Capillarità e prossimità: sono le parole chiave che descrivono le case di comunità. Forse ne hai sentito parlare: sono le nuove strutture socio-sanitarie di riferimento territoriale che entreranno presto a far parte del sistema sanitario nazionale.
Previste e finanziate dal PNRR, puoi vederle come degli ambulatori poli-specialistici al cui interno potrai trovare diverse figure professionali a disposizione sette giorni su sette.
L’obiettivo delle case di comunità è quello di garantire ai cittadini un servizio di assistenza sanitaria completa e capace di rispondere in rapidità alle esigenze dei cittadini di tutte le fasce d’età (e reddito).
Queste strutture, figlie anche degli anni di pandemia, mireranno a diminuire la pressione sugli ospedali e i pronto soccorso e ad offrire una presa in carico di pazienti affetti da patologie croniche sempre più efficiente.
Le case di comunità sono delle strutture mediche pubbliche che nasceranno su tutto il territorio italiano andando a rafforzare la capillarità e la “prossimità” del sistema sanitario nazionale.
Questo progetto rientra in una vera e propria rivoluzione del sistema “salute” italiano (insieme agli ospedali di comunità) innescato grazie al Piano di Ripartenza e Resilienza recentemente approvato dal Governo.
Con un investimento di circa 2 miliardi di euro, verranno recuperati gli immobili dismessi e saranno realizzate 1.350 case di comunità su tutto il territorio, per un totale di un centro ogni 40-50 mila abitanti, con all’interno 30-35 operatori sanitari.
Le case di comunità, insomma, saranno il punto di riferimento per la popolazione in termini di accesso, accoglienza, informazione e orientamento per tutto ciò che riguarda la salute.
Resteranno aperte ai cittadini 24 ore su 24 per sette giorni su sette e, al loro interno, le case di comunità ospiteranno più figure specialistiche. Ci potrai trovare ai medici di medicina generale ai pediatri, dallo psicologo al fisioterapista, dal nutrizionista allo pneumologo fino all’assistente sociale.
La multidisciplinarietà di questo sistema mira a rispondere alla necessità ripensare e allo stesso tempo migliorare la sanità pubblica, resa ancora più ingolfata dall’arrivo della pandemia di Sars-CoV-2.
Come puoi facilmente intuire, verranno effettuati anche i servizi di prevenzione collettiva, come le attività di screening e quelle di vaccinazione.
Un servizio sanitario così completo e reattivo, inoltre, contribuirà a ridurre notevolmente il sovraccarico delle strutture di pronto soccorso e il numero delle ospedalizzazioni anche non urgenti, aumentando di riflesso la facilità di accesso a diagnosi e cure preventive.
Queste strutture punteranno inoltre sulla “prossimità”. Significa, in sostanza, che le case di comunità saranno centri medici vicini al cittadino, specialmente a quella fetta di popolazione più fragile – come gli anziani e gli over65 – e quindi più bisognosa di un monitoraggio costante e continuo delle proprie patologie croniche.
All’interno di questi spazi ci saranno quindi anche ecografi, elettrocardiografi, retinografo, spirometria oltre ai servizi ambulatoriali per patologie cardiologiche, pneumologiche e diabetologo. Tutto il necessario per rafforzare la gestione "domiciliare" di condizioni croniche senza sovraccaricare ulteriormente il sistema sanitario nazionale.
Fonte | Regione Lombardia