L’Aquila, un paziente affetto da Parkinson risolve il cruciverba mentre lo operano al cervello

È successo all’ospedale di L’Aquila. L’uomo, affetto da Parkinson, non rispondeva più alle terapie farmacologiche standard. Così i medici l’hanno sottoposto a un intervento di stimolazione cerebrale profonda con l’utilizzo di un dispositivo di nuova generazione. L’operazione, portata a termine con successo, mira a ridurre i sintomi della malattia: far diminuire il tremore e migliorare la manualità.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Kevin Ben Alì Zinati 15 Giugno 2020
* ultima modifica il 23/09/2020
In collaborazione con il Dott. Francesco Abbate Neurochirurgo e Dirigente Medico di I livello dell'ospedale di L'Aquila.

Sdraiato a risolvere il proprio cruciverba. Sembra l’immagine di una classica giornata d’estate al mare. Peccato che il lettino su cui poggiava l’uomo fosse quello di una sala operatoria e che un’equipe di chirurghi stesse operando il suo cervello. È successo all’ospedale di l’Aquila: un paziente affetto da morbo di Parkinson è stato sottoposto a un intervento di neurochirurgia funzionale da sveglio. Attraverso l’applicazione di un dispositivo di neuro-trasmissione di nuova generazione, i medici hanno portato a termine con successo l’operazione per ridurre i sintomi della malattia: tutto mentre l’uomo collaborava con medici attorno a lui e compilava le parole crociate.

L’operazione

L’uomo, di origini abruzzesi, è affetto dal morbo di Parkinson ormai da diversi anni e le terapie farmacologiche standard non davano più risposte. Così la proposta dei medici di provare con la neurochirurgia funzionale attraverso la stimolazione cerebrale profonda, la cosiddetta Deep Brain Stimulation. In sostanza i chirurghi hanno applicato nel cervello dell’uomo un neuro-stimolatore attraverso degli elettrodi posti in corrispondenza dei nuclei profondi del cervello, le zone che controllo i movimenti, eroga genera degli impulsi elettrici: questi bloccano i segnali che provocano i sintomi motori disabilitanti e quindi  “liberano” la corteccia cerebrale motoria. In questo modo i sintomi della malattia possono essere ridotti: diminuiscono il tremore e la rigidità e migliora la manualità.

La novità

Gli interventi di DBS sono tecniche con cui, ad oggi, sono già stati trattati circa 30 pazienti ma quello portata termine all’ospedale dell’Aquila, tra i primi in Italia, ha segnato un nuovo primato. Perché i medici hanno utilizzato un generatore di nuova concezione, dotato della tecnologia in grado di leggere l’attività cerebrale delle strutture profonde dell’encefalo rilevando in tempo reale l’attività dei neuroni direttamente dagli elettrodi impiantati. Si tratta di una novità importante che permette il tracciamento dell’attività cellulare e la possibilità di regolare le impostazioni di stimolazione.

Il parere dell'esperto

Abbiamo parlato con il dottor Francesco Abbate, il neurochirurgo dell'ospedale di L'Auila che ha eseguito l'intervento e che ci ha spiegato la delicatezza dell'intervento:   

"Era un'operazione rischiosa perché le strutture del cervello sui cui abbiamo dovuto operare sono grandi meno di un centimetro e gli elettrodi meno di un millimetro. Era importante che il paziente fosse sveglio in modo che collaborasse con noi: in questo modo, inoltre, avremmo potuto osservare in diretta se fossero sopraggiunte complicanze o cambiamenti nel tremore e nella rigidità. Ora il paziente sta bene, è ancora ricoverato e dovrà fare una risonanza di controllo e poi tra pochi giorni potrà uscire. A distanza di qualche settimana verrà poi attivata la stimolazione e vedremo i risultati. Se sarà una soluzione permanente? Dipende da caso a caso, qualcuno non ha più sintomi altri devono continuare a prendere la terapia farmacologica di mantenimento. Siamo fiduciosi per il meglio". 

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.