Due anni. In mezzo due denunce, due diffide, un ricorso d’urgenza e un reclamo per ottenere una risposta da parte della azienda sanitaria umbra.
Tutto questo è passato tra il momento in cui Laura ha fatto la propria richiesta per accedere al suicidio assistito e oggi: il giorno in cui ce l’ha fatta.
Laura Santi, cinquantenne originaria di Perugia e affetta da una forma progressiva di sclerosi multipla, è la prima cittadina umbra – e la nona persona in Italia – a ottenere il via libera per l’accesso alla morte volontaria assistita.
La sua azienda sanitaria le ha finalmente riconosciuto tutti e quattro i requisiti previsti dalla sentenza della Corte costituzionale necessari per accedere alla procedura e nelle prossime settimane conosce il nome del farmaco che utilizzerà e le modalità per procedere.
Come tante, anche la storia di Laura era stata travagliata e ricca di ostacoli perché in prima battuta era arrivato lo stop dell’Azienda Sanitaria che non aveva riconosciuto il requisito di sostegno vitale.
Secondo la sentenza Cappato/Dj Fabo, infatti, affinché la persona possa accedere al suicidio assistito deve essere capace di autodeterminarsi, affetta da una patologia irreversibile responsabile di sofferenze fisiche o psicologiche ritenute intollerabili e, appunto, dipendente da trattamenti di sostegno vitale.
Dopo la richiesta di riesame a causa di un ulteriore peggioramento delle condizioni, Laura è stata sottoposta a una nuova verifica il 10 maggio 2024 durante la quale la commissione medica ha confermato la presenza di quest’ultimo requisito.
Importante, come ha ricordato l’Associazione Luca Coscioni, è stata anche l’ultima sentenza della Corte costituzionale (135/2024) secondo cui alcune procedure che “si rivelino in concreto necessarie ad assicurare l’espletamento di funzioni vitali del paziente, al punto che la loro omissione o interruzione determinerebbe prevedibilmente la morte del paziente in un breve lasso di tempo, dovranno certamente essere considerate quali trattamenti di sostegno vitale”.
Prima di Laura Santi avevano ricevuto il via libera Federico Carboni (nelle Marche), la signora “Gloria” (in Veneto) e “Anna” (in Friuli Venezia Giulia) che in seguito hanno proceduto con l’autosomministrazione del farmaco letale.
Stefano Gheller (in Veneto) invece, dopo aver ricevuto la relazione finale con la conferma dei requisiti previsti dalla Consulta, scelse di non procedere con l’aiuto alla morte volontaria, è successivamente deceduto a causa della malattia, e “Antonio” (sempre nelle Marche) che ha ottenuto il via libera e ha poi deciso di non procedere.
Fonte | Associazione Lucia Coscioni