L’aria, l’acqua e il suolo: così il Pianeta ci ricorda quanto la nostra salute sia strettamente connessa all’ambiente in cui viviamo

Oggi è la Giornata Mondiale della Salute e insieme il professor Prisco Piscitelli, epidemiologo e vicepresidente nazionale della Sima, abbiamo riflettuto sull’inscindibile rapporto che lega la salute dell’uomo e l’ambiente, partendo da un punto fermo: tutti quanti dobbiamo risvegliare il nostro senso di responsabilità verso l’ambiente, l’uomo e quindi la vita.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Kevin Ben Alì Zinati 7 Aprile 2022
* ultima modifica il 07/04/2022
In collaborazione con il Prof. Prisco Piscitelli Epidemiologo e vicepresidente della Società Italiana di Medicina Ambientale

Viviamo connessi. Con gli altri, perché da Milano puoi raggiungere Tokyo, Londra, New York nel giro di poche ore o perché con un semplice click puoi parlare, sentire e pure vedere un amico dall’altra parte del globo. E con l'ambiente, perché siamo il Pianeta che ci ospita.

Eppure ce ne stiamo dimenticando. A poco sembrano servire le sveglie suonate dalle continue notizie sugli effetti disastrosi del cambiamento climatico provenienti quotidianamente da tutto il mondo o le «urla» con l’ultimo report dell’IPCC chiede misure necessarie e urgenti per arrestarlo.

Viviamo connessi con gli altri e l'ambiente perché abbiamo sempre più prove di come gran parte di ciò che facciamo per la sopravvivenza e la nostra prosperità, dall’industria all’agricoltura, sia un costante colpo per l'uno, il Pianeta, e in maniera circolare, anche per l’altro, l'uomo stesso.

Non è un caso, quindi, che per celebrare la Giornata Mondiale della Salute di oggi, l’Oms abbia scelto come tema «Our Planet, Our Health»: un monito per ricordarci che salvare il Pianeta significa salvare la nostra salute. Oggi più che mai.

Con il professor Prisco Piscitelli, epidemiologo e vicepresidente nazionale della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), abbiamo riflettuto sulla forma di questa connessione.

Su quali sono gli ambiti dove l’uomo impatta di più, dal suolo all’acqua fino all’aria, e su quali siano le conseguenze per la sicurezza sanitaria. Partendo però da una certezza: “Tutti quanti dobbiamo risvegliare il nostro senso di responsabilità verso l’ambiente, l’uomo e quindi la vita”.

Aria

Senza seguire un ordine preciso, posso dirti che i problemi per l’ambiente e l’uomo li vedi, o quasi, semplicemente alzando gli occhi al cielo.

L’inquinamento atmosferico è un’urgenza enorme, ancora di più dopo le ultime rilevazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità secondo cui quasi l'intera popolazione mondiale respirerebbe un’aria che supera i limiti di qualità e sicurezza per la salute umana.

L’insieme di tutti quegli agenti inquinanti che modificano le caratteristiche naturali dell'atmosfera provocando effetti dannosi sull’uomo e sull’ambiente rappresentano una questione che ci riguarda tutti indistintamente e di cui, tuttavia, non sempre cogliamo la portata.

Secondo il professor Piscitelli, infatti, l'Italia e tutti gli Stati membri del'Ue non riescono ancora a rispettare i limiti di sicurezza sanitaria fissati dalle Linee guide sulla qualità dell'aria emanate dall’Oms nel 2005 e riviste addirittura al ribasso nel settembre del 2021. “Attualmente i limiti di legge per inquinanti atmosferici come il PM2,5, PM10 e NO2 sono il doppio rispetto ai valori considerati sicuri dall'Oms per le persone nel 2005 e il triplo rispetto a quanto stabilito nel 2021”.

Piscitelli ha rimarcato poi che Sima è impegnata a sottolineare l'importanza di una lettura sanitaria dei dati ambientali, che “andrebbero accoppiati per esempio ai dati di accesso ai pronto-soccorsi registrati nelle giornate di picco di particolato atmosferico e a dati generali e specifici di mortalità e incidenza per malattie respiratorie, cardiovascolari e neoplastiche”.

Ma da dove arrivano tutti questi agenti inquinanti? Bella domanda, perché qui davvero rientra un po’ di tutto. Come il riscaldamento domestico, “che pesa quasi per oltre il 50%”, e ovviamente il traffico veicolare e la “nostra dipendenza dalle automobili quando, in moltissimi contesti urbani potremmo agilmente sostituirle con biciclette o trasformando alcune reti ferroviarie in metropolitane di superficie”.

Ci sono poi la combustione dei rifiuti, le produzioni industriali e l'agricoltura o gli allevamenti intensivi. Infine, come ha sottolineato il vicepresidente della Sima, anche “la produzione di energia elettrica legata ancora al carbone per decine di milioni di tonnellate bruciate ogni anno nel nostro Paese. Per fortuna, però, le nostre centrali dovrebbero chiudere i battenti entro il 2025, a favore delle fonti rinnovabili, a meno di qualche cambio di rotta dell’ultimo minuto legato alla crisi del gas russo. 

A tal proposito, ha continuato il professor Piscitelli, "non è vero che le fonti rinnovabili non possono soddisfare la maggior parte del nostro fabbisogno di energia, in presenza di reali investimenti per raggiungere questo risultato. Ne è un esempio la Puglia, dove l’obiettivo dell’autosufficienza energetica con le rinnovabili potrebbe essere davvero a portata di mano se la rete elettrica non fosse impegnata a ricevere l’energia prodotta col carbone".

Parte della produzione di energia elettrica è ancora legata al carbone per decine di milioni di tonnellate bruciate ogni anno

Prof. Prisco Piscitelli, vicepresidente nazionale Sima

Viviamo connessi, dicevo. L’inquinamento atmosferico e dunque l’aumento di anidride carbonica, gas serra e altri agenti inquinanti rappresentano uno dei motori del cambiamento climatico e, allo stesso tempo, una delle principali minacce per la salute umana. Suonano ancora più forti, quindi, le parole di Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms, che in occasione del World Health Day ha ribadito che la crisi climatica è una crisi sanitaria e che le stesse scelte insostenibili che stanno uccidendo il Pianeta stanno uccidendo le persone.

“C’è una frase che mi resterà sempre impressa. L’ha pronunciata qualche anno fa a Roma sir Andrew Haines, ex preside della London School of Hygiene and Tropical Medicine e ora presidente della Lancet Commission on Pollution and Health. Disse: «Non abbiamo idea di quanto sia dannoso per la nostra salute l’inquinamento atmosferico» – ha raccontato il professor Piscitelli – Ed è stato profetico. Aveva ragione". 

Oggi, purtroppo, ne sappiamo un po’ di più. Il primo effetto dell’inquinamento atmosferico sulla salute dell’uomo non riguarda l’apparato respiratorio, come potresti facilmente pensare, bensì quello cardiovascolare: “Grandi studi dimostrano come il primo effetto sia un aumento in acuto di accessi in pronto soccorso per ictus cerebrale e infarti del miocardio nei giorni di picco di inquinamento atmosferico. Ormai – ha commentato con amarezza il professor Piscitelli – accanto a diabete, ipertensione, dislipidemia e fumo di sigaretta, i cardiologi devono considerare l’esposizione all’inquinamento atmosferico come un primario fattore di rischio cardiovascolare”.

Il particolato, che rappresenta uno dei principali inquinanti dell’aria, è un insieme di sostanze che misurano 2,5 o 10 «micrometri» (un micrometro corrisponde a 0,001 millimetri). Capisci con che facilità può dunque penetrare nel nostro albero respiratorio e causare danni una volta assorbito dall’organismo entrando nel circolo sanguigno attraverso gli alveoli polmonari. "Come si fa a difendersi dall’aria che respiriamo?"

In questa riflessione va incluso anche Sars-CoV-2, che a modo suo ci ha ricordato quanto inscindibile sia questa connessione tra Pianeta e salute. “Noi di Sima – ha chiosato Piscitelli – siamo stati gli unici al mondo ad aver provato la presenza dell'RNA del coronavirus sul particolato atmosferico di Bergamo durante la prima ondata, aprendo la strada alla dimostrazione che anche queste particelle possono potenzialmente contribuire alla circolazione di virus”.

Anche l'esposizione all'’inquinamento atmosferico è un primario fattore di rischio cardiovascolare

Prof. Prisco Piscitelli, vicepresidente nazionale Sima

La pandemia, alla cui diffusione hanno contribuito sicuramente la deforestazione, l’invasione di spazi «non nostri» e il contatto sempre più ravvicinato tra uomo e animale, in ogni caso ha messo in evidenza il nostro ruolo attivo nel meccanismo autodistruttivo del Climate Change. Parallelamente però ha ribadito la nostra responsabilità nel porvi rimedio.

Come? Per il vicepresidente della Sima, parte della soluzione è rappresentata dalla scelta dei Governi di puntare sulle rinnovabili: “Se tutti i fondi del PNRR destinati alla transizione energetica potenziassero realmente la nostra capacità di trarre energia da fonti rinnovabili, in particolare il solare, il geotermico e un eolico rispettoso degli impatti paesaggistici, potremmo davvero arrivare ad avere parte del nostro fabbisogno energetico coperto da fonti sostenibili e rinnovabili”.

Ognuno di noi, individualmente, potrebbe tuttavia fare la sua parte cercando di rendere la propria casa il meno impattante possibile dal punto di vista energetico e adottando comportamenti virtuosi, dalla mobilità sostenibile all’abbandono del fumo di sigaretta. “È un booster che, aggiunto ad altri fattori ambientali, aumenta il rischio di tumore polmonare.

Acqua

L’indissolubilità del rapporto tra uomo e ambiente è testimoniata anche dalla risorsa che più di tutte diamo per scontata: l’acqua.

L’abbiamo sempre ritenuta inestinguibile ed eterna ma con il tempo abbiamo dovuto rivedere le nostre idee perché – finalmente – ci siamo resi conto che l’acqua non è infinta.

Meno dell’1% delle risorse idriche del Pianeta, infatti, è acqua dolce e solo una percentuale ancora inferiore presenta caratteristiche di potabilità. Se la metti in relazione a una popolazione mondiale di 7 miliardi di persone, destinate ad aumentare nei decenni, capisci che definirla preziosa è dir poco.

Ancora di più se pensi agli effetti dei cambiamenti climatici. “L’aumento delle temperature sta ridimensionando le riserve idriche del Pianeta – ha ricordato il professor Piscitelli – Alcune di queste, come i ghiacciai storici che hanno alimentato le acque di superficie per migliaia di anni, sono destinate al totale azzeramento. Ce lo confermano anche le continue diminuzioni dei nostri ghiacciai o il Po rimasto praticamente deserto a causa della siccità: prove dirette e «vicine» di quanto il Climate Change sia un’urgenza reale e globale.

Da risorsa preziosa e vitale, molto spesso l’acqua finisce per diventare però una potenziale fonte di pericolo. Accanto alla sua scarsità dobbiamo infatti fare i conti anche con la sua contaminazione. “Le acque di superficie e quelle profonde risentono dell'inquinamento biologico derivante dall’azione sconsiderata dei cittadini. Nelle aree rurali e in alcune aree del nostro paese, per esempio, è ancora in voga la pratica dei pozzi neri a perdere che portano i liquami a infiltrarsi nelle falde, al pari degli smaltimenti illegali”.

Non c’è solo il dissolvimento nelle falde acquifere di sostanze come gli antibiotici, cui facciamo largo utilizzo specialmente negli allevamenti e “che contribuiscono all’aumento dell’antibiotico-resistenza. Un altro grosso problema è l’impiego di fertilizzanti nell’ambito dell’agricoltura. Che, purtroppo, fa rima con contaminazione da nitrati.

Si tratta di sostanze presenti in natura ma impiegate anche dall’uomo e che però, in certe condizioni e concentrazioni, possono danneggiare la nostra salute. “Un recentissimo studio danese pubblicato su Lancet Regional Health Europe – ha spiegato il professore – avrebbe dimostrato che la presenza dei nitrati anche al di sotto dei limiti di legge sarebbe associato a malformazioni congenite neonatali”.

La qualità dell’acqua dolce, che beviamo, usiamo per cucinare e irrigare i campi, su cui insomma basiamo la nostra vita, è imprescindibile eppure ancora 2 miliardi di persone, nel 2020, non avevano accesso a servizi idrici gestiti in sicurezza.

Secondo l’Oms meno di due anni fa ben 368 milioni di persone prelevavano acqua da sorgenti non protette e 122 milioni traevano le proprie risorse idriche da laghi, stagni, fiumi e torrenti. Condizioni che in alcune regioni del mondo sono anche maggiormente esasperate dall’impatto del cambiamento climatico e della crescita demografica.

La presenza dei nitrati anche al di sotto dei limiti di legge sarebbe associato a malformazioni congenite neonatali

Prof Prisco Piscitelli, vicepresidente nazionale Sima

Vivere senza acqua sicura è una «malattia». Significa perdere la possibilità di un’igiene costante ed esporsi a infezioni respiratorie acute, malattie tropicali come colera, tifo e poliomielite o a disturbi come la diarrea che ogni anno causerebbe circa 485mila decessi nel mondo.

In altri termini e forme, la scarsità di fonti d’acqua potabile sicure rappresenta tuttavia un pericolo reale e tangibile anche per l’Occidente, Italia compresa. “In molte aree del mondo e del nostro Paese – ha spiegato il vicepresidente della Sima – c’è una scarsa fiducia nell'acqua in distribuzione e la gente preferisce ricorrere a quella contenuta nelle bottigliette di plastica perché percepita come più sicura. Ciò, tuttavia, ha in sé vari problemi oltre alla proliferazione della plastica stessa. Il bisfenolo contenuto nella materiale, per esempio, può dissolversi nell’acqua e, una volta ingerito, è in grado di provocare problematiche di interferenze endocrine che hanno un vasto impatto a livello metabolico e sullo sviluppo fetale”.

Non dimenticare poi tutti gli organi del nostro corpo ma anche la placenta, il liquido amniotico "popolato da oltre 90 interferenti endocrini stando alla Endocrine Society europea" e il sangue in cui sono state ritrovate addirittura tracce di microplastiche, “entrate in seguito a ciò che beviamo, mangiamo e respiriamo”.

Suolo 

Sopra e in mezzo. Ma i problemi stanno anche sotto di noi, nel terreno.

Oggi è ancora un po’ difficile quantificare e qualificare le conseguenze sulla salute umana derivate dall’inquinamento del suolo: vuoi perché i suoi impatti sono spesso a lungo termine o perché, come dice la Fao, impieghiamo ancorametodologie non armonizzate e manchiamo “di un meccanismo centralizzato per riportare nuove conoscenze ed estrarre soluzioni concrete e scalabili”.

Il bisfenolo contenuto nelle bottigliette di plastica può impattare a livello metabolico e sullo sviluppo fetale

Prof. Prisco Piscitelli, vicepresidente nazionale Sima

È indubbio però che l’inquinamento del suolo esista, che sia sia per gran parte frutto di attività antropiche non sostenibili e che non faccia per niente bene all’uomo.

Il cambiamento climatico che abbiamo innescato aumenta le temperature e altera i livelli di precipitazioni favorendo così lo sviluppo di malattie e parassiti che «inquinano» il sottosuolo. Allo stesso tempo, però, priva il terreno dei suoi nutrienti, costringendo gli agricoltori a fare ricorso a fertilizzanti sintetici e organici che possono però avvelenare gli ecosistemi.

Dietro all’inquinamento del terreno devi considerare poi tutte quelle attività umane che impattano direttamente il terreno attraverso produzioni insostenibili, pratiche di smaltimento dei rifiuti inefficienti o sostanze chimiche rilasciate nell’ambiente. La Fao divide quest’ultime principalmente in due categorie: composti inorganici o organici.

Tra i contaminanti inorganici più comuni puoi ritrovare oligoelementi come l’arsenico, il cadmio, il cromo, il rame, il mercurio, il piombo, la manganese o il nichel. Si tratta di elementi naturalmente presenti nel terreno ma che, in certe concentrazioni e in una particolare forma chimica, possono essere pericolosi per l’ambiente e la salute umana.

“Il piombo è una di quelle sostanze che in alcune aree è molto presente. A Taranto e in alcune zona di Napoli, per esempio, è stato dimostrato che bambini piccoli avevano nel sangue livelli di piombemia molto superiori ai limiti sanitari consentiti dall’Oms e alle soglie oltre le quali è già accertato il danno neurologico”. Questo perché, ha spiegato il professor Piscitelli, i bambini giocano in parchi e giardini pubblici dove i terreni sono più contaminati. Portandosi poi le mani alla bocca sono dunque più propensi a ingerire questo tipo di contaminanti.

Quando senti parlare di contaminanti organici dannosi per il suolo devi invece pensare soprattutto ai pesticidi. Il loro uso oggi è disciplinato dalla Convenzione di Stoccolma e sebbene sia risaputo come provochino danni umani e ambientali,in molti paesi restano ancora largamente utilizzati e non sono rari incidenti e fuoriuscite potenzialmente disastrose di queste sostanze. Soprattutto, poi, non sono ancora ben chiariti i cosiddetti «effetti somma» di diverse sostanze.

Altre minacce per il suolo sono i prodotti chimici industriali, i «contaminanti emergenti» tra cui spiccano i farmaci – antibiotici, fungicidi e altre sostanze largamente somministrate al bestiame per favorirne la crescita e ridurre le malattie – e anche i «classici» rifiuti. “Se ogni regione imponesse ai Comuni l’immediata adozione di una raccolta differenziata spinta, nel giro di pochi anni potremmo ridurre al minimo tutti gli scarti destinati alle discariche, ai termovalorizzatori e gli altri rifiuti che invece restano sul terreno, inquinandolo”. 

Se ti fermi a riflettere, insomma, il suolo – come già l’aria e l’acqua – rappresenta bene l’idea di connessione tra natura e salute (e dei rischi strettamente correlati) di cui ti ho parlato all’inizio. Disboschiamo un terreno, lo coltiviamo, magari trattiamo le piante con dei fertilizzanti, mangiamo il cibo che produciamo e finiamo poi per ridare tutto alla terra in un circolo vizioso devastante.

Il suolo può avere un impatto positivo sulla salute umana poiché è in grado di fornire i nutrienti necessari al nostro sviluppo. Eppure, ricorda la Fao, spendiamo molta più energia a mettere in sicurezza le fasi finali dei processi di lavorazione degli alimenti, finendo col «dimenticarci» che la salute del suolo è determinante.

L’ingestione di alimenti non sicuri, infatti, è proprio la via principale con cui introduciamo nel nostro organismo tutti gli inquinanti organici e inorganici di cui ti ho parlato finora.

Una raccolta differenziata spinta in pochi anni potrebbe ridurre al minimo tutti gli scarti destinati alle discariche

Prof. Prisco Piscitelli, vicepresidente nazionale Sima

Il cibo contaminato, secondo l’Oms, sarebbe la causa dello sviluppo di malattie di circa un decimo della popolazione mondiale e dell’avvelenamento acuto o cronico fatale di circa 420mila persone ogni anno.

Dai terreni poveri di nutrienti crescono poi piante carenti di macro e micronutrienti, responsabili di gravi carenze nutrizionali che influiscono principalmente sullo sviluppo e sulla sopravvivenza dei bambini: oggi, ricorda la Fao, quasi 2 miliardi di persone soffrono di carenze di micronutrienti in tutto il mondo.

Viviamo connessi, insomma. Un concetto che si riassume bene nello slogan adottato da tempo dalla Sima e che, in poche parole, sottolinea l’urgente necessità di una maggior responsabilizzazione verso il Pianeta. E verso gli altri. Nella parole del professor Prisco Piscitelli, vicepresidente Sima: “L’ambiente è salute”.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.