:

Come ti abbiamo anticipato non sono ufficialmente cause, ma accadimenti che talvolta ha in comune chi soffre di questo problema. Ad essere colpite sono principalmente le femmine e di solito sin dalla giovane età.

I sintomi

Il primo e inequivocabile sintomo della sindrome di Adie è il mancato restringimento della pupilla una volta esposta alla luce. Ma ne esistono altri a cui prestare attenzione:

  • eccessiva larghezza della pupilla quindi abbagli e cattiva gestione della luce che risulta improvvisa e fastidiosa
  • minor senso della profondità
  • difficoltà nella lettura per riduzione o assenza dell’accomodazione
  • vista annebbiata
  • sudorazione ridotta o assente
  • perdita del riflesso patellare.

In alcuni casi è possibile che chi è affetto da sindrome di Adie avverte, al contrario, una sudorazione eccessiva che si verifca soprattutto da un lato del corpo. In quelle circostanze è probabile che il paziente soffra della variante chiamata sindrome di Ross.

La diagnosi

La diagnosi di sindrome di Adie è davvero molto semplice perché è sufficiente sottoporsi a una visita oculistica. Lo specialista osserverà i tuoi occhi e prenderà nota dei tuoi sintomi. A volte, vengono effettuati altri test al fine di escludere malattie con manifestazioni simili. Per fortuna non si tratta di una patologia che peggiora con il tempo e nella maggior parte dei casi è curabile.

La cura

Nella maggior parte dei casi non serve alcuna cura per la sindrome di Adie, soprattutto se la causa è sconosciuta. Se, invece, si sospetta un’origine sistemica vengono consigliati occhiali di supporto e colliri ad hoc che aiutano il restringimento della pupilla. Oltre, naturalmente, alla cura per la causa stessa.

Fonte| American Academy of Ophtalmology 

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.