La terza dose di vaccino per tutti? Per il presidente dell’Iss Brusaferro è “uno scenario verosimile”

Per il momento il terzo giro di iniezioni di vaccino è riservato agli immunocompromessi, agli over80 e agli anziani residenti nelle Rsa, al personale sanitario e ai fragili oltre i 60 anni di età ma il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità non esclude l’estensione a tutta la popolazione: la conferma arriva anche dal sottosegretario alla Salute Sileri.
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Kevin Ben Alì Zinati 26 Ottobre 2021
* ultima modifica il 26/10/2021

E se la terza dose di vaccino diventasse necessaria per tutti? Come ha detto il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro a margine di un convegno a Venezia è uno scenario verosimile. Non ancora concreto insomma, ma possibile.

Oggi un terzo giro di iniezioni contro Sars-CoV-2 è già attivo in Italia ma è riservato a una precisa fetta di popolazione, ovvero gli immunocompromessi e i trapiantati, gli over80 e gli anziani residenti nelle Rsa oltre al personale sanitario e ai fragili oltre i 60 anni di età.

L’intenzione però sembra quella di voler estendere la terza vaccinazione a tutta la popolazione, prevedendo un calendario non più strutturato in base alle fasce d’età come già accaduto nei mesi scorsi ma sulla data di somministrazione delle due dosi.

L'ha sintetizzato il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri aggiungendo che la precedenza dovrebbe andare a chi ha ricevuto il vaccino monodose di Johnson e Johnson che quindi avrà bisogno di un richiamo in tempi più brevi.

Per Sileri entro l'anno si procederà a con la terza dose per anziani e personale sanitario poi da gennaio al resto della popolazione, scaglionato in base a quando è stata somministrata la prima e la seconda dose. Il sottosegretario ha comunque ribadito che "verosimilmente la terza dose sarà necessaria per tutti".

Come sai, infatti, il vaccino ha il compito di prevenire forme gravi di Covid-19 e questo tipo di protezione resta alta nel tempo: a calare è invece quella contro l’infezione da Sars-CoV-2.

Anche chi si è vaccinato può contagiarsi, soprattutto quando è passato tanto tempo dalla chiusura del ciclo: la risposta anticorpale post vaccinazione non solo diminuisce con il passare dei mesi ma, come ci ha spiegato il professor Massimo Clementi, può anche non svilupparsi affatto.

È per questo che in Italia, come in altri paesi del mondo, la terza dose è stata divisa tra “addizionale” e “booster”. La dose addizionale viene seguita 28 giorni dopo la seconda dose e serve per completare il ciclo vaccinale in tutte quelle persone che non hanno avuto una risposta adeguata da parte del sistema immunitario.

Si parla di dose booster, invece, o di richiamo quando l’iniezione ha lo scopo di riattivare (o, appunto, richiamare) gli anticorpi in chi ha avuto una giusta risposta anticorpale che, con il tempo, è andata a ridursi. Per ricevere questa dose devono essere passati almeno 6 mesi dalla seconda.

Gli appuntamenti sono iniziati lo scorso 20 settembre e ad oggi su circa tre milioni di pazienti ben 210.960 persone hanno ricevuto la dose addizionale (cioè il 24,03% della popolazione potenzialmente oggetto) e 819.427 quella booster (cioè il 27,42% della popolazione potenzialmente interessata).

Per il prof. Silvio Brusaferro, presidente dell'Iss, la terza dose per tutti è uno scenario verosimile

Quella di estenderla a tutti al momento resta però una possibilità perché scienza e politica non hanno ancora trovato un accordo. Si sta cercando di capire se i numeri in crescita nel nostro paese siano dovuti al maggior numero di tamponi e di richieste in farmacia soprattutto dopo l’entrata in vigore dell’obbligo di Green Pass per accedere ai luoghi di lavoro o se invece sia il sintomo di una effettiva ripresa del virus.

La curva dei contagi è in risalita, come ci aveva spiegato il professor Fabrizio Pregliasco, anche anche le riapertura di tutte le attività e del ritorno a scuola in presenza ma la campagna vaccinale ha già superato l’immunizzazione di oltre l’80% della popolazione over12.

Una situazione che per il professor Sergio Abrignani, immunologo dell’università di Milano e membro del Comitato tecnico scientifico è da “bicchiere mezzo pieno”. Rispondendo alla possibilità di una nuova ondata di contagi ha spiegato infatti che “qualunque cosa accada quest’inverno, però, è più rassicurante affrontarla con l’85% di vaccinati”.

Anche Abrignani però ha ribadito l’importanza di una terza dose spiegando che la maggior parte dei vaccini oggi noti prevede tre dosi e che ora è giusto dare la priorità a chi è più a rischio: una volta messi al sicuro “l’ulteriore richiamo potrà essere esteso a tutti.

Mentre si ragiona sulle terze dose per chi ne ha già avute due, è sul tavolo anche la possibilità di un richiamo per chi invece è stato immunizzato con il vaccino monodose di Johnson & Johnson.

Le parole di Sileri che ti ho riportato poco sopra arrivano dopo quelle del presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli che in un'intervista aveva spiegato che con una seconda dose si avrebbe il vantaggio di indurre una risposta immunologica anche migliore e che somministrarla oltre i due mesi non compromette l’efficacia.

La sensazione, insomma, è che nei prossimi mesi un rinforzo al vaccino servirà: la speranza è che poi potremo davvero accelerare e uscire dalla pandemia.

Fonte | Ansa

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