L’assistenza ai malati oncologici parte dal supporto quotidiano: così nasce “La Lampada di Aladino”

Un’associazione creata da persone guarite dal cancro. Ogni giorno decine di volontari e medici specialistici permettono a questa grande realtà di dare supporto a chi combatte con questa malattia.
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Gaia Cortese 19 Ottobre 2018
* ultima modifica il 22/09/2020

Nel 2000 è nata La Lampada di Aladino, un'associazione di volontariato fondata da un gruppo di ex-malati di tumore con l'obiettivo di supportare i malati oncologici e i loro familiari durante e dopo la malattia. La Lampada di Aladino si occupa di dare assistenza ai malati, supportandoli nella vita quotidiana: dalle piccole incombenze di ogni giorno al trasporto in ospedale o nei centri predisposti per la cura della malattia.

L'associazione si occupa anche di assistenza psicologica, accogliendo le persone che richiedono aiuto, cercando di capire quale migliore assistenza poter offrire loro. Nel poliambulatorio dell'associazione poi, diversi medici volontari si occupano di gestione degli effetti collaterali delle terapie, di riabilitazione, di estetica oncologica, di osteopatia, di supporto dietetico nutrizionale e di prevenzione.

Proprio la prevenzione è importantissima, sia quella primaria focalizzata sull'adozione di uno stile di vita in grado di evitare o ridurre l'insorgenza e lo sviluppo di una malattia, sia quella secondaria che si riferisce alla diagnosi precoce di una patologia, permettendo così di intervenire tempestivamente sulla stessa.

"Adottare uno stile di vita a carattere preventivo significa innanzitutto fare movimento tutti i giorni e sapere come alimentarsi con consapevolezza: questo rappresenta già un buon 50% delle cose che mediamente possiamo fare per prevenire la malattia – spiega Davide Petruzzelli, Presidente de La Lampada di Aladino -. Se poi aggiungiamo a questo il non fumare e il non bere alcolici, abbiamo raggiunto quell'80% che possiamo mettere in atto per provare a prevenire una male di questo tipo".

"Purtroppo la cultura generale in termini di prevenzione è ancora poco consapevole. Basterebbe semplicemente leggere le etichette dei prodotti in vendita al supermercato. Immaginiamo di dover acquistare dell'olio di oliva per esempio: su quante etichette troviamo che le olive sono prodotte in Italia? Ben poche. Magari non leggiamo nemmeno l'etichetta e senza saperlo, acquistiamo olio di oliva con olive che provengono dalla zona dell'ex-Jugoslavia, bombardata con l'uranio impoverito, durante la guerra del Kosovo" – continua Petruzzelli.

La prevenzione è fondamentale, non è tutto, ma è quanto possiamo fare singolarmente per cercare di non ammalarci.

"Il tumore si cura in ospedale. Noi come associazione cerchiamo di intercettare i bisogni inespressi e inevasi dalla struttura ospedaliera. Inespressi perché nel momento in cui ti trovi davanti a un medico oncologo, quello che vuoi sapere è come comportarti nei confronti della tua malattia; ma una volta che arrivi a casa sorgono mille altre domande a cui cerchiamo di dare una risposta noi; bisogni inevasi perché difficilmente in ospedale viene erogato il supporto psicologico".

Quanto è importante l'aspetto psicologico durante e dopo la malattia? "In una ricerca condotta recentemente con un gruppo di ex-malati, guariti da diversi anni, è stato chiesto quali effetti collaterali avessero dato maggior fastidio durante la malattia? E quali invece dopo la malattia – spiega Petruzzelli -. Un paziente su due ha risposto che l'effetto collaterale meno tollerato era stata l'ansia. E l'effetto collaterale dopo la cura, ancora una volta l'ansia".

"Ansia che si traduce in paura di tutto quello che può succedere. Ammalarsi nuovamente. Fare una TAC. E' tutta qualità di vita che si va a perdere. E' importante non fermarsi all'approccio medico, e cercare di comprendere meglio la persona che sta cercando di guarire o è già guarita dal cancro. Chi guarisce da un tumore è una persona più fragile. Riconoscere questa fragilità è già metà lavoro. Ognuno codifica la fragilità a suo modo, ma tu sei comunque una persona diversa da quella di prima, e attraverso modalità diverse (gruppi di lavoro, condivisioni di dubbi e ansie con i medici, one-to-one, con la famiglia) è molto importante cercare di rielaborare l'esperienza della malattia o della perdita di un proprio caro, per poter vivere meglio".

Il messaggio de La Lampada di Aladino è chiaro: "Facciamo di tutto per non ammalarci, proviamo nel nostro piccolo attraverso la prevenzione. Pensiamo allo stress quotidiano che accompagna le nostre giornate, a cosa mangiamo, alla qualità della nostra vita. Lo stile di vita ha un'incidenza notevole sia sulla psiche sia sul fisico. Siamo mente e corpo. Non c'è una ricetta per non ammalarsi, ma dobbiamo essere tutti più consapevoli, andare più in profondità nelle cose. Cerchiamo di capire se i metodi alternativi alla cura ospedaliera hanno valore scientifico oppure no. Il problema è che ci facciamo grandi studi su quale cellulare acquistare e non abbiamo voglia di leggerci qualcosa di più approfondito su questo argomento".

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.