Ora è globale: il vaiolo delle scimmie, ancora una volta, è stato dichiarato un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale.
Il forte aumento di casi registrati in Africa, con l’epicentro individuato nella Repubblica Democratica del Congo, ha spinto il Comitato di emergenza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a riconoscere che il Monekypox, oggi, può rappresentare una minaccia per tutti.
A preoccupare non sono solamente i numeri dei contagi e la presenza di una nuova e più aggressiva variante del virus ma anche il profilo delle persone più suscettibili all’infezione – adulti ma più spesso bambini – e la capacità di Mpox di varcare i confini e disperdersi nel mondo.
Nel mese scorso erano già stati segnalati oltre 100 casi confermati in laboratorio di «clade Ib» in quattro paesi confinanti con la Repubblica Democratica del Congo (Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda), poi a poche ore di distanza dall’annuncio da parte dell’OMS, il sospetto di una diffusione globale è diventata certezza.
Dalla Svezia, infatti, è arrivata la conferma di un caso di vaiolo delle scimmie causato da clade Ib. Si tratta del primo contagio con nuova forma virale diagnosticato al di fuori del continente africano.
Anche il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ha affermato che è "altamente probabile" registrare un numero maggiore di casi importati di mpox causati dal virus del clade I attualmente in circolazione in Africa in Europa.
Il direttore generale dell’Oms, il dott. Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha spiegato che “l’emergere di un nuovo clade di mpox, la sua rapida diffusione nella repubblica Democratica del Congo orientale e la segnalazione di casi in diversi paesi confinanti sono molto preoccupanti” aggiungendo poi come sia necessaria “una risposta internazionale coordinata per fermare queste epidemie e salvare vite umane”.
La buona notizia è che oggi abbiamo già a disposizione dei vaccini. Circa 500 mila dosi sono già nella disponibilità dei produttori ma altre 2,4 milioni potrebbero essere prodotte per la fine dell’anno.
L’annuncio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità secondo cui il vaiolo delle scimmie torna ad essere un'emergenza sanitaria globale non vuol dire che siamo di fronte a una crisi imminente e già esplosa. Non siamo insomma in uno stato di pandemia.
L'intento dell'Oms, semmai, è quello di richiamare tutti all'attenzione e alla prevenzione per non farsi trovare impreparati. È un modo insomma per favorire risposte e azioni a livello globale, tali da impedire al virus di progredire nella propria corsa.
L’Agenzia di salute pubblica della Svezia l’ha confermato nella giornata di giovedì 15 agosto, qualche ora dopo quello dell’Oms: nella Regione di Stoccolma un individuo è stato diagnosticato un caso di infezione da vaiolo delle scimmie causato dalla variante clade Ib.
È il primo caso causato da clade Ib a essere diagnosticato al di fuori del continente africano. Subito le autorità svedesi l’hanno collegata a un focolaio in crescita in Africa. La persona infatti è stata infettata mentre si trovava in Africa e ora sta ricevendo cure.
La paura di cui parlava il direttore Ghebreyesus alla fine è concreta: il virus è in grado di diffondersi al di fuori del continente.
“L'emergere di un caso nel continente europeo potrebbe stimolare una rapida diffusione internazionale di mpox – ha affermato Lawrence Gostin, esperto di sanità pubblica e professore alla Georgetown Law di Washington – Un caso in Svezia significa molto probabilmente decine di casi non rilevati in Europa”.
A gennaio 2024 erano starti segnalati undici casi accertati di vaiolo delle scimmie anche in Italia, nei dintorni di Firenze. In quel caso però si trattava della variante cugina, meno aggressiva.
Dopo il caso svedese e di fronte ai frequenti e stretti collegamenti tra l'Europa e l'Africa, anche gli ECDC hanno ammesso che "è altamente probabile che l'UE/SEE registri un numero maggiore di casi importati di mpox causati dal virus del clade I". La rassicurazione però è arrivata subito dopo perché, hanno spiegato, la probabilità di una trasmissione sostenuta in Europa è "molto bassa, a condizione che i casi importati vengano diagnosticati rapidamente e vengano implementate misure di controllo".
L'ECDC, si legge nella nota, raccomanda che le autorità sanitarie pubbliche nell'UE/SEE mantengano alti livelli di pianificazione della preparazione e attività di sensibilizzazione per consentire una rapida individuazione e risposta di eventuali ulteriori casi di clade I di MPXV che potrebbero raggiungere l'Europa. "Garantire un'efficace sorveglianza, test di laboratorio, indagini epidemiologiche e capacità di tracciamento dei contatti sarà fondamentale per rilevare casi di clade I di MPXV nel continente e attivare qualsiasi risposta".
A differenza di quanto successo con Sars-CoV-2, oggi abbiamo già a disposizione un vaccino contro il vaiolo delle scimmie. Anzi due.
Entrambi, attualmente in uso per Mpox, sono raccomandati dal Gruppo consultivo strategico di esperti in materia di immunizzazione dell'OMS e sono anche approvati dalle autorità di regolamentazione nazionali elencate dall'OMS, nonché da singoli paesi tra cui Nigeria e RDC.
Riprendendo il confronto con Covid-19, anche con Monkeypox assistiamo tuttavia allo stesso squilibrio nella distribuzione dei vaccini. Sì, perché i due farmaci hanno aiutato a contenere la trasmissione al di fuori dell'Africa di clade II, la variante di Monekypox dichiarata emergenza internazionale tra il 2022 e il 2023 ma nel tempo la copertura vaccinale nel continente si è esaurita, lasciando la popolazione scoperta e vulnerabile.
E gli effetti, oggi, sono lampanti. Secondo le stime delle autorità sanitarie internazionali, oggi servirebbero 10 milioni di dosi di vaccino per le attuali epidemie in Africa.
Tim Nguyen, capo dell'unità di preparazione agli eventi ad alto impatto dell'OMS, ha spiegato che circa 500mila dosi del vaccino MVA BN, il vaccino contro il vaiolo-mpox prodotto da Bavarian Nordic con il marchio Jynneos, sono già disponibili e che altre 2,4 milioni di dosi che potrebbero essere prodotte entro la fine dell'anno.
L’azienda danese, come ti avevo già spiegato, a affermato che potrebbe produrre altre 10 milioni di dosi nel 2025.
Il secondo vaccino mpox, chiamato LC16, oggi non è ancora disponibile in commercio ma è prodotto per conto del governo del Giappone che, nella scorsa epidemia è stato protagonisti di una gigantesca azione di solidarietà donando migliaia di dosi a Paesi che ne avevamo bisogno. “Siamo al lavoro per facilitare la donazione delle riserve di LC-16” ha continuato Nguyen.
La dichiarazione del vaiolo delle scimmie come emergenza internazionale tuttavia è un appello alla collaborazione globale sul fronte vicino e infatti l’OMS ha già invitato i produttori di vaccini mpox a presentare un interesse formale affinché i loro prodotti vengano inseriti nell'elenco di emergenza dell'OMS.
C’è poi un’altra azienda che sarebbe pronta a inserirsi nel meccanismo di produzione per aumentare la fornitura mondiale. Il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti ha già fornito 17 milioni di dollari in supporto alla preparazione e alla risposta contro il virus e ha ripromesso 50mila dosi alla Repubblica del Congo.
Fonti | Oms; Università del Minnesota; Dipartimento di Salute Pubblica – Svezia; Ecdc