L’Australia sta seriamente pensando di vietare l’accesso ai social agli under16

Con un’iniziativa unica al mondo, il primo Ministro australiano ha annunciato di voler proporre una nuova legge per vietare l’accesso ai social media a tutti i ragazzi sotto i 16 anni. Troppi, dice, i pericoli e i rischi per la salute mentale.
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Kevin Ben Alì Zinati 8 Novembre 2024
* ultima modifica il 09/11/2024

Mi dispiace, hai 16 anni e non puoi entrare. Così verranno accolti i ragazzi australiani una volta scaricata e aperta l’app di un social network qualsiasi. O almeno è quello che vuole imporre il governo australiano.

Con un’iniziativa praticamente unica al mondo, il primo Ministro Anthony Albanese ha annunciato che vuole proporre una nuova legge per vietare l‘accesso ai social media a tutti i ragazzi che non hanno ancora compiuto 16 anni.

Si tratta, a sua dire, di una misura necessaria per proteggere i giovani dai potenziali danni causati dall'uso eccessivo dei social media. L’eco delle cause legali avviate da diversi stati americani contro Meta e altre piattaforme come TikTok, con molta probabilità, è risuonata fino in Australia.

Albanese ha sottolineato che i social possono provocare effetti negativi sulla salute mentale dei più giovani. Oltre alla dipendenza digitale, gli esperti raccontano sempre più spesso di casi di isolamento sociale ma anche disturbi alimentari ed episodi di autolesionismo.

Il primo ministro australiano sostiene che l’iniziativa mira ad aiutare mamme e i papà preoccupati per la sicurezza dei propri figli anche se, come ricordano diverse testate internazionali, i precedenti tentativi di limitare l’accesso ai social per i giovani non hanno avuto troppo successo. Anche per via di molti strumenti con cui poter eludere i requisiti di verifica dell’età.

La proposta è stata fatta: se la legge verrà approvata, le piattaforme social avranno un anno di tempo per adeguarsi alle nuove normative e sviluppare soluzioni tecniche adeguate per escludere i minori di 16 anni.

Come sempre succede, la proposta ha comunque suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, molti genitori hanno accolto di buon grado l'iniziativa vedendola come un passo necessario per proteggere i giovani dai pericoli nascosti nel mondo digitale ma dall'altro lato, alcuni esperti del settore tecnologico e rappresentanti delle piattaforme social hanno espresso preoccupazioni: il dubbio è se possano essere efficaci davvero.

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