Le sigarette elettroniche non aiutano a smettere di fumare, anzi spingono ad iniziare o a ricadere nel vizio: ora lo dice anche la scienza

Un nuovo studio coordinato dal dottor Silvano Gallus, ricercatore dell’Istituto Mario Negri di Milano, ha raccolto dati da una coorte di 3mila pazienti italiani monitorati per oltre 7 mesi. I risultati avrebbero dimostrato che le e-cig e i prodotti a tabacco riscaldato sono una minaccia per il controllo del tabagismo e la salute pubblica.
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Kevin Ben Alì Zinati 24 Ottobre 2022
* ultima modifica il 24/10/2022
In collaborazione con il Dott. Silvano Gallus Ricercatore Airc e responsabile del Laboratorio di Epidemiologia degli Stili di Vita all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano

No, non aiutano a smettere di fumare. Anzi: le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato portano le persone, specialmente i giovani, a prendere in mano una sigaretta tradizionale e spingono a riprenderla chi invece l’aveva abbandonata.

È una delle prime certezze in quello che il dottor Silvano Gallus, ricercatore Airc e responsabile del Laboratorio di Epidemiologia degli Stili di Vita all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, ci aveva già descritto come un universo decisamente immenso e zeppo di dubbi.

Questi prodotti hanno fatto il loro ingresso nel mercato e nelle nostre vite ormai più di 15 anni fa ma nonostante siano fruiti (in particolar modo l’elettronica) da quasi il 4% della popolazione italiana, continuano a vivere con addosso il peso di grandi incognite.

La nostra storia con questi prodotti è rimasta a lungo scarsa di conoscenze e informazioni per risolvere questi enigmi. Ad oggi mancavano dati che potessero permettere alla scienza di dirci in maniera definitiva – o comunque più precisa – se e-cig e tabacco riscaldato fossero effettivamente prodotti sicuri e utili alla salute pubblica.

Per capirlo servono dati, coorti di migliaia di persone e studi in grado di fotografare un periodo di utilizzo medio-lungo. Proprio come il nuovo studio prospettico italiano, e primo in Europa, coordinato dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, l’Università di Pavia e l’ISPRO di Firenze. Per il dottor Gallus, primo autore della ricerca, si tratta di “un altro passo fondamentale” nella scoperta di questo universo.

Sulla rivista Tobacco Control, il gruppo di ricercatori ha monitorato come sono cambiati i comportamenti di oltre 3mila italiani coinvolti nell’utilizzo di sigarette elettroniche e tabacco riscaldato nell’arco di sette mesi.

I risultati hanno prima di tutto dimostrato che tra gli ex-fumatori fruitori di questi prodotti è molto alta la percentuale di chi ricade nel vizio. Il rischio di ricadere nel consumo di sigarette tradizionali rispetto a chi non ne fa uso sarebbe di 3-4 volte superiore per chi svapa e chi utilizza il tabacco riscaldato.

Abbiamo fatto un altro passo fondamentale per capire realmente quanto le e-cig non aiutino a smettere di fumare

Dott. Silvano Gallus, ricercatore istituto Mario Negri di Milano

“La cosa più impressionante, però, è che i consumatori di sigarette elettroniche e tabacco riscaldato che non avevano mai fumato prima hanno un rischio di iniziare a fumare di 6-9 volte superiore rispetto a chi non li utilizza” ha ammesso con amarezza il dottor Gallus, spiegando poi che invece chi è riuscito a smettere di fumare era soprattutto chi non faceva uso di nessuno dei due prodotti.

Se fino ad oggi vi erano solo sospetti più o meno fondati che questi «nuovi» prodotti non aiutassero a ridurre la dipendenza da tabacco, ora c’è la prova scientifica. “Il quadro è un po’ meno incompleto. Finalmente, insomma, abbiamo le idee un po’ più chiare.

Questi risultati rafforzano dunque il sospetto che larga parte della scienza e della medicina hanno da tempo. E cioè che sigarette elettroniche e tabacco riscaldato sono prodotti sfavorevoli sia da un punto di vista di sicurezza che di salute pubblica“Anche se ad oggi bisogna ancora stabilire se facciano più o meno male rispetto alle sigarette tradizionali, i dati ora ci dicono con chiarezza che le sigarette elettroniche portano i giovani a iniziare e gli ex-fumatori a riprendere a fumare: conoscendo quanto sia dannoso il tabacco per la salute, è chiaro che il beneficio di questi prodotti viene a mancare, almeno in Italia.

Questi prodotti, poi, non sono efficaci sostituti delle sigarette tradizionali nella tutela della Public Health. “Con questi nuovi risultati – ha continuato il dottor Gallus – posso dire che sono una minaccia per il controllo del tabagismo e la salute pubblica”. 

I dati ora ci dicono che le sigarette elettroniche portano i giovani a iniziare e gli ex-fumatori a riprendere a fumare

Dott. Silvano Gallus, ricercatore Istituto Mario Negri di Milano

Screditando le promesse con cui le e-cig erano state inizialmente immesse sul mercato, «i prodotti che aiuteranno davvero a smettere di fumare», lo studio finisce anche per porre seri dubbi sui vantaggi di cui godono le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato. “A questi prodotti sono stati applicati benefici fiscali e regolatori proprio perché venivano considerati più sicuri e in grado di favorire la cessazione”.

Il dottor Gallus ci ha spiegato che sia per le sigarette elettroniche che per i prodotti a tabacco riscaldatol’accisa che grava su di loro è del 35% rispetto a quella gravante sulle sigarette tradizionali. Se per le sigarette tradizionali l’accisa è approssimativamente del 58% del prezzo al consumatore, per questi prodotti è intorno al 20%: un abisso”. 

Significa, in sostanza, che l’industria del tabacco – da cui deriva la stragrande maggioranza delle e-cig e dei prodotti a tabacco riscaldato – grazie a questi prodotti guadagna tre volte tanto ciò che guadagna invece con le sigarette tradizionali.

La domanda, secondo Gallus, sorge spontanea: “Visto che non sono sicuri e sappiamo con certezza che, almeno in Italia, non sono efficaci per smettere di fumare ma anzi risultano una minaccia per il controllo del tabagismo, perché allora dovremo continuare a dare questi benefici fiscali e regolatori?”. 

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