Due anomalie congenite e contemporaneamente presenti nel cuore di un neonato sono un evento raro anzi, rarissimo.
Prima che il piccolo Cristian, a soli 8 giorni di vita, fosse portato nella sala operatoria, in tutta la letteratura scientifica descritta finora solamente a un altro bambino era stata diagnostica una condizione simile.
I chirurghi e i neonatologi dell’Ospedale Careggi di Firenze e dell’Ospedale del Cuore di Massa, un quadro clinico come quello di Cristian non l’avevano mai visto.
Durante un controllo di routine sul pancione di Mariana, una giovane donna alla ventesima settimana, nelle scorse settimane la dottoressa Venturella Vangi, neonatologa del Careggi aveva notato qualcosa di strano. Nel cuore del feto c’era qualcosa di anomalo su cui solo successivi e più delicati e approfonditi esami hanno fatto luce.
I risultati, seppur incredibili, non lasciavano spazio a dubbi. Il cuore di Cristian presentava due anomalie congenite, relative ai grandi vasi, molto rare e difficili da diagnostica in fase prenatale.
Mariana è stata subito trasferita all’Ospedale del Cuore di Massa della Fondazione Monasterio dove, ormai da anni, è stata allestita la cosiddetta “Area Nascita”, una struttura destinata proprio ad accogliere le gestanti cardiopatiche o portatrici di feti colpiti da patologie cardiache. Era il posto giusto.
Qui i medici li hanno sottoposti entrambi ad ulteriori esami di accertamento e, una volta confermata la doppia delicata diagnosi, la donna è stata inserita nello specifico percorso che da lì l’avrebbe seguita e accompagnata fino al parto.
Quando il momento è giunto, l’equipe medica guidata dal dottor Vitali Pak ha preso in carico il piccolo, cui Mariana aveva dato il nome di Cristian, e all’ottavo giorno di vita l’ha portato in sala operatoria.
Qui i chirurghi hanno eseguito una correzione definitiva di entrambi i difetti cardiaci. In sostanza, hanno ricostruito l'arco aortico e hanno chiuso la finestra aorto-polmonare.
Oggi Mariana e il piccolo Cristian stanno entrambi bene e dopo il breve periodo di monitoraggio, sono tornati a casa, pronti ad iniziare la loro vita insieme.
Una volta che mamma e figlio sono stati dimessi, i medici dei due ospedali toscani si sono stretti le mani per l'intervento record e, guardandosi negli occhi, hanno concordato su un fatto: senza diagnosi precoce e una collaborazione efficace e virtuosa, la storia avrebbe potuto avere un finale diverso.
Fonte | Fondazione Monasterio