La torre italiana in grado di ricavare acqua dall’aria e dissetare interi villaggi

Warka Water è stata installata per la prima volta nel 2015 in Etiopia ed è riuscita a portare acqua potabile agli abitanti del villaggio. La torre, costruita con materiali naturali e che può raccogliere fino a 80 litri d’acqua al giorno, oggi è arrivata al suo quarto modello ed è stata installata in altre parti del mondo.
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Video Storie 6 Luglio 2021

Warka Water è una torre in grado di ricavare acqua dall’aria. Costa solo 1000 dollari e può raccogliere fino a 80 litri d’acqua al giorno ed è stata installata per la prima volta nel 2015 in Etiopia.

L'Etiopia è una delle regioni più povere del nostro Pianeta, dove l’accesso all’acqua è un problema enorme e la siccità e le poche risorse naturali contribuiscono all’impoverimento della zona. Il progetto nasce dall’idea di un architetto, Arturo Vittori, che durante un viaggio nel Paese, aveva visto donne e bambini fare km su km per portare al villaggio acqua non potabile che condividevano con gli animali della zona. Trovare un modo per rifornire d’acqua potabile quelle persone è diventata la sua missione di vita. "Visitando piccole comunità in Etiopia, nel 2013, ho assistito a questa drammatica realtà: la mancanza di acqua potabile." – racconta Arturo Vittori, a capo del progetto – "Gli abitanti del villaggio vivono in un bellissimo ambiente naturale ma spesso senza acqua corrente, elettricità, servizi igienici. È così che è stato avviato il progetto della torre di Warka Water."

Warka Water, raccoglie sia l’acqua piovana che quella presente nell’atmosfera ricavandola dall’umidità e dalla condensa prodotta dagli sbalzi di temperatura. L’acqua raccolta viene poi filtrata e distribuita tra gli abitanti del villaggio. Warka Water ha un basso impatto ambientale perché non viene prodotta in fabbrica ma viene costruita utilizzando prodotti naturali, come il bambù. La torre è composta da una rete, una tettoia per trattenere la rugiada e una cisterna per la raccolta dell’acqua e viene assemblata a mano dagli abitanti dei villaggi, senza il supporto di nuove tecnologie per conservare le tradizioni del posto e tramandarle alle nuove generazioni.

L'invenzione prende il nome dall’albero di fico, “Warka”, un simbolo per il popolo etiope dove, sfruttando l’ombra del grande albero, si raduna in assemblea la comunità. Così come l’albero, anche la torre svolge una funzione sociale. Infatti, nei modelli più recenti, la torre presenta dei pannelli solari per produrre energia elettrica. Le persone hanno così la possibilità di ricaricare dispositivi elettronici e utilizzare l’illuminazione per poter svolgere delle attività anche dopo il tramonto mentre l’acqua ricavata può essere utilizzata per coltivare un piccolo orto.

Dopo il successo della torre, che è stata riprodotta anche in altre parti del mondo, Arturo ha ideato il Warka Village, un villaggio per le comunità più bisognose. Il villaggio presenta capanne in bambù resistenti alle intemperie e sollevate dal suolo, un orto, una cucina comune, un laboratorio artigianale e anche un bagno pubblico rifornito di acqua e sapone per garantire una maggiore igiene e limitare la diffusione di malattie. Warka Village non solo ha lo scopo di migliorare la qualità della vita della popolazione ma anche di preservarne la cultura.