L’AIDS colpisce anche personaggi famosi: da Freddie Mercury a Magic Johnson

Quando nel 1985 l’attore di Hollywood Rock Hudson annunciò al mondo di avere l’Aids, nessuna compagnia aerea voleva più ospitarlo su uno dei suoi voli. E pochi mesi dopo, morì. Nel 2015 un altro attore americano, Charlie Sheen, ha dichiarato di essere sieropositivo e ha continuato a lavorare. In mezzo, anni di silenzi e lotte, progressi medici e discriminazioni che hanno contribuito a fare in modo che di Hiv non si muoia più, ma viverla alla luce del sole è ancora difficile. Come raccontano queste storie.
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Giulia Dallagiovanna • 8 Ottobre 2019
* ultima modifica il 22/09/2020

Sono davvero tante, tantissime le persone famose che hanno contratto l'Hiv. La maggior parte è stata contagiata negli anni '70 quando ancora non si conosceva nemmeno l'esistenza dell'Aids. Altri invece sono entrati in contatto con il virus più tardi, ma non abbastanza perché fosse già stata scoperta la terapia antiretrovirale, che ha trasformato l'infezione da mortale a cronica. Poi ci sono i casi più recenti, che hanno ricevuto una diagnosi di sieropositività in tempo per iniziare ad assumere i farmaci appositi e hanno potuto condurre una vita normale, continuare a lavorare e avere una famiglia. Leggere le loro storie è utile anche per capire meglio la storia di questa malattia e di quello che ha rappresentato fino a una ventina di anni fa.

Tra i nomi celebri ci sono sicuramente il pittore Keith Hering, il filosofo Michel Foucault e l'étoile Rudol'f Nureev. Ma ne ho selezionati sette, importanti per la loro storia.

Rock Hudson

La prima vittima celebre dell'epidemia di Aids fu Rock Hudson. L'attore, al secolo Roy Harold Scherer Junior, era famoso per il tuo talento recitativo, ma raggiunse il successo negli anni Cinquanta e Sessanta soprattutto grazie a due caratteristiche che alle logiche dello star system piacevano parecchio: fisico prestante e sex appeal. Hudson, insomma, faceva innamorare le donne di tutto il mondo. Immagina quindi quale danno avrebbe potuto rappresentare per l'industria del cinema di quell'epoca se si fosse saputo era omosessuale.

È anche per questo, forse, che la sua malattia e la sua morte scossero così profondamente l'opinione pubblica. Il 5 giugno del 1984 ricevette la diagnosi di Hiv, ma non disse nulla a nessuna. Della notizia erano a conoscenza solo i membri del suo staff, che tennero allo scuro anche il suo compagno (segreto) di allora, Marc Christian, esponendolo all'enorme rischio di venire contagiato. Intanto, l'attore dimagriva a vista d'occhio e in pubblico appariva sempre più sciupato. Le scuse ufficiali andarono dall'anemia al cancro al fegato, ma si sapeva che l'Aids non sarebbe potuta rimanere nascosta ancora per molto. Nel frattempo, si fecero sempre più frequenti i suoi viaggi a Parigi dove cercava di ricevere le cure più recenti a disposizione.

Ma nel luglio del 1985 arrivò il momento di fare i conti con la realtà: la malattia fu annunciata al mondo e l'ospedale francese in cui era ricoverato Hudson in quel momento si svuotò immediatamente. Non solo, ma nessuna compagnia voleva accogliere l'attore su un proprio areo diretto negli Stati Uniti. L'attore morì nell'ottobre dello stesso anno, per un cancro alle ghiandole linfatiche dovuto all'Aids. La sua vicenda scosse profondamente l'opinione pubblica: la nuova malattia non colpiva solo tossicodipendenti, poveri ed emarginati, ma anche divi di Hollywood che, almeno in apparenza, erano eterosessuali.

Fu dunque la prima persona famosa a dichiarare al mondo di aver contratto l'Hiv e grazie a questa assunzione di responsabilità l‘atteggiamento del mondo intero nei confronti dell'epidemia cambiò. Persino l'allora presidente Usa Ronald Reagan, molto amico di Rock Hudson, capì che la situazione era ben più grave di quanto era apparsa fino a quel momento.

Isaac Asimov

Isaac Asimov, proprio lui. Forse lo scrittore di fantascienza più famoso di sempre. Nei suoi romanzi parlava di un futuro ultratecnologico, ma la sua produzione vanta oltre 500 volumi, tra i quali sono presenti anche racconti polizieschi, letteratura per ragazzi e opere di divulgazione scientifica. Insomma, una figura ben conosciuta in tutto il mondo già nel 1989 quando, in seguito a un intervento per correggere il funzionamento di un by-pass cardiaco, scopre di aver contratto l'Hiv. Asimov fu una delle vittime delle trasfusioni infette: ricevette il sangue malato nel 1983, prima di un'altra operazione chirurgica sempre al cuore.

Per evitare uno scandalo e per non vivere gli ultimi anni sotto il peso dello stigma, né lo scrittore, né i medici rivelarono la malattia che lo stava consumando. A quel tempo non esisteva una vera e propria terapia, ma da circa due anni erano disponibile in commercio i farmaci a base di Azidotimidina, che troverai più spesso abbreviata in Azt. La loro funzione era principalmente quella di allungare di qualche anno la vita del paziente. Asimov comunque morì per un arresto cardiaco aggravato dall'Aids nel 1992, ma la causa reale del decesso si scoprì solo nel 2002, quando la moglie Janet pubblicò il libro It's Been a Good Life.

Freddie Mercury

Quando si pensa all'Aids, la mente corre subito a lui, Freddie Mercury. Il leader di uno dei gruppi che hanno fatto la storia del rock, i Queen, e forse una delle migliori voci, e dei migliori frontman, che siano mai esistiti. Probabilmente contrasse l'Hiv attorno al 1982, quando l'epidemia era ancora agli inizi e la malattia non aveva ancora nemmeno un nome. Ai primi sintomi non fece nemmeno troppo caso, come d'altronde in tanti avevano fatto prima di lui. Ma nel 1986 la sua salute si aggravò e le manifestazioni divennero ben più preoccupanti.

In quegli anni, Mercury doveva anche fare i conti con diversi pettegolezzi attorno alla sua vita. Dal 1974, il pubblico era a conoscenza del suo orientamento sessuale e si vociferava di una vita sregolata fatta di droga e diversi amanti. In questo panorama, l'Aids sarebbe apparsa una sorta di condanna voluta dal destino (o magari direttamente da Dio). Così per circa un anno provò a non dar troppo peso a quello che stava accadendo all'interno del suo corpo. Nel 1987, però, dovette ricorrere ad accertamenti clinici più specifici durante i quali fu accertata la presenza della Sindrome da immunodeficienza acquisita. In Rete trovi ancora qualche video degli ultimi concerti che tenne assieme ai Queen, quando sapeva già di essere malato.

Per diversi anni non rilasciò dichiarazioni pubbliche in proposito. Solo gli altri membri del gruppo e il suo staff erano a conoscenza della situazione. I suoi fan, però, iniziarono a capire che l'aspetto sempre più emaciato e il progressivo ritiro dalle scene nascondevano una situazione ben più preoccupante. L'ultima apparizione televisiva avvenne nel febbraio del 1990, in occasione dei BRIT Awards. In quel periodo morì Nikolai Grishanovich, che era stato anche un suo partner, e le voci si facevano sempre più insistenti, tanto che venne pubblicato un comunicato stampa solo per smentire le illazioni. A maggior del 1991 registrò la sua ultima canzone, Mother Love. Il 22 novembre di quell'anno, le sue condizioni erano peggiorate a tal punto che il suo staff dovette ufficializzare la diagnosi di Aids. Due giorni dopo, Freddie Mercury morì a causa di una polmonite Pneumocystis carinii, un'infezione opportunistica dell'immunodeficienza acquisita.

Giovanni Forti

Star del cinema, rock star, ma anche giornalisti. L'Aids non risparmiava davvero nessuno, come testimoniò Giovanni Forti che lavorò per Il manifesto, per L'Europeo e fu corrispondente da New York per l'Espresso. Negli anni '80, quando essere omosessuale poteva ancora rappresentare un problema e diventare fonte di discriminazione, Forti decise di lottare pubblicamente per i propri diritti facendo coming out e aderendo al movimento di liberazione omosessuale. Così, quando nel 1987 scoprì di essere sieropositivo, non volle venir meno al suo impegno civile e affrontò anche la malattia con la stessa volontà di rompere i tabù e uscire allo scoperto.

Forti fu uno dei primi personaggi pubblici italiani a parlare in pubblico della propria malattia. Ma fece molto di più. La sua volontà fu da subito quella di testimoniare non solo il problema dell'Aids in sé, ma anche di come poteva cambiare la vita privata e pubblica, relazioni sociali comprese, di una persona sieropositiva. Provava insomma a combattere contro i pregiudizi.

Nel 1992, il suo ultimo anno di vita, raccontò in prima persona su l'Espresso che cos'era l'Hiv. Il settimanale gli dedicò la copertina e l'articolo, in un pubblico che aveva appena metabolizzato la morte di Freddie Mercury, scosse profondamente le coscienze. Enzo Biagi invitò Forti per un'intervista televisiva, che il giornalista tenne pochi mesi prima di morire, in Aprile, all'età di 38 anni.

Giuliano Giuliani

Ma l'Aids fece vittime illustri tra gli sportivi italiani. Una di queste fu Giuliano Giuliani, il portiere che, tra i tanti successi, poteva vantare di aver giocato nel Napoli di Maradona e di aver vinto una coppa Uefa e uno scudetto tra il 1988 e il 1990. A quel tempo, però, era già malato. Giuliani contrasse infatti l'Hiv in Argentina, durante l'addio al celibato in proprio di Diego Armando Maradona, che si sposò con Claudia Villafañe nel 1984. In quell'occasione il portiere ebbe probabilmente rapporti sessuali non protetti, la più rapida via di trasmissione del virus. Ma la sua storia è importante anche perché lui era eterosessuale. Erano serviti quasi dieci anni, ma ormai era dato per certo: l'Aids non era la malattia di omosessuali e tossicodipendenti, poteva colpire tutti, anche gli atleti professionisti.

Giuliano Giuliani morì nel 1996, nel reparto di Malattie Infettive dell'ospedale Sant'Orsola di Napoli. La dichiarazione ufficiale fu di crisi polmonare. Anche lui, come Freddie Mercury, aveva contratto la polmonite Pneumocystis carinii. Come racconterà più tardi la moglie, a showgirl televisiva Raffaella Del Rosario, la famiglia fece di tutto per nascondere una notizia che avrebbe potuto provocare la discriminazione e la ghettizzazione di Giuliani.

Magic Johnson

Magic Johson è stato, assieme a Michael Jordan, uno dei più importanti campioni di basket. Alcuni si spinsero a dire che Earvin "Magic" Johnson avesse letteralmente rivoluzionato questo sport. Il 7 novembre del 1991 aveva già vinto cinque titoli NBA con i Los Angeles Lakers e nominato per tre volte miglior giocatore del campionato statunitense, quando annunciò pubblicamente al mondo di aver contratto l'Hiv. In un primo momento si ritirò dallo sport, ma non si arrese per nulla all'infezione, anzi. Creò la Magic Johnson Foundation allo scopo di raccogliere fondi per la ricerca contro l'Aids. Lo stesso anno, tra l'altro, il cestista si era sposato e aveva anche avuto un figlio: né la moglie, né il bambino risultarono sieropositivi.

La medicina infatti stava facendo passi importanti e le cure a disposizione miglioravano di anno in anno. Nel 1992, Johnson non solo rientra nei Lakers, ma vince anche un oro alle Olimpiadi. prima di annunciare il ritiro definitivo per non compromettere il suo sistema immunitario. Vivere la propria situazione alla luce del sole gli ha probabilmente permesso di prendersi cura di sé al meglio, tanto che non svilupperà mai l'Aids vera e propria e non metterà quindi mai in pericolo la sua vita. Dal 1996 inoltre ha potuto beneficiare dell'entrata in commercio dei farmaci antiretrovirali.

Oggi è alla guida del gruppo imprenditoriale Guggenheim Baseball, che gestisce anche cinema e luoghi di aggregazione nei quartieri più difficili di Los Angeles, e presidente dei Los Angeles Lakers. Inoltre, porta avanti la sua lotta contro l'Hiv. Ma soprattutto, Magic Johnson sta bene.

Charlie Sheen

Charlie Sheen ha preso parte ai film Platoon e Wall Street, non che alla sit-com televisiva Due uomini e mezzo, una delle più seguite nella storia del piccolo schermo. Ma dal 2015 Sheen è famoso anche per essere stato l'ultimo attore in ordine di tempo ad aver annunciato di essere sieropositivo. Come già era accaduto per altre celebrità prima di lui, la sua vita privata movimentata e il fatto che fosse bissessuale avevano contribuito a far già nascere nel pubblico il sospetto che potesse essere stato contagiato. Un chiaro segnale di come gli anni passano, ma i pregiudizi rimangono immutati.

L'Hiv gli era stata diagnosticata quattro anni prima e per diverso tempo non divulgherà la notizia per evitare discriminazioni e stigmi. Tanto per sottolineare quanto, dai tempi di Rock Hudson, la società sia diventata più aperta e informata. Certo, Sheen non è una persona equilibrata: ha avuto problemi di alcol e droga, ha ricevuto diverse denunce per maltrattamenti e violenze dalle ex compagne ed è stato licenziato in tronco dopo aver rivolto insulti antisemiti al creatore di Due uomini e mezzo, Chuck Lorre. Ma non è certo il carattere di una persona o i suoi precedenti con la giustizia ad esporlo al rischio di contrarre l'Hiv.

Sheen comunque sta bene e nel frattempo ha partecipato ad altri film per il cinema e serie per la tv. Un epilogo ben diverso rispetto a quello di Rock Hudson.

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