La variante Omicron: cosa sappiamo finora sulla nuova forma del virus già individuata in Italia e nel resto del mondo

Su B.1.1.529, la nuova variante del virus individuata per la prima volta in Sudfrica e ribattezzata “Omicron” ci sono ancora poche informazioni. Ad oggi sappiamo che ha ben 32 mutazioni a carico della proteina Spike e che provocherebbe sintomi blandi diversi rispetto alle altre varianti come stanchezza, mal di testa, prurito in gola e un leggero raffreddore. Non si sa ancora se sia in grado di sfuggire alla protezione dei vaccini.
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Kevin Ben Alì Zinati 29 Novembre 2021
* ultima modifica il 02/12/2021

Il nuovo capitolo della nostra storia con la pandemia si chiama B.1.1.529: è l’ultima variante individuata in Sudafrica lo scorso 24 novembre e che ad oggi ha già raggiunto già dieci Paesi di cinque continenti, tra cui l’Italia.

La variante Omicron, come è stata ribattezzata, sta mettendo in allarme tutto il mondo, alle prese con la quarta ondata di contagi, aumento dei ricoveri nei reparti di terapia intensiva e restrizioni più o meno severe, dalle chiusure delle attività e ai lockdown.

A due giorni di distanza dalla sua scoperta, l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha classifica come una “Variant of Concern”, una forma mutata del virus preoccupante.

La paura di scienziati e governi è che, come già successo con la Delta, ci si trovi di fronte a una variante più contagiosa e pericolosa in grado di violare la protezione offerta dai vaccini. Vediamo insieme che cosa sappiamo finora.

La scoperta 

Il primo passo, la variante Omicron l’ha mosso in Sudafrica. Era il 18 novembre quando la dottoressa sudafricana Angelique Coetzee ha notato qualcosa che non andava nei suoi pazienti.

Ad accenderle la lampadina è stato un uomo di 33 anni arrivato a metà novembre con dei sintomi lievi ma diversi da quelli individuati in altri pazienti Covid. Una volta confermata la positività sua e di tutta la famiglia, restavano comunque dubbi sulla forma di Sars-Cov-2 che li aveva infettati.

Gli scienziati sudafricani hanno così messo immoto le ricerche delle sequenze virali e lunedì 22 novembre è arrivata la conferma che quella che aveva colpito l’uomo era una nuova variante del virus.

Il primo paziente italiano

Uno tra i primi paesi a dare notizia della variante Omicron è stata proprio l’Italia. Il “paziente zero” è un uomo di 55 anni rientrato dal Mozambico l'11 novembre e risultato positivo poco prima di imbarcarsi per tornare in Africa.

Secondo le ricostruzioni delle autorità, l’uomo è atterrato all'aeroporto di Fiumicino, a Roma, per poi raggiungere la famiglia a Caserta, in auto. vii è rimasto fino al 15, quando dall’aeroporto di Capodichino di Napoli è partito per Milano.

Con una macchina a noleggio ha raggiunto l’hotel, ha cenato da solo in una sala praticamente vuota e non ha avuto contatti con il personale dell’hotel. Il giorno dopo ha effettuato in ospedale tutti i controlli richiesti in vista della ripartenza per il Mozambico, compreso il tampone. Dopo altre visite già programmate in un altro ospedale ha ripreso l’auto per raggiungere Fiumicino quando a metà strada è stato raggiato al telefonato dal medico che gli ha comunicato la sua positività.

I sintomi

Le prime informazioni arrivate dal Sudafrica e dalle analisi del paziente zero italiano sembrano confermare che la variante Omicron si presenterebbe con sintomi lievi, soprattutto nelle persone vaccinate.

Come ha raccontato in un’intervista, il paziente zero italiano e tutta la sua famiglia positivi alla variante Omicron hanno avuto sintomi blandi e sono in via di guarigione. Le autorità internazionali stanno indagando sulla reale efficacia protettiva del vaccino contro Omicron ma l’uomo si è detto soddisfatto di essermi vaccinato, perché il vaccino nel nostro caso ha funzionato in maniera egregia” prevedendo decorsi più gravi della malattia.

La dottoressa Coetzee ha spiegato che la sintomatologia comprenderebbe stanchezza, mal di testa, prurito in gola e un leggero raffreddore.

Le mutazioni

I ricercatori sudafricani e di tutto il mondo stanno portando avanti gli studi per comprendere meglio molti aspetti della variante Omicron. Su tutti la sua struttura particolare che presenta addirittura 32 mutazioni della proteina Spike: quasi il doppio rispetto alla Delta e il triplo rispetto alla Alfa

Le puoi vedere nell’immagine qui sotto, nella prima “fotografia” al mondo della variante Omicron è realizzata dai ricercatori della Medicina Multimodale del Bambino Gesù di Roma.

L'immagine mette a confronto la struttura della proteina Spike della nuova variante Omicron e della Delta rispetto alla Spike originale di Sars-CoV-2. I pallini rossi che puoi vedere sono le zone ad altissima variabilità, gli arancioni quelle “ad alta variabilità” mentre la zona grigia rappresenta la porzione che non muta.

Come puoi notare, la variante Omicron presenta molte più mutazioni rispetto alla Delta, quasi tutte concentrate nella zona che interagisce con le cellule umane.

Secondo i ricercatori ciò sarebbe la prova di come il virus sia sia ulteriormente adattato all'uomo. Non significa però che sia più contagiosa. Sergio Abrignani, professore ordinario di Immunologia all’Università Statale di Milano e direttore dell’Istituto nazionale di genetica molecolare, ha spiegato in una recente intervista che “non è detto che tutte le mutazioni rendano il virus più trasmissibile o patogenico”.

È pericolosa?

Capitolo pericolosità. Secondo il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie, “è probabile” che la nuova variante rilevata in Sudafrica, “sia associata a un livello molto alto di trasmissibilità e fuga immunitaria significativa, che sia dunque in grado di sfuggire all’azione dei vaccini.

Come ti ho detto all’inizio, Omicron è stata indicata dall’Oms come una variante “preoccupante”. L’indicazione è arrivata dal Technical Advisory Group on Virus Evolution dopo che in Sudafrica le infezioni sono aumentate vertiginosamente in coincidenza con il rilevamento della variante B.1.1.529”.

Sylvie Briand, direttrice del dipartimento della gestione dei rischi epidemici all'OMS, ai microfoni di France Info ha spiegato però che la scelta di affibbiarle l’etichetta di “variant of concern” è importante per avere più informazioni su questa variante. Non ne sappiamo granché. Sappiamo soltanto che ha molte mutazioni e questo ci fa temere che ne scaturisca una minore efficacia dei vaccini, è per questo che bisogna vedere il suo impatto sulle popolazioni che vengono infettate e poi fare degli studi per sapere se gli strumenti che abbiamo, come i vaccini, mantengono l’efficacia”.

Accanto al potenziale pericolo, quella dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è stata dunque una sorta di allerta anticipata affinché la scienza mondiale si attivi per recuperare più informazioni possibili sulla variante nel minor tempo possibile.

Sulla trasmissibilità della variante Omicron l’Oms dice che non è ancora chiaro se si diffonde più facilmente da persona a persona rispetto ad altre varianti, inclusa Delta. Allo stesso modo sarebbero ancora troppo poche le informazioni riguardo la gravità della malattia conseguente all’infezione: “i dati preliminari suggeriscono che ci sono tassi crescenti di ospedalizzazione in Sudafrica, ma ciò potrebbe essere dovuto all'aumento del numero complessivo di persone infettate piuttosto che a un'infezione specifica da Omicron” ha scritto nell’ultimo rapporto.

Ci sarebbero indizi, tuttavia secondo cui questa nuova variante porterebbe con sé un aumento del rischio di reinfezione. Chi ha già avuto e superato il Covid-19 potrebbe reinfettarsi più facilmente se venisse in contatto con la variante Omicron rispetto ad altre varianti di preoccupazione: anche su questo aspetto, però, le informazioni sono limitate.

Il vaccino è efficace?

La paura, come ti spiegavo all’inizio, è anche che la nuova variante Omicron sia in grado di sfuggire alla protezione offerta dai vaccini. Che dunque quel “successo” certificato dalla parole del premier Draghi che ci permette di tenere tutto aperto mentre nel resto dell’Europa assistiamo a chiusure e lockdown possa essere messo a repentaglio.

L'Oms al momento sta lavorando per capire il potenziale impatto di questa variante sull’efficacia dei vaccini. Secondo il professor Abrignani, è probabile che il virus sfugga parzialmente alla difesa immunitaria come già successo con la variante Delta, ma che la protezione da forme gravi di Covid-19 resti comunque alta.

Mentre attendiamo novità che solo il tempo e i dati potranno darci, l’azienda Moderna ha già dichiaratoche se dovesse servire un nuovo vaccino per aumentare la protezione contro la variante Omicron sarebbe in grado di produrlo su larga scala entro “l’inizio del prossimo anno”.

Fonti | OMS; Ecdc

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