L’acqua ossigenata può prevenire le complicanze da Covid-19? Non c’è nessuna dimostrazione, ma solo una proposta

È stato indicato come studio, ma al momento, facendo una ricerca online, si trova solo una lettera all’editore della rivista Infection Control & Hospital Epidemiology della Cambridge University. Gli autori, un gruppo di ricercatori napoletani, propongono di inserire il perossido di idrogeno all’interno della profilassi anti-Covid. Ma non è ancora partita nessuna sperimentazione vera e propria.
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Giulia Dallagiovanna 28 Settembre 2020
* ultima modifica il 25/12/2020

L'acqua ossigenata è un prodotto che praticamente ciascuno di noi ha in casa. Per questo motivo, se ti dicono che basta spruzzarla nel naso per prevenire le complicanze dell'infezione da SARS-Cov-2, la tua prima tentazione sarà probabilmente quella di abbandonare la mascherina e correre verso la vita pre-pandemia, armato della boccetta di plastica. Per questo motivo la notizia dello studio condotto da un gruppo di ricercatori napoletani che avrebbe dimostrato come il perossido di idrogeno (l'acqua ossigenata, appunto) possa ridurre il rischio ospedalizzazione a causa del Covid-19 deve essere guardato più da vicino. A partire dal fatto che non è uno studio. Almeno, non quello che al momento è disponibile online.

L'articolo pubblicato sulla rivista Infection Control & Hospital Epidemiology della Cambridge University è infatti chiaro fin da subito: "Article Type: Letter to the editor". Proprio così è una lettera all'editore, scritta da specialisti che hanno basato le loro deduzioni su studi e ricerche precedenti e che concludono il loro elaborato con un paragrafo significativo nel quale incoraggiano ad approfondire il discorso con trial e sperimentazioni. Una proposta dunque, non una ricerca.

E l'ipotesi formulata è appunto quella di integrare anche l'uso dell'acqua ossigenata all'interno della profilassi anti-Covid. Questo perché vi sono studi sui macachi, citati nella lettera, che dimostrano come il SARS-Cov-2 si depositi sul muco che riveste le cellule epiteliali delle mucose di naso e bocca. Si ferma qui per circa due giorni e poi progredisce e inizia a replicarsi. Ma prima che raggiunga la trachea e inizi la sua discesa verso il polmoni, il virus è debole. Può insomma venire attaccato e neutralizzato, evitando la polmonite. Naturalmente, intervenire in questo frangente è il modo migliore per combattere questo nemico.

Quello che gli autori della lettera suggeriscono è di farlo anche con il perossido di idrogeno, disinfettando con questo prodotto le mucose di naso e bocca attraverso spray e risciacqui. In effetti, viene già utilizzato per la disinfezione di strumenti medici e per contrastare l'insorgenza di infezioni in caso di piccoli tagli o per ridurre irritazioni all'interno della bocca. Non solo ma, come ricordano gli specialisti di Napoli, ha già dimostrato di poter rimuovere il SARS-Cov-2 dalle superfici.

"Il perossido d'idrogeno – sostengono – potrebbe essere utilizzato come antisettico del cavo orale, mediante regolari sciacqui della mucosa orale (concentrazione al 3 per cento) almeno tre volte al giorno, e allo 1,5 per cento mediante nebulizzazione delle cavità nasali, e, in aggiunta, lo iodopovidone allo 0,6% istillato come collirio 2 volte al giorno".

il condizionale utilizzato fin dal titolo dell'articolo mette in evidenza come al momento sia solo una proposta

E la base di questa deduzione è il fatto che l'acqua ossigenata abbia documentate proprietà ossidanti e di rimozione di agenti patogeni, ma anche perché per il fatto che favorisce una maggior espressione della proteina TLR3 (Toll Like 3), che induce la risposta immunitaria.

Ma il tempo verbale usato è importante. Potrebbe essere utilizzato, forse. Il condizionale è ben presente anche nel titolo della lettera "Might hydrogen peroxide reduce the hospitalization rate and complications of SARS-CoV-2 infection?". Il perossido di idrogeno potrebbe, dunque, ridurre il tasso di ospedalizzazione e complicanze dovute all'infezione da SARS-Cov-2? A questa domanda l'articolo non dà una vera risposta. E non lo fa perché, come ti spiegavano all'inizio, non è uno studio. E proprio il dottor Arturo Armone Caruso, il primo autore della lettera, spiega in un'intervista che hanno richiesto l'autorizzazione all'AIFA per avviare la sperimentazione. Sperimentazione che dunque al momento non c'è ancora stata.

Quindi la conclusione che devi trarne è che esiste la possibilità di aggiungere un'altra arma a tutto il repertorio che stiamo costruendo con il Covid-19. Ma questo strumento deve prima essere testato e dichiarato ufficialmente efficace, attraverso studi e valutazioni delle attività competenti. Perciò no, non puoi rinunciare alla mascherina e al distanziamento sociale, tanto ora c'è l'acqua ossigenata. Possiamo però sperare che l'intuizione dei ricercatori napoletani sia corretta e che nelle prossime settimane vengano pubblicati aggiornamenti su un'eventuale sperimentazione.

Fonte| "Might hydrogen peroxide reduce the hospitalization rate and complications of SARS-CoV-2 infection?" pubblicato su Infection Control & Hospital Epidemiology il 22 aprile 2020

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